Wish You Were Here - Pink Floyd, Uno studio sulla follia quotidiana

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view post Posted on 26/5/2014, 22:43     +1   +1   -1
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WISH YOU WERE HERE
Pink Floyd



Il seguito di "The Dark Side of the Moon", "Wish You Were Here" (tradotto "Vorrei che tu fossi qui"), fu un altro studio sulla follia quotidiana, dominato dalla liquida suite rock "Shine On You Crazy Diamond" toccante allusione all'erratico ex Pink Floyd Syd Barrett. "Have a Cigar" è un bruciante attacco all'industria musicale, con il classico verso "Chi è Pink?" (protagonista del futuro "The Wall"). (Mar L8v)


Di acqua ne è passata sotto i ponti dall’uscita di queste celeberrime musiche (ad oggi, oltre 12 milioni di copie vendute). Chi seguiva i Pink Floyd già da quei tempi ha avuto, al presente, ben trentatre anni di tempo per rimasticarsi buona parte di questi quarantaquattro e rotti minuti, articolati in sole quattro canzoni dal distinto destino mediatico. Due di esse, l’abbondantissima suite di oltre ventisei minuti “Shine On You Crazy Diamond” e la compatta e semiacustica “Wish You Were Here”, sono decisamente fra le più ascoltate, canticchiate, strimpellate, coverizzate, campionate, discusse, ammirate e talvolta sputtanate pagine di musica rock di sempre. Due colonne del mito Pink Floyd. Una terza, “Welcome To The Machine”, è rimasta in un limbo di media notorietà, ben identificata dagli appassionati di musica ma piuttosto lontana dall’assurgere a classico del gruppo come le due precedenti, entrando ed uscendo alternativamente dalle scalette dei loro concerti. L’ultima “Have A Cigar” infine costituisce senz’altro un episodio in ombra del repertorio, non foss’altro perché lo sfiatato Roger Waters e il contrariato David Gilmour del tempo, i due galletti del pollaio, vi delegarono salomonicamente l’amico cantautore Roy Harper al canto, estraniando sensibilmente in tal modo il brano dal contesto floydiano. E’ vero che caratterista meritoria di cospicua parte delle opere dei Pink Floyd è quella di essere fruibili ad ogni livello: dal dibattito intellettuale su testi e suoni al canticchiamento alla mattina mentre ci si fa la barba, dalla colonna sonora ideale per qualunque immaginifica opera visuale o multimediale alla musichetta rilassante e a basso volume richiesta da ascensori e supermercati. Ma è vero soprattutto che tale gruppo, a partire da quel “The Dark Side Of The Moon” di due anni prima, ha inteso di produrre opere caratterizzate da un forte e ben definito concetto di base, che in quest’album risulta notoriamente essere (lo vagheggia lo stesso titolo), l’assenza. Assenza reale (del fondatore ed originaria guida del gruppo Syd Barrett, del padre di Roger Waters morto in guerra e mai conosciuto dal bassista/paroliere) e ideale (la difficoltà di tutti e quattro i Floyd di concentrarsi ed “esserci” tra di loro, nonché di uniformarsi alle enormi pressioni commerciali create dallo spiazzante, planetario, quasi ingestibile successo della Faccia Buia della Luna). E allora gloria perenne a Waters per aver saputo condensare tutti questi umori, ben distinti ma con comune denominatore, in un concept album che mai come in questo caso, al di là della accessibilità e commercialità di suoni e melodie, offre in parallelo spunti e riflessioni di rara acutezza letteraria, a braccetto con le più suggestive e appropriate vesti strumentali e soniche. In quest’epoca dove le canzoni sono diventate file individualisti, ognuna lasciata al suo proprio destino dentro computers ed i-Pod nel suo formato mp3, mp4 eccetera, trovo essenziale, per una ottimale e sana fruizione di “Wish You Were Here”, l’ascolto esclusivo dell’intera opera dall’inizio alla fine così come è stata concepita e missata, possibilmente con testi alla mano e una decente conoscenza dell’inglese per legare il messaggio letterario all’atmosfera musicale e viceversa. Nel 1975, all’uscita di questo LP sul mercato, si era andati nel negozio di fiducia e vi si era usciti con sotto braccio un involucro nero, essendo disco e copertina inguainati in un impenetrabile cellophane, con solo una piccola etichetta pietosamente incollata in un angolo, aggiunta dalla casa discografica per rassicurare sul corretto obiettivo della spesa effettuata. Stracciata via la plastica, quale sorpresa alla comparsa di una sontuosa copertina bianca, piena di foto surreali, enigmatiche lì per lì, ma poi ben chiare nel loro legame con i testi ed i concetti portati avanti nell’intero disco: la bruciante avidità umana, la diafana presenza/non presenza del Diamante Pazzo Syd, vivo e vegeto (allora) ma tragicamente già di altri mondi, troppo sensibile per reggere la pressione, la superficialità e ignoranza di chi manovra le leve (“…a proposito, chi di voi è Pink?”, cita un passaggio di “Have A Cigar”, portando le testuali parole dette a suo tempo da un impresario) e così via. Un prototipo di prodotto multimediale quindi, una formula che poi si espanderà compiutamente quattro anni dopo con “The Wall” (disco + copertina + film + pupazzi animati + concerti col “muro” davanti al palco ecc.). Il buon David Gilmour, che al tempo desiderava realizzare tutt’altro disco colla sola “…Crazy Diamond” delle canzoni poi effettivamente inserite, più altri due lunghi brani poi apparsi infine nel disco successivo “Animals”, fu messo in minoranza dagli altri tre e dovette cedere. Per convenire col senno di poi che “Wish You Were Here” è il suo album preferito coi Floyd! Sempre attento al lato melodico e armonico, il chitarrista considerava quegli altri due brani più efficaci e corposi, ma la musica non è solo begli accordi e begli assoli, e la concettualità di Waters e la potenza del suo messaggio lirico e delle sue architetture sonore stanno a giustificazione delle corrette scelte applicate per la scaletta di questo disco, un vero classico. credits

Tracce [ASCOLTA L'ALBUM] :

Shine on You Crazy Diamond (Parti I-V) – 13:34 (Gilmour, Waters, Wright) – Voci di Roger Waters e David Gilmour
Welcome to the Machine – 7:31 (Waters) – Voci di David Gilmour e Roger Waters
Have a Cigar – 5:08 (Waters) – Voce di Roy Harper
Wish You Were Here – 5:34 (Waters, Gilmour) – Voce di David Gilmour
Shine On You Crazy Diamond (Parti VI-IX) – 12:31 (Gilmour, Waters, Wright) – Voci di Roger Waters e David Gilmour

Formazione:

Pink Floyd

Roger Waters - voce, basso, chitarre
David Gilmour - voce, chitarre, tastiere
Richard Wright - tastiere, voce
Nick Mason - batteria, percussioni

Musicisti aggiuntivi:

Dick Parry - sassofono
Roy Harper - voce in Have a Cigar
Stéphane Grappelli - violino in Wish You Were Here (non accreditato)[37]
The Blackberries:
Venetta Fields - cori
Carlena Williams - cori


Wish You Werw Here:

Pubblicazione - 15 settembre 1975
Durata - 44 min : 28 s
Tracce - 5
Genere - Rock progressivo
Art rock
Album-oriented rock
Etichetta - Harvest Records (Regno Unito) - Capitol Records (USA)
Produttore - Pink Floyd
Registrazione - gennaio – luglio 1975, Abbey Road Studios, Londra


La location dove venne scattata la foto di copertina per l'album, presso gli studi della Warner Bros. a Los Angeles.


Copertina & packaging:

Wish You Were Here venne pubblicato con una delle confezioni più elaborate di sempre, in seguito mai adeguatamente replicata per il formato CD. Storm Thorgerson aveva accompagnato la band durante il tour del 1974, ed aveva riflettuto sui testi dei vari brani, arrivando alla conclusione che le canzoni erano tutte, in generale, collegate alla "tematica dell'assenza", piuttosto che alla malattia di Barrett. Questo tema dell'assenza si rifletté nell'idea per la copertina dell'album. Thorgerson notò che l'LP Country Life dei Roxy Music era uscito coperto da un cellophane verde per censurare la copertina originale che ritraeva due ragazze discinte, e pensò di replicare l'idea della "busta" per Wish You Were Here, questa volta utilizzandone una di colore nero opaco. Il concetto dietro Welcome to the Machine e Have a Cigar suggerì l'utilizzo della stretta di mano tra due mani robotiche (a simboleggiare un gesto vuoto e ipocrita), e George Hardie disegnò l'adesivo da porsi sulla cover esterna. La copertina vera e propria dell'album venne invece ispirata dall'idea che le persone tendono a nascondere i propri reali sentimenti, per paura di rimanere "scottati", e si concretizzò nell'immagine dei due uomini d'affari che si stringono la mano mentre uno di loro ha preso fuoco. Restare scottato o bruciarsi era anche un modo di dire di uso comune nell'ambito dell'industria discografica, spesso utilizzato per artisti che avevano ottenuto grossi insuccessi. Per la foto furono impiegati due stuntmen (Ronnie Rondell & Danny Rogers). La fotografia fu scattata ai Warner Bros. Studios di Los Angeles. Inizialmente, quel giorno il vento soffiò nella direzione sbagliata, e le fiamme arrivarono fino a lambire il volto di Rondell, bruciandogli i baffi. I due stuntmen cambiarono posizione, e la foto venne scattata con successo. Il retro di copertina mostra un rappresentante commerciale senza volto denominato "Floyd Salesman", che, nelle parole di Thorgerson, "vende la propria anima nel deserto" (il deserto di Yuma in California). L'assenza di polsi e caviglie segnala la sua presenza come mero involucro, un "vestito vuoto". Le foto presenti all'interno dell'LP mostrano un velo ondeggiante in un ventoso boschetto del Norfolk, e un nuotatore che si tuffa in un lago senza provocare il minimo movimento nell'acqua. La scelta di coprire l'elaborato artwork di copertina dell'album con una busta di plastica nera non venne ben accolta dall'etichetta statunitense dei Pink Floyd, Columbia Records, che cercò di farla modificare ma senza successo.
 
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