Perugino - Collegio del Cambio, Perugia, 1497- 1500

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Nativita_GesuP

Natività di Gesù, 1497- 1498
Perugino
(Città della Pieve, 1448 - Fontignano, 1523)
affresco, 264x225 cm
Perugia, Collegio del Cambio



La corporazione del Cambio, che vigilava come organo di controllo sulle commutazioni monetarie, era tra le corporazioni più potenti di Perugia e nel corso del Quattrocento stabilì la sua sede al Palazzo dei Priori, promuovendo tra il 1452 e il 1457 la costruzione di una sala dell’ Udienza. Qui, trent’anni più tardi, si decise di dare spazio a una complessa decorazione affidata al Perugino, che ricevette vari pagamenti fino al 1507. I lavori dovettero però essere già terminati nel 1500, data apposta in un altro affresco di fronte all’autoritratto dell’artista, e si concentrarono con tutta probabilità negli anni immediatamente precedenti.

Infatti nel 1498 un documento rivela come fossero stati inutilmente pagati cinque fiorini per una tavola “fatta per pegnere ne la Udientia che dopo fu fatta in muro”. Ci fu cioè un cambiamento del programma e al posto di una pala, fu realizzato un affresco con lo stesso soggetto; e ciò, a quanto sembra, poco prima di quella data. Si pensa che il tema trasferito dalla tavola all’affresco sia la Natività, che con la Trasfigurazione occupa la parete di fondo della sala.


Nativita_GesuD



Perugino, fedele alla sua concezione rigorosa dell’equilibrio compositivo, propone una costruzione piramidale, I cui vertici maggiori sono costituiti dalle figure di Giuseppe e Maria in primo piano, dietro i quali si scalano i pastori. Il fulcro della scena è naturalmente rappresentato dal Cristo Bambino, verso il quale si volgono in adorazione tutti i personaggi. Il loggiato classicheggiante, consueto nel repertorio peruginesco degli ottanta - novanta e che qui surroga la stalla della natività, diviene finalmente un luogo abitato e non un semplice sfondo teatrale.
I tre pastori sono infatti collocati in modo da occupare la spazio aperto tra le campate e la loro successione, sempre rispettosa dell’organizzazione centralizzata della scena, accompagna lo sguardo verso il paesaggio, in una felicissima integrazione tra figure, architettura e ambiente naturale. (M.@rt)




Edited by Milea - 12/9/2021, 10:20
 
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TrasfigurazioneP

Trasfigurazione, 1497- 1498
Perugino
(Città della Pieve, 1448 - Fontignano, 1523)
affresco, 266x229 cm
Perugia, Collegio del Cambio



Sul Monte Tabor tre apostoli colti in gesti di meraviglia - Giovanni, Pietro e Giacomo - assistono alla Trasfigurazione di Cristo, affiancato dai profeti Mosè ed Elia. Anche in questo affresco, come l’adiacente Natività, decora la parete di fondo della Sala dell’Udienza, ed è generalmente posto nella prima fase dei lavori. Nel Seicento si tramandava la notizia dell’intervento, nella frescatura della testa di Gesù, del giovane Raffaello, in quegli anni affiliato alla bottega del Perugino.
Sebbene oggi non più accettata, questa idea deriva chiaramente dall’elevata qualità dell’opera, nutrita di una freschezza pittorica spesso rara nei contemporanei lavori su tavola dell’artista, ma che nella decorazione del Cambio, dà ragione della grande fama raggiunta a cavallo dei due secoli dal Perugino.


TrasfigurazioneD


La figura del Cristo è atteggiata con classica dignità e gli apostoli sono presentati in pose prive di forzature. Consapevole appare la scelta di concezioni spaziali opposte nei due affreschi fra loro attigui: la Natività è tutta giocata sul cannocchiale prospettico che crea una profondità ariosa; la Trasfigurazione è al contrario interamente risolta su un unico piano, con i personaggi giustapposti secondo un assetto verticale.
Gli effetti più belli si gustano a un esame ravvicinato, di fronte alle continue vibrazioni del colore nelle capigliature sciolte e frastagliate, nelle ombre liquide sulla pelle che fanno palpitare le figure in emozioni tremule di fervore. (M.@rt)






Edited by Milea - 12/9/2021, 10:22
 
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Fortezza_TemperanzaP

La Fortezza, la Temperanza e sei eroi dell’ antichità, 1498- 1500
Perugino
(Città della Pieve, 1448 - Fontignano, 1523)
affresco, 291x400 cm
Perugia, Collegio del Cambio



La decorazione della Sala dell’Udienza del Collegio, che fungeva anche da tribunale di cause civili, mirava a far risaltare l’unione dei misteri cristiani, immortalati nei due soggetti religiosi della parete di fondo, e delle virtù tramandate dalla filosofia e dalla storia antica. La conciliazione neoplatonica tra queste dottrine, che si presentava agli occhi dei giudici e dei giudicati, era sentita come supremo esempio morale: fedele a queste intenzioni Francesco Maturanzio, l’umanista perugino ritornato in patria nel 1498 e divenuto in quell’anno segretario dei Decemviri, aveva allestito un programma iconografico nel quale i temi antichi traevano ispirazione dalla lettura del De Officiis di Cicerone, relativamente alle due Virtù cardinali, e dei Factorum et dictorum memoriabilium di Valerio Massimo, per quanto riguarda invece i sei personaggi della storia romana e le sovrastanti tabelle esplicative.

Fortezza_TemperanzaD



Questi, rivestiti di corazze “all’antica” o di vesti togate, sono nell’ordine Lucio Sicinio, Leonida, Orazio Coclite, Scipione, Pericle e Cincinnato; le sentenze contenute nelle iscrizioni sono incentrate sull’integrità morale esemplata da questi personaggi (“Io difendo la patria e I cari parenti, non temo nulla; e la morte che atterrisce gli altri mi giunge gradita”; “Regolo i costumi e modero le passioni dell’animo”; “Seguimi e ti insegnerò il modo di migliorare te stesso”, ecc).

Fortezza_TemperanzaDD



Perugino del resto, era stato chiamato tra il 1481 e il 1485 a dipingere in Palazzo Vecchio a Firenze una serie di Uomini Illustri, poi invece realizzata dal Ghirlandaio, e ciò suggerisce come non fosse del tutto ignaro del modo di trattare questi soggetti profani, rari nel suo repertorio prevalentemente religioso. Infatti egli qui non dimostra alcun impaccio nel rendere la solennità antichizzante dei personaggi, di cui accentua la raffinatezza delle decorazioni e degli orpelli. (M.@rt)





Edited by Milea - 12/9/2021, 10:25
 
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Padre_EternoP

Padre Eterno tra angeli, profeti e sibille, 1498- 1500
Perugino
(Città della Pieve, 1448 - Fontignano, 1523)
affresco, 229x370 cm
Perugia, Collegio del Cambio



La parete destra della Sala dell'Udienza del Collegio presenta, a differenza di quella frontale con le Virtù cardinali ed eroi dell’antichità affrescati su due campate, solo una lunetta dipinta. Nella parte alta spicca il Padre Eterno benedicente racchiuso in una mandorla, che sovrasta due gruppi di sei profeti e altrettante sibille. Questi sono da sinistra Isaia, Mosè, Daniele, Davide, Geremia, Salomone, Eritrea, Persica, Cumana, Libica, Tiburtina, Delfica.


Padre_EternoD



Il disegno iconografico del ciclo mira evidentemente a isolare in questo affresco i precursori della religione cristiana, figure dell’Antico Testamento e del mondo pagano; le raffigurazioni si specchiano nei contenuti etici delle immagini dipinte nella parete opposta e il ciclo si compie con assoluta coerenza nei due soggetti cristologici del muro di fondo, che celebrano la nascita di Cristo e la sua salita al cielo.
Quello in esame è forse il riquadro dove la qualità giunge ai livelli più sostenuti, tanto che la critica dei secoli scorsi ha spesso considerato la possibilità di un lavoro a due mani fra il Perugino e l’allievo Raffaello, di cui talvolta visto un autoritratto nel volto di Daniele, rivolto verso l’osservatore.

Padre_EternoDD



Malgrado si tratti di affiancare semplicemente due schiere di personaggi, il maestro ricerca una costante varietà di pose e di gesti, fra loro legati in un accordo musicale. Le figure maschili sono in forse le più monumentali tra quelle dipinte dopo l’impresa della Sistina, quasi vent’anni prima, mentre quelle femminili si impongono con un’eleganza di gusto quasi botticelliano.

Non a caso a monte di queste immagini ci sono alcuni bellissimi disegni a matita e a penna, in cui Perugino studia le anatomie e le movenze dei corpi panneggiati. Anche il fondale manifesta un profondo impegno da parte del pittore, che rispetto agli altri affreschi qui solleva la linea dell’orizzonte. Di fronte ai fianchi alti delle colline si stagliano volti disegnati con precisione anatomica, singolarmente individualizzati come fossero ciascuno un ritratto. (M.@rt)






Edited by Milea - 12/9/2021, 10:27
 
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view post Posted on 10/9/2011, 20:32     +1   -1
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VoltaP

Decorazione della Volta del Cambio, 1498- 1500
Perugino
(Città della Pieve, 1448 - Fontignano, 1523)
affresco
Perugia, Collegio del Cambio



Fasci di costoloni che simulano cornici classiche suddividono la volta della Sala dell’Udienza in sette vele, occupate da medaglioni istoriati con raffigurazioni mitologiche e astrologiche. Nella vela centrale emerge l’immagine di Apollo sul carro, accanto a due tondi monocromi con figure di cavalieri; negli spicchi sovrastanti le pareti, si stagliano le allegorie di sei pianeti accompagnati dai rispettivi segni zodiacali: la Luna (Cancro), Mercurio (Acquario e Gemelli), Marte (Ariete e Scorpione), Giove (Sagittario e Pesci), Saturno (Vergine e Capricorno) e Venere (Bilancia e Toro).

La fantasia dell’artista si è anche eccitata nel colmare tutti i restanti spazi disponibili con un intrico di motivi antropomorfi che incontrarono una grande fortuna nella pittura romana di fine Quattrocento, a seguito della riscoperta degli affreschi nella villa di Nerone, la Domus Aurea, un esempio tra i più colti della decorazione “a grottesche” sviluppatosi in seno alla pittura romana di età imperiale. Su un fondo turchino o dorato si dipana un’elegantissima ornamentazione, che sembra voler emulare i fasti della Roma antica.

Nell’Urbe questo nuovo gusto, da subito impostosi nella frescatura dei palazzi vaticani e delle dimore patrizie, trovò protagonista il Pinturicchio, ai cui modelli ora si adegua lo stesso Perugino (qui influenzato anche dalla scultura e dalla maiolica classica, nonché dall’araldica), impegnato a districarsi in un repertorio di satiri, tritoni, putti arcieri e musicanti, sirene, centauri, ippogrifi e varie specie di animali, tra natura e invenzione.
Se all’artista si ritiene di dover accreditare il progetto della decorazione, si è propensi a riconoscere nei suoi collaboratori l’esecuzione effettiva degli affreschi, per la quale si fanno i nomi di Giovanni di Francesco Ciambella detto il Fantasia e Roberto da Montevarchi, attestati dai documenti relativi all’impresa, mentre in passato si pensava anche –per il classicismo maturo ed erudito degli ornati- allo stesso Raffaello. (M.@rt)






Edited by Milea - 12/9/2021, 10:29
 
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Perugino_SelPortraitP

Autoritratto, 1500
Perugino
(Città della Pieve, 1448 - Fontignano, 1523)
affresco, 40x30,5 cm
Perugia, Collegio del Cambio


Fra le due lunette della parete sinistra, su un pilastro che separa le campate, Perugino dipinse un finto quadretto appeso con il proprio autoritratto, che risalta in trompe l'œil. Subito sotto, una targhetta reca un’iscrizione latina dal tono auto celebrativo, che esalta le grandi doti dell’artista che nel 1500, con piena soddisfazione dei committenti, aveva portato a termine la decorazione della sala: ”Pietro Perugino, pittore insigne. Se l’arte della pittura fosse andata perduta, egli l’ha ritrovata. Se non fosse mai stata inventata in nessun luogo, egli l’ha creata”.

Sono versi dettati dall’umanista Francesco Maturanzio, che infatti compaiono fra i suoi testi inediti conservati presso la Biblioteca Augusta di Perugia. Una testimonianza dello stesso anno, afferma come “l’Udienza fu in quest’anno tutta dipinta da Pietro Perugino, famoso pittore di quel tempo nel modo che si vede sino al presente”. Un’altra dichiarazione di lode è nell’annotazione di un anonimo che in un libro del Cambio lasciò sempre in quell’anno fatidico queste parole: “Pietro Perugino c’ogni altro vinse ne la pittura, quivi disegnò de propria mano e con ingegno pinse”; e se ciò non bastasse, ci sono le parole del Vasari (1550 e 1568), per il quale “Quest’opera, che fu bellissima e lodata più che alcun’altra che da Pietro fusse in Perugia lavorata, è oggi dagl’uomini di quella città, per memoria d’un sì lodato artefice della patria loro, tenuta in gran pregio”.

L’artista, vestito in abiti borghesi, si propone in un’espressione di fierezza severa e poco accostante. Sul viso grassoccio emergono lo sguardo vigile e la bocca a labbra strette, che denotano forza di carattere e la consapevolezza di chi sa di aver toccato i vertici della propria carriera.
Si leggono molto bene le pennellate verticali che modellano la carnosità delle gote colorite, il mento e il doppio mento. Un tocco di spregiudicata disinvoltura è nelle ciocche dei capelli castani mossi interno al capo, toccate da riflessi più chiari e dipinte con la stessa scioltezza esecutiva delle figure del ciclo. (M.@rt)






Edited by Milea - 12/9/2021, 10:32
 
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