I cacciatori nella neve, Pieter Brueghel, 1565

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view post Posted on 14/4/2012, 13:04     +4   +1   -1
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Cacciatori-_nella_neveP

Pieter Brueghel
I cacciatori nella neve, 1565
olio su tavola, 117x162 cm
Vienna, Kunsthistorisches Museum
L’opera è datata e firmata “BRVEGEL. M.D.LXV”



Cacciatori-_nella_neveD

L’opera rappresenta una delle scene invernali della serie dei Mesi: in un paesaggio immerse nel bianco della neve e nell’aria pungente di una giornata invernale, Brueghel sceglie di inserire in primo piano un piccolo gruppo di cacciatore che, seguiti dalla muta dei cani, ritornano silenziosamente e con passo pesante verso casa.

Anche in questa scena Brueghel vivacizza la descrizione del paesaggio naturalistico con un’attenta analisi delle attività dell’ uomo tipiche di questa stagione.
La composizione è dominata dalle tonalità caratteristiche dell’espressione del freddo: bianco, grigio-verde e bruno nerastro.

Sulla sinistra della scena sono ritratti alcuni contadini davanti a una locanda che si chiama “Al cervo” (con l’insegna di sant’ Eustachio) intenti nell’attività della strinatura del maiale appena ucciso. Anche se la figura del maiale macellato non è visibile, la presenza del mastello di legno che si adopera usualmente per la macellazione del maiale e tipico attributo del mese di dicembre è un preciso riferimento all’attività che contadini stanno svolgendo.

La discesa innevata conduce lo sguardo dello spettatore verso la spianata ghiacciata del villaggio, da cui si innalzano i fusti degli alberi completamente spogli e i tetti bianchi della case carichi di neve.
Sulle discese di ghiaccio, piccole figure di adulti e bambini animano la fredda giornata invernale con giochi e corse sui pattini e sugli slittini.

Lo sfondo della scena è completamente occupato da una distesa di campi ghiacciati che arrivano fino ai piedi di vette innevate che spezzano l’uniformità del paesaggio.
Sulla sinistra della scena invece, la pianura continua ad estendersi fino a che la fuga dell’occhio si perde verso la riva gelata del mare.

La scena segna il termine del ciclo delle stagioni: il cammino dei cacciatori è rivolto, infatti verso casa e dunque verso un riposo che significa la conclusione di un percorso e non, come è stato inteso da alcuni, l’inizio del ciclo. (M.@rt)




Edited by Milea - 5/7/2021, 20:33
 
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Cacciatori-_nella_neveD1







Cacciatori-_nella_neveD2





Edited by Milea - 5/7/2021, 20:34
 
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I cacciatori e gli avventori della locanda


Lo senti? Il leggero strato di ghiacciato sulla neve fresca scricchiola appena e subito i piedi affondano con un piccolo caratteristico tonfo. Un passo dopo l’altro, coraggio, manca poco ormai: abbiamo ritrovato le orme tonde e profonde che abbiamo lasciato stamattina presto e che la leggera nevicata di quest’oggi non ha potuto cancellare del tutto. Fa freddo, la fame si fa pungente: Anche i cani sono stanchi: gironzolano a muso basso e con la coda fra le zampe intirizzite, annusano i tronchi umidi degli alberi spogli, cercano di trovare l’odore di luoghi conosciuti.
Povere bestie: non hanno più la forza di puntare le prede e gli uccelli, sugli alberi, volano indisturbati; un corvo appollaiato getta un grido stridulo, nel silenzio.
I rami secchi e neri degli alberi sono come una gelida ragnatela, sullo sfondo di un cielo grigio.

Dopo una giornata di caccia, i piedi affondati nella neve fino ai polpacci, con un’umidità e un gelo che non ci sono mai usciti dalle ossa, torniamo a casa solo con una lepre, un po’ avviliti. Le bisacce inzuppate pesano sulle spalle e non vediamo l’ora di sederci vicino al fuoco e prendere sulle ginocchia i nostri bambini.

Ecco, un fuoco che crepita, con le fascine che fanno scintille e intorno dei bambini infagottati, con le guance arrossate.
Finalmente! Siamo arrivati in cima all’ultima salitella, già all’altezza della locanda e delle prime case: ancora qualche passo e vedremo giù in basso il laghetto ghiacciato su cui i bimbi giocano e scivolano, la chiesa, il paese rannicchiato sotto la neve e sopra i picchi e le vette di montagna altissime, aguzze, irraggiungibili.



Le montagne


E’ un inverno freddissimo, da anni non si vedeva tanta neve, però adesso è ora di andare a letto!”

Dai, papà, raccontami ancora…”

“Ma è tardi, piccolo mio, e tu non puoi neppure immaginare che cosa sia una montagna. Qui da noi, tra Anversa e Bruxelles, è tutta pianura, al massimo qualche ondulazione… Certo sai benissimo cosa sono la neve e il ghiaccio, anche tu ti diverti coi pattini e la slitta, ma come posso descriverti l’atmosfera, il fascino di una montagna? Nessun pittore dalle nostre parti ha mai dipinto davvero bene le montagne. Forse perché non tutti le hanno conosciute come me.”

“Ma tu quando le hai viste le montagne?”

Qualche anno fa, quando sono stato in Italia. Mi sono piaciute così tanto che i miei amici mi prendevano in giro: dicono che durante quel viaggio ho “mangiato “ le montagne e appena posso ne metto un pezzetto nei miei quadri!
Tutti quelli che fanno i pittori, oggi, prima o poi devono proprio fare un viaggio in Italia. Ci sono monumenti antichi e moderni, grandi città, migliaia di bellissimi dipinti, artisti famosi.
E poi c’è il mare che là è azzurro e limpido, non come il nostro nebbioso e grigio Mare del Nord, e poi il sole caldo del Mediterraneo…”

“Ma come, il sole! Mi stavi parlando di montagne, neve, freddo…”

Appunto! Hai visto i quadri dei nostri amici pittori? Una gran noia, sono pressoché tutti uguali. Quasi quasi io stesso non riesco a distinguere lo stile di uno da quello dell’altro e sai perché? Perché quando si recano in Italia vanno tutti come pecoroni, a guardare le stesse cose, si limitano a copiare senza fantasia sempre gli stessi modelli, passano il tempo a bere il vino sotto le pergole di Roma e nelle osterie di Napoli, oh, senza dubbio è un vino buonissimo, ma andare fino in Italia giusto per farsi una bevuta e scopiazzare qualche statua antica o qualche dipinto di Raffaello… be’, secondo me non ne vale proprio la pena.

Per di più, un po’ per risparmiare tempo e un po’ per viaggiare più comodi, molti pittori del Nord vanno in Italia per mare. Io invece ho preferito la strada più lunga.”



I corvi


“Oh, papà, ma tu come sei giunto in Italia?”

“Eh, sono cose di quindici anni fa, ormai. Allora: insieme al mio amico Marten de Vos siamo partiti da Anversa e abbiamo viaggiato per tutte le Fiandre, la Vallonia e la Borgogna, diretti a Lione. Da lì ci siamo diretti verso un valico, che si chiama Moncenisio, per attraversare le Alpi. Sapessi, piccolo mio! A perdita d’occhio, intorno a me, non c’erano che rocce altissime, picchi, ghiacciai, neve.

Ogni tanto vedevo il fumo salire dai camini delle case di piccoli villaggi, con i tetti aguzzi per far scivolare giù la neve. Di giorno sembrava di essere in una specie di favola, in un paesaggio senza colori, come un disegno in bianco e nero, ma quando scendeva il tramonto le montagne si trasformavano, diventavano rosse, gialle, rosa, arancio… uno spettacolo indimenticabile! Certo, poi si scende verso una grande pianura e dopo un po’ iniziano le grandi città. Sono stato in posti famosi: Bologna, Firenze, Roma… e poi ancora più a sud, un lungo viaggio a Napoli, a Reggio Calabria, a Messina, a Palermo. Ho visto coste, porti, tempeste di mare e ancora montagne, addirittura monti che portano dentro di sé il fuoco, i vulcani come il Vesuvio e l’Etna.”



Il villaggio e il laghetto


“Ma allora non hai visto i monumenti, i dipinti famosi?”

Certo che li ho visti! Sono stato in Italia due anni, come avrei potuto non vederli? Anche se, grazie alle stampe e alle riproduzioni, conoscevo già le opere più note, come il Giudizio universale di Michelangelo, per esempio, e a essere sincero non mi sono lasciato molto impressionare. Semmai altri dipinti mi hanno colpito: a Palermo, ho visto un Trionfo della Morte che mi è entrato fin nelle ossa, dominato da un cavallo scheletrico al galoppo.
Ecco, piuttosto che imitare come tanti altri la “maniera moderna”, ho cercato di rinnovare l’emozione che mi ha suscitato quell’affresco gotico. Eppure, pensa un po’, è un dipinto quasi senza colore: tutti quelli che vanno in Italia tornano con la tavolozza piena di tinte ricche e cariche, mentre a me piacciono soprattutto i toni spenti o addirittura i contrasti essenziali, immediati, come gli alberi secchi, neri, sullo sfondo della neve immacolata”.

“E quando sei tornato che strada hai fatto?.”

L’Italia è una terra strana, lunga lunga e stretta stretta: sono andato su e giù, ma quando finalmente sono tornato ai piedi delle Alpi ho deciso che volevo vedere altre montagne, provare panorami nuovi e mi sono diretto verso la Svizzera.
Vedi piccolo mio, forse un giorno anche tu farai il pittore e chissà cosa succederà del tuo fratellino che adesso dorme nella culla: se ci fai caso, quasi tutti gli artisti dipingono paesaggi dal basso verso l’alto, mentre io, che mi sono affacciato davvero sulle strade di montagna, so cosa vuol dire osservare dall’alto, lasciar vagare lo sguardo verso l’orizzonte.”



La trappola


“Papà, adesso chiudo gli occhi: mi è venuto sonno.”

Ma certo piccolino, dormi. Fai un bel sogno e mentre ti addormenti ti racconto ancora il quadro che sto dipingendo: prova a immaginare un giorno freddo freddo, con tanta neve sui tetti. I campi sono coperti di bianco, a perdita d’occhio. Per chi lavora, la neve è una fatica in più, ma è per voi bambini è una festa! Non vedi l’ora di uscire a giocare sul ghiaccio con i tuoi amici.

La mamma ti ha messo la sciarpa, il cappello, i guanti, le calze pesanti e non la finisce più di raccomandazioni:” Pieter, stai attento a non cadere, non bagnarti, non prendere freddo, non scoprirti…”

Ma come si fa? Tu vuoi proprio andare sul laghetto gelato, lanciare palle di neve ai tuoi amici, correre, ridere, scivolare a pancia in giù… ssh, ecco, ora ti sei addormentato, spengo la candela… Arrivo Mayeken, ho raccontato una favola a Pieter, scendo subito!”.



Il mulino






Stefano Zuffi

Il mondo dipinto
Ventidue capolavori di grandi maestri
raccontano la loro storia

Ed. FeltrinelliKIDS




Edited by Milea - 6/7/2021, 21:23
 
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