Edward Burne-Jones - The Doom Fullfilled (Il destino compiuto), Stoccarda, Staaatsgalerie

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view post Posted on 7/5/2013, 20:40     +9   +1   -1
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Edward-Burne-Jones---The-Doom-Fullfilled
Edward Burne-Jones - The Doom Fullfilled (Il destino compiuto)
olio su tela - (1888)
Stoccarda, Staaatsgalerie



Non ho mai capito se quelli che vogliono salvare il mondo sono più ingenui o pericolosi. Li ammiro e ne diffido. La Confraternita dei Pre-Raffaelliti voleva salvare l'arte riportandola a una presunta ingenuità originaria. La formazione artistica di Burne-Jones era stata finanziata da John Ruskin, mentore della Confraternita, che gli aveva pagato nel 1859 il primo viaggio in Italia. Così la sua pittura idealizzante e anacronistica, ispirata a Beato Angelico e Gentile da Fabriano, rifletteva gli ideali di un'arte pura ed elitaria, che si opponeva alla volgarità del realismo e al materialismo del mondo contemporaneo. La società vittoriana gli oppose resistenza, ma poi lo adottò, facendone un personaggio della Londra fine '800: un mistico apostolo della bellezza, e alla fine anche un baronetto.

the-doom-fulfilled

Per me sir Burne-Jones è il protagonista di un paradosso. Amo le sue superfici senza profondità abitate da dee, cavalieri erranti, statue e sirene; non perché avesse senso resuscitare un'arte morta da secoli con le convenzioni e le convinzioni che la ispirarono, ma perché - teorizzando l'esatto contrario - Burne-Jones stava inventando un'arte del futuro, popolare e universale. Il fumetto. O, come si dice oggi, la graphic novel.

Il destino compiuto è un episodio del mito di Perseo, uccisore di Medusa e liberatore di Andromeda, che impegnava Burne-Jones dal 1868. Narrato da Ovidio nelle Metamorfosi, era stato dipinto da innumerevoli pittori (fra cui prediligo Piero di Cosimo, Tiziano e Moreau). Ma lui era partito da William Morris. Amico e sodale dai tempi di Oxford, quando leggevano a voce alta tomi di Platone, Morris aveva riscritto il mito nel poemetto The Doom of the King Acrisius (che fa parte della raccolta raccolta The Earthly Paradise).

Burne-Jones intendeva illustrare il volume dell'amico con 500 disegni.
Ne preparò una settantina, poi il progetto naufragò. Intorno al 1875 il conte Arthur Balfour, rampante politico tory nonché occultista, spiritista e letterato, gli commissionò la decorazione del salone principale della sua casa di Carlton Gardens. Gli lasciò la scelta del soggetto, e Burne- Jones tornò a Perseo. Un quadro, per lui, era il risultato di una maniacale elaborazione. Realizzò dunque svariati disegni a penna e inchiostro; poi li traspose ad acquarello su cartoni; approntò rilievi in gesso dorato su pannello di quercia e solo dopo iniziò a dipingere (lasciava asciugare il colore per mesi, e talvolta aspettava anni prima di verniciare). Passò il tempo: delle 10 tele a olio promesse a Balfour, ne finì solo 4.

Il destino compiuto prevede lo scontro finale fra Perseo e il mostro che minaccia la vergine Andromeda.
Scontro elementare, etico: il Bene contro il Male. Ma Burne-Jones non credeva in un'arte didattica: i quadri non devono spiegare, piuttosto suggerire il mistero. La perfezione elegante della linea, il nitore formale, la meticolosità della pennellata, la precisione dei particolari conferiscono al quadro il ritmo ipnotico di una danza. Si tratta di una lotta mortale: ma non c'è movimento, furore, dinamismo. Totale è l'assenza di dramma. La composizione è cristallizzata in un'immobilità onirica.

Andromeda callipigia, in posa come una statua greca sul piedistallo dello scoglio, ci offre la visione di un nudo integrale femminile dal lato b tra i più attraenti della storia dell'arte. Appena sciolta dalla catena che la ancorava alla roccia a forma di menhir (ma anche di fallo), non sembra spaventata: volge il viso a destra verso il suo liberatore, Perseo. Non fosse perché in testa ha l'elmo che lo rende invisibile e non una chioma di capelli di rame, l'androgino eroe sarebbe identico a lei. Stesso volto aguzzo, stesso naso, stessi occhi.

Il suo abbigliamento è stupefacente. Burne-Jones studiò per mesi le armature da collezione, e si fabbricò un elmo di cartapesta. Non voleva inserire nel quadro armi o oggetti che rimandassero a un'epoca precisa. Il mito è fuori dalla storia e dalla realtà. E' sempre. Perseo indossa un'armatura che riverbera barbagli d'argento, o una corazza sottile di cuoio nero che gli aderisce alla carne come una seconda pelle? Entrambe, direi: la lamina d'acciaio sembra subire una metamorfosi e diventa guaina sulle cosce e i polpacci. Perseo è protetto da una sorta di maschera - guscio e talismano - come il supereroe Batman.



the-doom-fulfilled-1885


Il mostro, Burne-Jones lo immagina come un fascinoso serpente (e così gli assegna natura diabolica).
Ma acquatico: una murena gigante, dalla pelle nera, liscia e lucida come la camera d'aria di un pneumatico. Perseo e il Mostro hanno la stessa pelle. Insieme, formano un'unica figura: Perseo è inglobato dentro le spire del Mostro, che gli si avviluppa intorno come una ruota: in precario equilibrio, la mano sinistra sul collo di quello, deve subire sull'inguine la pressione vagamente oscena del corpo dell'altro. La spada magica nella mano destra, sta per tagliargli la testa. Il mostro digrigna i denti, e lo fissa negli occhi.

Non c'è paesaggio.
L'ambiente è ridotto a nuda materia: carne, roccia, acqua, metallo. Non sembra di essere in mare, ma all'interno di uno spazio claustrofobico, mentale. Insomma, grazie all'estetica da fumetto dark, il quadro trasmette minaccia e inquietudine. Il titolo contrasta con l'immagine: l'efebico Perseo sembra inadeguato e nulla suggerisce che possa vincere il Mostro e compiere il suo destino. Anche il messaggio è perturbante. Nessuno è ciò che dovrebbe essere: il maschio e la femmina sono gemelli; il Mostro e Perseo un'entità ambigua; l'eroe è solo la parte emersa dell'essere oscuro che li abita entrambi.

Forse si può essere innovatori senza saperlo e senza volerlo, perseguendo una pittura raffinata ed estetizzante, ignara delle asprezze dell'avanguardia, capace però di aprire spazi di libertà inaudita, lasciando affiorare sulla tela le paure e i fantasmi della psiche. Lottando coi propri demoni segreti tutta la vita, come Perseo. O come Burne-Jones. Melania Mazzucco






Edited by Milea - 4/8/2021, 19:50
 
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view post Posted on 5/6/2014, 16:35     +2   +1   -1
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Vita privata di un grande maestro


Una personalità complessa e contraddittoria. Così il Metropolitan Museum ha descritto il preraffaellita durante la retrospettiva che gli ha dedicato in occasione del centenario della sua morte



L'incantesimo di Merlino 1874





La donna è vestita di un nero elegante e triste, gli occhi fissano mestamente l'artista che la sta immortalando, mentre le mani stringono un libro nel quale è chiuso un fiore azzurro che testimonia un amore eterno. La donna è raffigurata al buio, ma alle sue spalle si intravede una stanza serena e illuminata, dove una ragazza dai colori angelici contempla un giovane che dipinge con passione. è il ritratto che Edward Burne-Jones dedicò alla moglie Georgiana Browne Mac Donald, con l'intento di immortalare in un quadro da non esibire in pubblico la passione che provava per la donna che gli aveva dato due figli e lo aveva seguito nella buona e nella cattiva sorte.

L'amore tra Edward e Georgiana discendente di una delle famiglie più in vista dell'epoca (tra i suoi parenti Rudyard Kipling ed il primo ministro Stanley Baldwin) era fuori discussione, ma la lunga relazione dell'artista con la splendida Maria Zambaco, e lo scandalo pubblico che ne era seguito, avevano segnato per sempre nella malinconia lo sguardo della moglie.

Il quadro, tuttora di proprietà della famiglia Burne-Jones, e mai esibito in pubblico, è una delle opere più interessanti della grande retrospettiva che il Metropolitan Museum dedica all'artista inglese in occasione del centenario della sua morte. Attraverso 170 opere, tra cui arazzi vetrate e lavori in ceramica, la mostra abbraccia un itinerario artistico che rivela una personalità complessa e per molti aspetti contradditoria.



" Re Cophetua" 1884


Burne-Jones deve la sua grande fama ai quadri di soggetto mitologico e religioso, eppure alcune delle sue opere più appassionanti hanno per argomento la sua vita privata. Nel ritratto di Maria Zambaco, la donna che aveva lavorato come modella per Dante Gabriel Rossetti e Auguste Robin, fissa l'artista con capo chino e sguardo seducente. Il suo vestito ha il colore del Mediterraneo ed i capelli tradiscono l'acconciatura pre-raffaellita per il leggero disordine con cui sono raccolti. Anche Maria stringe un fiore tra le mani, appoggiato sul libro aperto, mentre alle sue spalle un cupido solleva una tenda per svelare la verità di un amore travolgente.

Un'analisi attenta dell'opera complessiva di Burne-Jones ci rivela come le opere di soggetto religioso, mitologico e fiabesco (uno dei suoi capolavori è una Cenerentola del 1863) siano in realtà un logico ed inevitabile contraltare delle opere che propongono situazioni intime. Ad un mondo ideale che rende solenni le emozioni e i dolori, l'artista opponeva costantemente, e quasi segretamente vicende private, cercando un equilibrio che non poteva che essere precario.

E' questo il motivo per cui nei suoi quadri gli episodi mitologici sono influenzati da elementi della tradizione cristiana: la ricerca di un riferimento in un mito cercava una verità rivelata che desse la forza non solo di capire i misteri dell'esistenza, ma anche di proseguire nel cammino della vita. Esemplare in tal senso Il banchetto di Peleo strutturato in maniera simile ad una Ultima cena con una figura centrale che richiama l'iconografia classica del Cristo risorto.

La consapevolezza della propria fragilità portò l'artista ad un atteggiamento di grande tolleranza (tra i pochi che mantenne una amicizia autentica con Oscar Wilde) e di assoluto rispetto nei confronti del mistero dell'esistenza. Nel suo quadro più bello e struggente una donna vestita del colore incerto della fortuna, chiude gli occhi di fronte ad una ruota alla quale sono legati un re uno schiavo ed un poeta.




Ritratto di Maria Zambaco, 1870





L'anima, 1868-70





The Baleful Head (1887)





Il fuoco divino, 1868-70





The Golden Stairs, 1880 - Demofone, 1870





La principessa Sabra e il Dragone, 1866





Edited by Milea - 13/11/2023, 10:35
 
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