Il misantropo, Pieter Brueghel, 1568

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view post Posted on 25/4/2012, 20:27     +1   +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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MisantropoP

Pieter Brueghel
Il misantropo, 1568
tempera su tela, 86x85 cm
Napoli, Museo e Gallerie Nazionali di Capodimonte
L’opera è firmata e datata “BRVEGEL 1568”;
In basso al centro, la scritta
“OM DAT DE WEREIT IS SOE ONGETRU/ DAER OM GHA IC IN DEN RU”.



Da alcuni studiosi è stata messa in dubbio l’originalità della data e della firma e anche dell’uomo nel globo di cristallo. La scritta riporta le parole: “Poiché il mondo è così infido/Mi vesto a lutto”, che vengono pronunciate dall’uomo barbuto, incappucciato e vestito di scuro, protagonista della scena.




Tthe-misanthrope_D

L’opera è in perfetto contrasto con le tavole precedentemente realizzate dall’artista, affollate di numerosi personaggi e di fittissimi e minuziosi particolari: solo due figure sono poste in primo piano al centro della scena e quella dell’uomo con il mantello svetta e colpisce l’attenzione dello spettatore; l’uomo, completamente coperto dal mantello scuro, viene a costituire un unico e solido volume al centro della scena, in contrasto con il paesaggio dai caldi colori che lo accoglie.

La descrizione naturalistica del dipinto presenta caratteristiche molto differenti da quelle delle precedenti opere di Brueghel: l’artista sembra prediligere la sintesi all’analisi, descrivendo un paesaggio caratterizzato da un ampio prato su cui pascolano alcune pecore condotte da un pastore; sullo sfondo si scorge il profilo di un mulino a vento.
Di fronte all’uomo sono poste alcune spine a quattro punte e dei funghi velenosi a simboleggiare il pericolo imminente, mentre alle sue spalle un uomo racchiuso nella sfera di cristallo, simbolo del mondo e già raffigurata da Brueghel nei Proverbi, è intento a sottrargli la borsa dei soldi.

Questa scena costituisce, assieme a quella della Parabola dei ciechi e a quella degli Storpi, l’ultima sezione delle opere dell’artista ed è caratterizzata da un forte pessimismo e da una visione estremamente negativa della vita e dell’umanità. Il quadro ha condiviso le stesse vicende della Parabola dei ciechi: apparteneva alla collezione del conte Giovanni Battista Masi di Parma, a cui non si sa come possa essere pervenuto; nel 1611 venne confiscato dai Farnese e nel 1734 fu trasferito a Napoli con l’eredità farnesiana. (M.@rt)





Edited by Milea - 6/7/2021, 11:17
 
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