Scrivere una descrizione

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Milea
view post Posted on 19/12/2014, 20:48 by: Milea     +4   +1   -1
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Incontro con il gattino

(esempio di testo descrittivo di un animale)


(…) Quando si avvicinò a lei, Mati vide che dentro il suo abbraccio c'era un gattino, vivo: non una fotografia di un gattino, e nemmeno un pupazzo di peluche a forma di gatto, bensì una creatura lanosa, viva, morbida, dolce e timida che scrutò Mati con due occhi rotondi, le orecchie ritte per la curiosità, il naso e le vibrisse che tremolavano un poco, come non fosse stato affatto un gatto ma piuttosto un saggio filosofo, nonché illustre pensatore tutto preso nella missione di decifrare che cosa fosse quella cosa arrivata tutt'a un tratto, e perchè era arrivata. E che portava con sé? E soprattutto, cosa, cosa stava succedendo in quel mondo sconosciuto fuori dalla porta? Mati era talmente spaventato che si scostò persino un poco indietro, perchè i gatti lui li conosceva solo disegnati e perchè gli sembrava che il corpo del gatto si allargasse un po' e poi si rimpicciolisse e di nuovo si allargasse e di nuovo si svuotasse senza fermarsi, in un modo che a Mati sembrava strano, quasi pauroso: mai, mai in vita sua aveva visto e nemmeno immaginato che tutte le creature vive semplicemente respirassero sempre, inspirando l'aria nei polmoni ed espirandola e inspirando di nuovo, proprio come lui.

Ma Maya non si arrese, anzi prese la mano di Mati e gli affondò le dita spaventate dentro il morbido pelo del gatto, più volte, sinché le dita si calmarono dalla paura, e dopo le dita si calmò anche il palmo che accarezzava, e tutto quanto lui stesso si calmò, più volte, sinchè le dita si calmarono dalla paura e dopo le dita si calmarono anche il palmo che accarezzava, e tutto quanto lui stesso si calmò, e si calmarono il braccio e le spalle e tutto il corpo.
Di colpo gli piaceva da matti il contatto con la pelliccia del gatto, e anche con le dita di Maya che gli tenevano e gli guidavano la mano lungo il suo dorso vellutato. Era come se le dita di lei disegnassero e trasmettessero dei lievi, piacevoli fremiti, fremiti caldi che passavano dal palmo della mano di lei al dorso di quella di lui, e attraverso la mano scorrevano delicatamente facendo fremere la pelliccia del gatto, che ora lo guardava con innocenza profonda e sincera, con quei suoi occhietti rotondi colmi di stupore.

Poi il gatto li chiuse gli occhi, e anche Mati per un momento percepì sulla punta delle dita i fremiti delle onde tremule che scuotevano delicatamente il corpo del micino, perché la creatura ora aveva cominciato a gorgogliare con un sommesso, prolungato rumorio di piacere; poi cominciò a spingere dolcemente, ma con decisione, le guance e la fronte e a strofinarle contro la mano che lo accarezzava. Gli occhi del micetto si spalancarono e poi di nuovo si chiusero, lasciando solo due fessure verdoline che ammiccavano a Mati e parevano dire:”Sì, così, continua per favore ad accarezzarmi, sì, piace a tutti e due, continua sì, così, per favore, non smettere”.

D'un tratto il gatto fece l'occhiolino a Mati. Fu un gesto rapido ma inconfondibile, un occhiolino di complicità, solo fra loro due: come se cercasse di dirgli che lui capiva bene quanto il suo pelo fosse attraente per le dita che lo accarezzavano e capiva quanto era bello per la mano di Mati, che si trovava in mezzo, fra il pelo del gatto e le dita di Maya, e che quell'insieme era per Mati così piacevole da fargli venire un lieve capogiro, bello, sì, una cosa che non aveva mai provato prima, perchè la punta delle dita di Maya che sfiorava il dorso della sua mano e il calore del pelo morbido accarezzato avanti e indietro procuravano a Mati come onde su onde di fremiti brividosi ma caldi. (…) (tratto da “D'un tratto nel folto del bosco”, Amos Oz, pag 73)


(Milea)


 
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