Lavorare stanca, Cesare Pavese, Parafrasi

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view post Posted on 7/10/2013, 21:02     +5   +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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LAVORARE STANCA


Traversare una strada per scappare di casa
lo fa solo un ragazzo, ma quest'uomo che gira
tutto il giorno le strade, non è più un ragazzo
e non scappa di casa.

Ci sono d'estate
pomeriggi che fino le piazze son vuote, distese
sotto il sole che sta per calare, e quest'uomo, che giunge
per un viale d' inutili piante, si ferma.
Val la pena esser solo, per essere sempre più solo?
Solamente girarle, le piazze e le strade
sono vuote. Bisogna fermare una donna
e parlarle e deciderla a vivere insieme.
Altrimenti, uno parla da solo. È per questo che a volte
c'è lo sbronzo notturno che attacca discorsi
e racconta i progetti di tutta la vita.

Non è certo attendendo nella piazza deserta
che s'incontra qualcuno, ma chi gira le strade
si sofferma ogni tanto. Se fossero in due,
anche andando per strada, la casa sarebbe
dove c'è quella donna e varrebbe la pena.
Nella notte la piazza ritorna deserta
e quest'uomo, che passa, non vede le case
tra le inutili luci, non leva più gli occhi:
sente solo il selciato, che han fatto altri uomini
dalle mani indurite, come sono le sue.
Non è giusto restare sulla piazza deserta.
Ci sarà certamente quella donna per strada
che, pregata, vorrebbe dar mano alla casa.


( Lavorare stanca, 1936 - 1943)



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La vicenda umana e la carriera artistica di Cesare Pavese sono tragicamente contrassegnate da una contraddizione non risolta: da un lato il senso angoscioso della propria solitudine, dall'altra il desiderio di superare tale condizione e la reiterata consapevolezza di non riuscire. Questo il dissidio – che in altri brani di Pavese troverà altre testimonianze – espresso in questa lirica che è una pagina veramente drammatica: sia per l'intensità poetica che la anima, sia per il complesso di sentimenti che suscita nel lettore il rapporto tra questi versi, di una spenta desolazione, e la tragica fine del suo autore che proprio in uno di quei pomeriggi che fino le piazze son vuote concluso nell'agosto del 1950, a Torino, la sua esistenza col suicidio


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METRICA E STILE. Versi liberi. In aperta contraddizione con l'ermetismo dominante Pavese realizza un tipo di poesia-racconto ripudiando come egli stesso dichiara, il frammento e quel linguaggio allusivo che troppo gratuitamente posa ad essenziale e realizza una poesia-racconto per la quale si crea un verso di ampio respiro con modulazione e andamento che possano far pensare alla ballata popolare o alle lasse epiche. (Milea)


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Edited by Milea - 14/7/2021, 20:53
 
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