Assisi, Basilica superiore di San Francesco, Giotto, 1291-1295

« Older   Newer »
  Share  
Milea
view post Posted on 29/7/2011, 20:38 by: Milea     +2   +1   -1
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
34,031
Reputation:
+25,078
Location:
Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

Status:




Presepe_di_GreccioP

Giotto
Storie di san Francesco
Il presepe di Greccio, 1295- 1297/1299
affresco, 270 x230 cm
Assisi, Basilica superiore di San Francesco



E’ una delle scene più vivaci e affollate del ciclo. Il realismo dei personaggi appare pronunciato nelle vesti, nelle acconciature e soprattutto nei frati cantori, che diventeranno un modello per i pittori sino al Cinquecento. L’episodio rappresenta, secondo la Legenda maggiore, “come il beato Francesco, in memoria del Natale di Cristo, ordinò che si apprestasse il presepe, che si portasse il fieno, che si conducessero il bue e l’asino; e predicò sulla nascita del Re povero; e, mentre il santo uomo teneva la sua orazione, un cavaliere scorse il [vero] Gesù Bambino in luogo di quello che il santo aveva portato”. Si tratta di una scena complessa, in cui il motivo architettonico di fondo si pone come elemento aggregante dei due nuclei di astanti, permettendo l’introduzione di un terzo, formato dalle donne incuriosite dall’avvenimento.


Presepe_di_GreccioD



L’ambiente è quello della chiesa del castello di Greccio, con il ciborio sulla destra derivato da esempi di Arnolfo di Cambio. Il fatto miracoloso è situato nel presbiterio della chiesa che, secondo la tradizione precedente la riforma tridentina della metà del Cinquecento, era diviso a metà dalla navata dell’iconostasi, che le donne non potevano oltrepassare.
La profondità della scena è sottolineata dal leggio, dal pulpito e dal grande crocifisso in alto, che si sporge dal rovescio “parchettato” verso la navata, un elemento di grande interesse. La raffigurazione affascina, perché contiene uno spaccato di vita contemporanea, quasi un fatto di cronaca di tardo Duecento. Molto sciupata a fine Settecento, fu restaurata verso il 1820. Discussa l’attribuzione: secondo alcuni studiosi, il disegno spetterebbe a Giotto e la stesura pittorica agli allievi. Secondo altri, si tratterebbe di un maestro romano, in particolare del secondo capo bottega, forse Pietro Cavallini, con il suo tipico modo di eseguire gli incarnati. (M@rt)







Edited by Milea - 29/8/2021, 11:53
 
Web  Top
16 replies since 27/7/2011, 12:01   6908 views
  Share