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INCONTRO
Queste dure colline che han fatto il mio corpo e lo scuotono a tanti ricordi, mi han schiuso il prodigio di costei, che non sa che la vivo e non riesco a comprenderla.
L'ho incontrata, una sera: una macchia più chiara sotto le stelle ambigue, nella foschia d'estate. Era intorno il sentore di queste colline più profondo dell'ombra, e d'un tratto suonò come uscisse da queste colline, una voce più netta e aspra insieme, una voce di tempi perduti.
Qualche volta la vedo, e mi vive dinanzi definita, immutabile, come un ricordo. Io non ho mai potuto afferrarla: la sua realtà ogni volta mi sfugge e mi porta lontano.
Se sia bella, non so. Tra le donne è ben giovane: mi sorprende, e pensarla, un ricordo remoto dell'infanzia vissuta tra queste colline, tanto è giovane. È come il mattino, mi accenna negli occhi tutti i cieli lontani di quei mattini remoti. E ha negli occhi un proposito fermo: la luce più netta che abbia avuto mai l'alba su queste colline.
L'ho creata dal fondo di tutte le cose che mi sono più care, e non riesco a comprenderla.
(Cesare Pavese - Lavorare stanca, 1936 - 1943)
Il legame con la propria terra di origine sentito non solo come affetto, memoria che si custodisce e alimenta nell’animo, ma come qualcosa di fisico, quasi come una matrice biologica che è alla radice di tutto il nostro modi di essere è uno dei temi più ricorrenti di tutta l’opera di Pavese. Dichiara il protagonista di un suo famoso racconto (La Langa): “Io ce l’avevo nella memoria tutto quanto, ero io stesso il mio paese: bastava che chiudessi gli occhi e mi raccogliessi… per sentire che il mio sangue, le mie ossa, il mio respiro, tutto era fatto di quella sostanza e oltre a me e quella terra non esisteva nulla”.
Alla luce di queste premesse va letta la lirica riportata: la donna qui descritta più che entità, persona fisica, è “figura”, emblema che da quelle colline è nato e ad esse riporta. I suoi attributi fisici sono nel contempo paesaggio: la sua voce suona come se uscisse da queste colline, il lampo dei suoi occhi è la luce più netta che abbia mai l’alba su queste colline.
METRICA E STILE. Versi liberi. In aperta contraddizione con l’ermetismo dominante, Pavese realizza un tipo di poesia- racconto ripudiando, come egli stesso dichiara, il frammento e quel linguaggio allusivo che troppo gratuitamente posa ad essenziale e realizza una poesia-racconto per la quale si crea un ampio respiro con modulazione e andamento che possano far pensare alla ballata popolare o alle lasse epiche. (Milea)
Edited by Milea - 14/7/2021, 21:02
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