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Edgar Degas, Dalla modista
(1882 circa)
Pastello, 67 x 67 cm
New York, Museum of Modern Art
Charles Baudelaire aveva colto con profonda consapevolezza il rapporto che intercorre fra il nuovo senso dello spazio e del tempo che pervade la vita della grande città e l’artista che, con grande affanno creativo, cerca di fissare sulla tela la vita contemporanea. La posizione dell’artista di fronte alla rappresentazione dei tempi attuali solleva un dibattito sul quale la critica della seconda metà dell’Ottocento discute molto. Degas, che in gioventù si era applicato alla storia antica, abbandona assai presto tematiche di questo tipo e si concentra sulla rappresentazione della vita che può osservare intorno a sé. Se un artista avesse proposto un soggetto come quello che Degas affronta in questo quadro qualche decennio prima, gli osservatori non avrebbero tollerato di veder raffigurato un “momento qualsiasi della vita di un' insignificante modista parigina”.
La pittura, come del resto la letteratura, doveva (secondo le opinione dei critici conservatori) occuparsi di cose “degne “ di essere rappresentate. Questa concezione aristocratica e selettiva della storia viene ribaltata da tutta una serie di intellettuali (artisti, filosofi, poeti e romanzieri) che, intorno alla metà del secolo, rivendicano l’importanza di essere contemporanei attraverso la propria opera.
Gustave Coubert, caposcuola del movimento realista, scrive nel Manifesto del realismo : “[…] l’arte o il talento, secondo me, non dovrebbero essere per un artista che il mezzo di applicare le sue facoltà personali alle idee e alle cose dell’epoca in cui vive. In particolare l’arte della pittura può consistere soltanto nella rappresentazione delle cose che l’ artista può vedere e toccare”. (M.@rt)
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