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Sandro Botticelli, La calunnia (1495) Tempera su tavola , 62 x 91 cm Firenze, Galleria degli Uffizi
Il dipinto proviene dalla casa Segni, un’importante famiglia fiorentina. La scena allegorica fa riferimento a un dipinto, perduto, di Apelle, il più famoso pittore dell’antichità, vissuto nel IV secolo a.C. Questi dipinse un’allegoria della Calunnia come exemplum delle false accuse subite. Il dipinto ci è descritto da Luciano e anche da Leon Battista Alberti; Botticelli si rifà a queste fonti e crea, a dispetto delle piccolo dimensioni dell’opera, un dipinto impaginato in una architettura grandiosa, densa, nei rilievi, di riferimenti classici.
La scena si legge a partire da destra, dove, seduto su un trono, si trova re Mida affiancato da due figure femminili (il Sospetto e l’Ignoranza), che gli sussurrano nelle orecchie d’asino. In piedi davanti al re, vestito di stracci è il Livore, che stringe un polso alla Calunnia, indifferente a quanto succede; questa trascina per i capelli la propria vittima, un uomo ignudo e livido con le mani giunte a chiedere soccorso. Le figure dell’Invidia e della Frode ornano i capelli della Calunnia; a sinistra di questo gruppo centrale, una vecchia ammantata simboleggia la Penitenza ed è rivolta verso la Verità, nuda e con il braccio alzato. Il colore e la luce mobile e ravvivata da tocchi d’oro rendono la scena concitata; la profusione di statue e bassorilievi che rappresentano divinità ed eroi classici non hanno solo il fine di contestualizzare la scena, ma sembra che, con le loro lontananza e imperturbabilità, segnino il definitivo distacco di Botticelli dal modo che rappresentano. (M.@rt)
Edited by Milea - 23/8/2021, 11:30
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