Le origini del Palio di Siena

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Milea
view post Posted on 13/6/2014, 21:31 by: Milea     +14   +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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Le origini del Palio




SIENA_DI_GIORNO


La parola palio deriva dal latino pallium, che indicava un drappo di forma rettangolare. Nel Medio Evo, si offriva un "palio" - cioè uno stendardo o bandiera - in onore dei santi patroni o come premio di corse e tornei. Col tempo fu la corsa stessa a venir denominata "palio". Nel XIII sec., corse di cavalli con "palii" in premio si tenevano in molte città d'Italia. C'era per esempio, un Palio di san Giovanni a Firenze il 24 Giugno, mentre Dante nomina un Palio di Verona, con un drappo verde dato in premio; c'era un palio anche a Ferrara.

Manifesto

Nei documenti, la prima allusione al palio d’agosto in Siena si ha nell’anno 1238, ma sembra implicito che già a quell’epoca si trattava di una tradizione ben consolidata. Di solito, il palio costituiva il momento culminante con cui si concludevano in bellezza i festeggiamenti in onore di qualche santo. L’espressione proverbiale “fatta la festa e corso il palio” è passata infatti a significare la conclusione più completa di qualcosa, mentre la frase “mandarla” al palio esprime il desiderio di arrivare alla soluzione finale di qualche faccenda. In questa accezione, “palio” sembra pertanto suggerire qualcosa di risolutivo e di definitivo.

Siena non era dunque solo tra le città-stato dell'Italia medievale a bandire dei palii, né il palio era il solo torneo rituale che si teneva a Siena in occasione di festeggiamenti cittadini. La maggior parte di queste gare rituali appartengono infatti a quella categoria che Langton Douglas ha definito “guerre per finta”: tra queste vi erano l'elmora, la battaglia de' sassi , e le pugna, naturalmente a mani nude. Questo genere di giochi si teneva in tutta la Toscana, ma a Siena in modo particolare. Le pugna, per esempio, erano popolarissime, e in un resoconto del 1625 leggiamo che “così avvenne che dieci gentiluomini vennero uccisi, oltre a molti del ceto più basso, e molti furono i feriti”.

Nella cronaca di una di queste “pugna”, vediamo i soliti due gruppi di contendenti: un gruppo si raduna a uno degli angoli della piazza principale di Siena, verso via San Martino, mentre l’altro si assiepa dalla parte opposta, verso il Casato. Pare che tra i preparativi vi fosse l’avvolgersi bene le mani con delle bende di seta, forse per attutire la forza dei pugni. Al suono della tromba, i due gruppi, si scagliavano uno contro l’altro: scopo della gara era costringere gli avversari ad abbandonare il campo. Dopo una mezz’ora circa, i direttori della pugna però potevano far finire la lotta se una delle due parti aveva ottenuto un chiaro vantaggio.

I lottatori che non rispettavano il segnale della fine della pugna, potevano essere bersagliati dalle finestre circostanti con delle secchiate di acqua gelata e, se neanche l’acqua fredda riusciva a placare gli animi, gli arbitri potevano tirare sui più recalcitranti delle piccole pietre. Ala fine della lotta, pare che tutti i combattenti formassero un grande girotondo e ballassero tutt’intorno alla piazza.

Oltre all’elmora e alle pugna, c’era anche il "gioco del pallone", una variante di quello moderno: pare che il pallone venisse tirato dall’alto della torre del Mangia nella bellissima piazza nel centro di Siena, il Campo, dove due squadre erano pronte a contenderselo.

L’importanza per i senesi del pallone e delle battaglie per finta non va sottovalutata: Biagio di Monluc, il capitano francese al comando di Siena durante il terribile assedio del 1554-1555, che doveva portare alla caduta definitiva della Repubblica, fu sbalordito nel vedere i giovani della città che giocavano a pallone per diverse ore, per poi passare a una gara di pugna. Per Monluc era difficile credere che nel mezzo della carestia e di sofferenze inaudite, i giovanotti di Siena potessero darsi con tanta energia ed entusiasmo a questi passatempi tradizionali. (M.@rt)


Edited by Milea - 11/6/2017, 18:25
 
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