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Palmira, patrimonio dell'umanità nelle mani dell'ISIS
I jihadisti si sono impadroniti dell'antica città al centro della Siria: cosa sarà delle celebri rovine romane?
Dopo giorni di combattimenti, i militanti islamici dell'ISIS hanno strappato alle forze governative l'intera città di Palmira. L'annuncio è stato dato dall'Osservatorio siriano per i diritti umani, una ong basata a Londra ma ben informata dalla sua rete di informatori sul campo, oltre che dalla stessa organizzazione jihadista attraverso Twitter e i consueti, macabri video postati in rete. Palmira, 50 mila abitanti, è la prima grande città conquistata dallo Stato islamico in un combattimento diretto contro le truppe leali al presidente Assad. È anche uno snodo viario cruciale per il controllo della regione centrale della Siria e per l'avanzata verso la capitale Damasco, che si trova a poco più di 200 chilometri di distanza. Le truppe fondamentaliste controllano ora più della metà del territorio siriano. I jihadisti sono entrati anche nel sito archeologico, patrimonio dell'umanità, che comprende i resti dell'antica città romana. Già la scorsa settimana Irina Bokova, direttore generale dell'UNESCO, aveva fatto appello a tutte le parti perché rispettassero gli spettacolari e ben conservati resti dell'antica città romana che fino al 2011, quando è scoppiato il conflitto in Siria, era tra le località turistiche più visitate del paese. Il timore è che anche Palmira subisca la sorte di altri siti archeologici saccheggiati o gravemente danneggiati dai guerriglieri jihadisti, come Nimrud e Ninive in Iraq.
Situata in un'oasi nell'arida Siria centrale, secondo le testimonianze storiche Palmira era un'importante stazione carovaniera già 3.800 anni fa. Ma il suo periodo d'oro risale all'epoca tra il I e il III secolo dopo Cristo, quando divenne una grande metropoli, punto di passaggio obbligato per tutti i commerci tra l'Impero romano e l'estremo Oriente. Tracce della vasta rete commerciale gestita dai mercanti palmireni sono state trovate ai quattro angoli del mondo allora conosciuto, dall'Inghilterra al Turkmenistan al Bahrein. "Poche città dell'Impero romano offrono testimonianze così abbondanti dei cambiamenti e degli scambi culturali", dice Maura Heyn, docente di studi classici alla University of North Carolina.
Considerata tra le principali città carovaniere dell'impero, nel corso dei secoli Palmira fu controllata indirettamente o direttamente dai Romani, ma fu sempre una zona di libero scambio tra l'Occidente e il vicino impero persiano, a est. I palmireni parlavano una variante dell'aramaico: secondo le sculture d'epoca, vestivano sia in stile greco che persiano; costruirono la loro città seguendo gli stilemi dell'architettura greco-romana ma veneravano divinità che appartenevano alle tradizioni fenicie e mesopotamiche. La più celebre tra i regnanti di Palmira fu senza dubbio la regina Zenobia, che si sottrasse al controllo dell'Impero e conquistò le province romane di Egitto, Siria e Palestina, proclamando un regno indipendente che però ebbe vita breve (268-272 d.C.). Fu sconfitta e catturata dalle truppe dell'imperatore Aureliano, che l'anno dopo, in seguito alla rivolta, saccheggiò la città. Palmira non si riprese mai pienamente, e forse il suo declino come fonte di ricchezza per Roma fu tra le cause del crollo dell'Impero d'Occidente, avvenuto due secoli dopo.
Ancora oggi, a quasi 2.000 anni di distanza, i siriani sono molto legati all'antica metropoli che contribuì e poi sfidò la grandezza di Roma. "Per i siriani Palmira è un motivo d'orgoglio", sostiene Salam Al Kuntar, archeologo siriano e visiting scholar della University of Pennsylvania. "Si sentono molto fedeli alla sua storia e ai monumenti e alle opere d'arte che la incarnano". Paradossalmente però, la città un tempo celebrata per essersi sottratta al giogo dell'imperialismo occidentale oggi è minacciata dai militanti fondamentalisti provenienti da est. Secondo le autorità, qualsiasi danno già subito da Palmira nel corso della guerra civile impallidisce al confronto dei saccheggi e delle distruzioni di cui l'ISIS ha già dato prova in altri siti della regione. "Questo è il crollo di una civiltà", ha dichiarato Maamoun Abdulkarim, direttore del servizio antichità della Siria. "La civiltà umana ha perso la battaglia contro la barbarie". I prossimi giorni diranno se le previsioni più pessimistiche si riveleranno azzeccate.
Edited by Milea - 27/9/2021, 15:58
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