Il caffè-concerto agli Ambassadeurs, Edgar Degas (1877)

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view post Posted on 13/8/2014, 19:32     +3   +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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Edgar Degas, Il caffè-concerto agli Ambassadeurs
(1877)
Olio su tela, 37 x 27 cm
Lione, Musée des Beaux-Arts


Prima di realizzare dipinti come Il caffè-concerto agli Ambassadeurs , Degas esegue numerosi disegni nei quali studia, ad esempio, le attitudini della cantante. Il pittore schizza velocemente una mezza dozzina di pose per ogni foglio, che gli servono a “ragionare visivamente” sul soggetto. Poi seleziona lo schizzo che gli sembra corrispondere maggiormente al carattere della scena e imposta su di esso l’intero motivo. Da un punto di vista spaziale, le disposizioni che inventa derivano dagli esempi della grande pittura moderna.
Certe soluzioni prospettiche traggono principio dalla pittura veneta del Cinquecento, soprattutto da Veronese e Tintoretto. Quando Duranty critica duramente il mondo passatista delle tele prodotte nell’ambiente dell’ École des Beaux-Arts, contrappone l’anacronismo di quella istituzione alla verità che si può invece trovare nelle opere del Veronese, il quale illustrava episodi biblici illuminando “queste cose antiche al fuoco della vita contemporanea”. Secondo il critico “Le nozze di Cana del Veronese sarebbero state pietose senza i suoi gentiluomini veneziani”.

Nel Caffè-concerto agli Ambassadeurs Degas suggerisce l’idea dello spettacolo in atto utilizzando uno scorcio dal basso, che consente all’ osservatore di focalizzare subito l’attenzione sulla soubrette. il dipinto è recensito nel 1877da Georges Rivière, in occasione della terza esposizione degli impressionisti: ”Uno dei caffè-concerto, quello con una donna vestita di rosso, è una meraviglia. Quanta abilità nella resa delle donne sul fondo, in abiti di mussola e ventagli e negli spettatori in primo piano, attenti, la testa alta, il collo teso, tutti presi da una canzone libertina e dai gesti provocanti![…]. La donna non ha ciò che gli attori chiamano “linea”; no, essa si volge al pubblico, lo interroga, sicura che risponderà secondo i suoi desideri, a lei, dominatrice del despota di cui lusinga i vizi”. (M.@rt)

 
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