Zoro, la voce autoironica della sinistra, Finale di partita, il film documentario -VIDEO

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view post Posted on 2/1/2012, 11:04     +1   +1   -1
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Zoro, la voce autoironica della sinistra
Finale di partita, il film documentario girato da Diego Bianchi
nato da un blog svetta tra i programmi di fine anno



zoro

In questa settimana ovviamente molte sono state le rassegne, i riassunti dell’anno; quel che è successo nello sport, nella moda, nella finanza, nel dolore: i delitti più mediatici, i default più annunciati, le donne più sexy. Catalogare aiuta a rendere inoffensivo, prepara il terreno per rilanciare l’umanissima speranza (contraddetta dalla ragione) che il futuro sarà meglio del passato. Come tutti i venditori di almanacchi, le due reti ammiraglie hanno salutato il 2012 con bordate di ottimismo: RaiUno tutto sulla canzonetta, unendo le vecchie glorie sgualcite ai giovani della De Filippi, Canale 5 più sulla magia e poi, dopo mezzanotte, puntando su un erotismo da ragioniere della porta accanto.

Ma tra le rassegne e i resoconti dell’anno appena trascorso un programma si è segnalato per la sua novità e compattezza narrativa: Finale di partita , un film- documentario sul Pd e sulla sinistra girato da Diego Bianchi in arte Zoro (su La7 giovedì in seconda serata). Avendo quasi due ore a disposizione, Zoro ha potuto uscire dalla semplice notazione da blog, i suoi appunti sono diventati racconto; i suoi noti sdoppiamenti si sono rivelati funzionalissimi a illustrare un momento di contraddizione della sinistra e del Paese.

A partire dalla vittoria di Pisapia a Milano fino all’avvento del governo Monti, i diversi Zoro ci hanno detto la diffidenza del popolino («ma che rubbamo pure noi?» alla notizia delle accuse a Penati; «ce faceva vincere ma in differita» su Berlusconi che non si decide a dimettersi, «magari sta a saltà insieme a noi, capace pure che fa il trenino»); ci hanno trasmesso le incertezze di linea (accettare o no l’arrivo del tecnico che bussa come se fosse un idraulico ? essere contenti se una bionda leopardata annuncia che la Carlucci è passata all’Udc ?); ci hanno mostrato la rabbia dei militanti traditi dai black bloc e il mesto sorriso di Bersani invitato a brindare al «compagno Monti».

Zoro è la voce autoironica della sinistra, accolto nelle kermesse come un simpatico rompiballe con licenza di sberleffo («de meno, a Nichi, de meno» durante il comizio post-elezioni di Vendola a Milano); il romanesco belliano gli consente di essere il controcanto di base ma anche il picaro che se ne va in giro dove il militante di base non arriverebbe mai. Con la telecamera a mano o col telefonino, in Inghilterra durante gli scontri, a Roma a piangere sotto i lacrimogeni, a correre dietro Berlusconi nella sua andata al Quirinale (al Colle, cioè in salita). Gli strumenti della Rete non risultano dispersivi perché c’è lui, sempre, a fare da collante con la sua passione e il suo riformistico buonsenso; la visione dal basso degli eventi si solleva a tratti in metafore forti (il personaggio con baffetti chaplinian-hitleriani che proclama «Ich bin Spread», la formidabile imitazione-emblema di Lavitola); con una pasoliniana nostalgia per le «belle bandiere» e un finale sospeso, allegramente disperato: «riposa ‘sto cervello, che mo’ ce pensa er tecnico». Fonte





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