Assisi, Basilica superiore di San Francesco, Giotto, 1291-1295

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Benedizione_Isacco_GiacobbeP

Giotto
Storie dell’Antico Testamento
La benedizione di Isacco a Giacobbe, 1291 - 1295
affresco, 300x300 cm
Assisi, Basilica superiore di San Francesco




Questo episodio, molto sciupato e dalle complesse vicende critiche, costituisce con il seguente (Esaù viene respinto da Isacco) l’apice della decorazione del Maestro di Isacco nelle Storie dell’Antico Testamento (parete destra). Il vecchio Isacco, ormai cieco, riceve da Giacobbe, alla presenza di Rebecca, un piatto di cibo e gli impartisce la benedizione, credendolo l’altro suo figlio, Esaù.
Giacobbe indossa gli abiti del fratello e ha il collo e le mani coperte di vello di capretto, per simulare la villosità di Esaù (Genesi, 27). La scena si svolge in una stanza contornata da un’elegante tenda appesa a una stanga, con un gran letto di legno, dove è sdraiato il partriarca.

I personaggi dai lineamenti classici, ricordano volti romani e pompeiani, come gli abiti e i drappi dai panneggi taglienti. Isacco è maestoso, gli altri protagonisti assorti. Lo spazio è tagliato quasi geometricamente, con eleganza classica, in armonico rapporto con le figure. La luce e i colori sono attentamente studiati, mentre gesti e oggetti raccontano un nuovo naturalismo.
Discusso è l’autore di questo sapiente saggio di pittura, individuato convenzionalmente come Maestro di Isacco, un pittore innovatore e moderno, caratterizzato da un forte gusto architettonico, da volumi solidi e volti espressivi, molto chiaroscurati di stampo classicheggiante.

Avrebbe lavorato nella terza e quarta campata, nella controfacciata e nell’arcone di ingresso. Alcuni storici, a cominciare da Henry Thode nel 1885 sino ai nostri giorni, sostengono si tratti di Giotto, altri lo escludono, con diverse motivazioni, e ribadiscono la paternità del “ romano” Maestro di Isacco, altri ancora propongono il nome dello scultore e architetto (e probabilmente anche pittore) Arnolfo di Cambio o un artista della sua cerchia. (M@rt)






Edited by Milea - 29/8/2021, 11:15
 
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Esau_IsaccoP

Giotto
Storie dell'Antico Testamento
Esaù viene respinto da Isacco, 1291 - 1295
affresco, 300x300 cm
Assisi, Basilica superiore di San Francesco



Esaù presenta a Isacco, giacente nel letto, i cibi preparati con gli animali cacciati da lui, ma il padre si meraviglia molto e non li accetta, avendo già ricevuto e benedetto Giacobbe (Genesi,27).
Alla destra di Esaù è una giovane donna, probabilmente Rebecca, con una brocca stretta al petto, e all’estrema destra del riquadro una figura in parte perduta, forse una serva che ha chiuso i tendaggi (aperti la sera precedente) e sta per andarsene.

La scena si svolge nella stanza dell’episodio precedente, ripetuta con grande attenzione. Stesso elegante letto su cui giace Isacco, stessa tenda scorrevole preziosamente decorata.
Isacco, moribondo, alza la mano destra sorpreso e sbigottito, con l’altra ha tastato Esaù e scoperto l’inganno.

Il taglio del letto, i panneggi rigidi e metallici, quasi scolpiti, ricordano quelli di sarcofagi e statue romane. Sono stati fatti confronti con il mosaico con la Natività della vergine di Pietro Cavallini in Santa Maria in Trastevere. Anche in questo riquadro, come nel precedente, la critica si è divisa sul nome dell’anonimo Maestro di Isacco, identificandolo in un esperto maestro romano, in Giotto, con minore convinzione, in Arnolfo di Cambio. (M@rt)





Edited by Milea - 29/8/2021, 11:22
 
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Volta_Dottori_ChiesaP

Giotto
Volta dei Dottori della Chiesa, 1291 - 1295
Affresco in gran parte perduto
Assisi, Basilica superiore di San Francesco



Il terremoto del settembre 1997 ha provocato il crollo della volta e la distruzione di gran parte degli affreschi. Un lungo restauro ne ha recuperato frammenti. Il nome della volta deriva dal soggetto stesso rappresentato nelle quattro vele, nelle quali sono rappresentati i quattro Dottori della Chiesa seduti di fronte a un leggio, nell’atto di dettare a un chierico seduto in un’edicola.
Ricchissime sono le decorazioni dei troni nei quali siedono i quattro Dottori, Ambrogio, Gerolamo, Agostino e Gregorio Magno, facilmente identificabili per le scritte inserite all’apice di ogni vela.
La tradizionale attribuzione del complesso a Cimabue, sostenuta da Vasari, è stata messa in discussione dalla fine del Settecento.

Vari i nomi avanzati dalla critica, come quelli di Jacopo Torriti, Pietro Cavallini, anonimi pittori romani, tra cui il Maestro di Isacco. L’ipotesi di una paternità di Giotto, identificato nel Maestro di Isacco, è condivisa da un lungo filone critico che arriva a ipotizzare un Giotto giovane al seguito di altre personalità.

Volta_Dottori_Chiesa1


Volta_Dottori_Chiesa2




Più convincente la tesi sostenuta nella prima metà del Novecento e ripresa, con nuovi accertamenti critici, da Federico Zeri e da Bruno Zanardi (2002), secondo cui la volta sarebbe stata dipinta da quattro maestri indipendenti dal Maestro di Isacco(“non Giotto”), un capobottega importante, leggermente più anziano di Giotto. Secondo questa ipotesi, intorno al 1291 l’anonimo maestro sarebbe arrivato ad Assisi con il suo grande cantiere, composto da molti uomini, divisi in squadre.
Ogni capomastro avrebbe lavorato a una propria vela della Volta dei Dottori della Chiesa, come dimostrerebbero la medesima logica nella costruzione degli spazi e l’affinità nei modi di esecuzione degli incarnati.
Queste maestranze avrebbero dipinto le Storie di Isacco e le prime Storie francescane nella Basilica Superiore. (M@rt)



Volta_Dottori_Chiesa3


Volta_Dottori_Chiesa4





Edited by Milea - 29/8/2021, 11:25
 
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San-Francesco_dona_MantelloP

Giotto
Storie di san Francesco
Francesco dona il suo mantello a un cavaliere povero, 1295 – 1297/1299
affresco, 270 x230 cm
Assisi, Basilica superiore di San Francesco



Le Storie di san Francesco, giunte sino a noi in condizioni relativamente buone, rappresentano una grande novità rispetto ad altri cicli del tardo Duecento, fiorentini e romani, per il respiro spaziale delle scene incastonate nei riquadri, simili a finti loggiati, e per il deciso naturalismo.
Le colonnine tortili dipinte, che dividono gli episodi, riprendono antichi motivi della romanità e si ritrovano anche nella decorazione di Santa Cecilia in Trastevere di Pietro Cavallini, del 1293 circa.
Ogni scena ha una sua soluzione spaziale, creata da sfondi montuosi o architettonici, da ambienti studiati in una prospettiva ai suoi albori, ma già chiara e razionale, non sempre omogenea.
Il dono del mantello da parte di Francesco a un cavaliere povero, la prima storia a essere dipinta, si svolge in un paesaggio roccioso, popolato di alberelli e da case arroccate tra le mura merlate di Assisi. Il protagonista è il santo, la cui testa è posta proprio all’incrocio dei due gruppi montuosi.


San-Francesco_dona_MantelloD



L’iconografia è ispirata, come tutto il ciclo, dalla Leggenda maggiore di Bonaventura di Bagnoregio, che racconta: “Il beato Francesco si incontrò con un cavaliere generoso, ma povero e malvestito; avendo avuta compassione della povertà di costui, subito spogliatosi delle proprie vesti, lo rivestì” (Legenda maior I,2).
Volti e gesti rispecchiano un nuovo linguaggio realistico, “volgare”, con nuove notazioni di costume come berretti, drappi, abiti. Nei volti di Francesco e del povero è stata notata la stessa tecnica pittorica usata dal Maestro di Isacco nelle scene precedenti. Si tratta di stabilire chi sia veramente questo maestro, se Giotto o un altro pittore. L’uso della tempera nella tunica del santo e nel cavallo ha causato la caduta del colore in alcune zone. (M@rt)






Edited by Milea - 29/8/2021, 11:32
 
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Il_Sogno_GiottoP

Giotto
Storie di san Francesco
Il sogno del palazzo e delle armi, 1295- 1297/1299
affresco, 270 x230 cm
Assisi, Basilica superiore di San Francesco




La raffigurazione è divisa in due zone: a sinistra, in primo piano, la stanza in cui dorme san Francesco. Accanto a lui, in piedi, Cristo gli indica la simbolica visione del palazzo, posto su un piano leggermente arretrato e allusivo alla futura milizia francescana.
L’impostazione spaziale, semplice e razionale, racchiude i due episodi in altrettante “scatole prospettiche” che ricordano quelle usate nelle Storie di Isacco, richiamate anche dal timbro cromatico acceso, dalla stesura pittorica del viso del santo, dal tipo di tendaggio e dalla coperta delle pieghe taglienti.


Il_Sogno_GiottoD


Affascinante lo spettacolare palazzo sognato, un miscuglio tra finestre gotiche e colonne corinzie, che interpreta con eleganza e fantasia il racconto di Bonaventura da Bagnoregio: “La notte seguente, mentre Francesco era immerso nel sonno, vide uno splendido e grande palazzo con armi da cavaliere contrassegnate dalla Croce di Cristo: chiese a chi appartenessero e gli fu risposto da un’istanza superiore che sarebbero state sue e dei suoi cavalieri” (Legenda maior I.3).
Il volto dormiente del santo, appoggiato su un cuscino, è trattato con un notevole naturalismo, in un curioso connubio con l’aureola. Il Cristo ha perso le lumeggia ture del manto che dovevano renderlo scintillante e parte del volto. (M@rt)






Edited by Milea - 29/8/2021, 11:34
 
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Francesco_Davanti_CrocifissoP

Giotto
Storie di san Francesco
San Francesco dinanzi al crocifisso di San Damiano, 1295- 1297/1299
affresco, 270 x230 cm
Assisi, Basilica superiore di San Francesco




“Mentre il beato Francesco pregava davanti all’immagine di un crocifisso uscì dalla tavola una voce che per tre volte disse: “Vai, Francesco e ripara la mia casa che è tutta in rovina” volendo intendere la Chiesa di Roma” (Legenda maior II,1). L’edificio dipinto rappresenta la diroccata chiesa di San Damiano presso Assisi. Secondo i commentatori francescani, l’esortazione valeva come invito alla ricostruzione della Chiesa di Roma, ma anche materialmente di quella di San Damiano.


Francesco_Davanti_CrocifissoD



Il crocifisso di fronte al quale prega il santo è un’immagine “antica”, con i dolenti a figura intera, lungo i fianchi di Cristo, ancora esistente nella chiesa di Santa Chiara ad Assisi.
Rappresentando con precisione quella croce, dalle fine del XII secolo, il pittore sottolinea la verità storica dell’avvenimento. L’architettura di sbieco anticiperebbe, secondo i sostenitori delle paternità giottesca, soluzioni padovane. Anche questo riquadro appartiene allo stile e alla cultura del Maestro di Isacco, con tutta la relativa problematica di “Giotto“ o “non Giotto”. (M@rt)






Edited by Milea - 29/8/2021, 11:37
 
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Rinuncia_ai_BeniP

Giotto
Storie di san Francesco
La rinuncia ai beni paterni, 1295- 1297/1299
affresco, 270 x230 cm
Assisi, Basilica superiore di San Francesco



“Francesco restituì al padre ogni cosa e deposte tutte le vesti rinunziò ai beni paterni e transitori dicendo al genitore: D’ora innanzi potrò dire in tutta verità: Padre nostro che sei nei cieli, dal momento che Pietro di Bernardone mi ha ripudiato” (Legenda Maior II,4). In questa scena è raffigurato il momento in cui Francesco, toltesi le vesti e ricoperto alla meglio dal vescovo, invoca l’Eterno, forse in origine dipinto nella parte centrale in alto, dove appare solo una mano.
Dinanzi a lui, l’irato Pietro di Bernardone è trattenuto per un braccio da un personaggio del suo seguito. Due bambini hanno le vesti rialzate, nelle quali nascondono forse i sassi da lanciare contro Francesco, ritenuto pazzo dai concittadini.


Rinuncia_ai_BeniD


Figure e architetture appaiono perfettamente integrate nella scena complessa divisa in due blocchi. Gli edifici, articolati, creano spazi e giocano con la luce. I colori, chiari e brillanti, hanno valenze simboliche: l’abito di Pietro di Bernardone, per esempio, è giallo, simbolo dei beni mondani. I volti dei personaggi hanno rivelato la mano del Maestro Isacco, riconoscibile anche nella scansione architettonica. Come nei precedenti episodi, si pone il problema se si tratti di un Maestro diverso da Giotto, o identificabile con lui. (M@rt)







Edited by Milea - 29/8/2021, 11:39
 
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Francesco_lateranoP

Giotto
Storie di san Francesco
Il papa sogna san Francesco che sostiene il Laterano, 1295 – 1297/1299
affresco, 270 x230 cm
Assisi, Basilica superiore di San Francesco



Dopo la rinuncia ai beni paterni Francesco può passare subito al ruolo di pilastro vivente della Chiesa che crolla, già rivestito del saio e della corda. Con questa affascinante scena il pittore interpreta il passo di Bonaventura: “In che modo il papa aveva visto la basilica lateranense pronta a crollare, basilica che un poveretto, cioè il beato Francesco, sosteneva con il proprio dorso perché non cadesse” (Legenda maior III, 10). Le architettura dividono la scena in due parti, reale e irreale; il papa che dorme e sogna, a destra, e il sogno vero e proprio, a sinistra. San Francesco diventa una vera e propria colonna della basilica.


Francesco_lateranoD



L’accostamento, che oggi chiameremmo “metafisico” dei due edifici, e che allora rappresentava il tentativo di creare prospetticamente le due dimensioni, materiale e spirituale, in uno spazio ristretto, risulta efficace e spettacolare. E’ stata riscontrata la fondamentale identità di visione spaziale con le Storie di Isacco, e l’autografia del Maestro di Isacco e di uno dei suoi aiutanti nella stesura pittorica dei volti dei personaggi. Anche i timbri cromatici, il tipo di tenda e di decorazioni, il tipo di edifici, parlano a favore del Maestro di Isacco. (M@rt)





Edited by Milea - 29/8/2021, 11:42
 
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La_RegolaP

Giotto
Storie di san Francesco
L'approvazione della regola, 1295- 1297/1299
affresco, 270 x230 cm
Assisi, Basilica superiore di San Francesco



E’ una delle scene più elaborate dal punto di vista dello spazio, che sembra anticipare soluzioni rinascimentali. Si svolge in una sala con il tetto che appoggia su arcate sostenute da mensoline, organizzate prospetticamente e sottolineate da un fascio di luce. Una preziosa tenda ricopre le pareti, come nella scena con Esaù viene respinto da Isacco, ma più elaborata nella decorazione. I personaggi, raccolti nell’interno, divisi in due gruppi, hanno espressioni comprese e intense, sottolineate da forti ombreggiature, che hanno rivelato i modi ei tipi di tratteggi del Maestro di Isacco e alcune varianti di un maestro della stessa bottega. I panni ruvidi, che rivestono i frati, contrastano con quelli del papa, avvolto in una elegante stola, e con quella dei prelati.


La_RegolaD



Colpisce il forte senso dei volumi, che ricordano i blocchi scolpiti da Arnolfo di Cambio. L’autore dell’affresco interpreta con intelligenza il racconto di Bonaventura da Bagnoregio: “Il papa approvò la regola e diede il permesso di predicare la penitenza; fece fare ai frati che avevano accompagnato Francesco delle chieriche perché potessero predicare la parola di Dio” (Legenda maior III,10). (M@rt)





Edited by Milea - 29/8/2021, 11:45
 
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Francesco_sul_carroP

Giotto
Storie di san Francesco
La visione del carro di fuoco, 1295- 1297/1299
affresco, 270 x230 cm
Assisi, Basilica superiore di San Francesco



“Mentre il beato Francesco pregava in un tugurio e mentre tutti gli altri frati si trovavano in un altro tugurio fuori della città –alcuni dormivano, altri continuavano a pregare- essendo dunque Francesco fisicamente lontano dai suoi figli, ecco che costoro videro all’incirca a mezza notte il beato Francesco volteggiare nella stanza su un carro di fuoco luminosissimo e il tugurio risplendere di una grandissima luce; chi era sveglio rimase stupefatto, chi dormiva si svegliò atterrito” (Legenda maior IV,4). Il pittore interpreta il racconto di Bonaventura da Bagnoregio fedelmente, con una scena costruita e giocata essenzialmente sull’architettura: da un lato una capanna studiata in una prospettiva reale, dall’altra un cocchio sopraelevato e sfasato per sottolineare una dimensione “irreale”. Significativa la derivazione del cocchio da modelli antichi, tratti probabilmente da bassorilievi.
Nei visi dei due frati, in piedi a destra, sono stati individuati i modi del secondo capobottega, che Bruno Zanardi e Federico Zeri hanno indicato in Pietro Cavallini, mentre quelli di tutti gli altri frati indicano una tecnica leggermente variata rispetto a questo maestro all’interno dello stesso cantiere. Si tratta dunque di Pietro Cavallini e bottega, o del tradizionale Giotto? (M@rt)






Edited by Milea - 29/8/2021, 11:47
 
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Francesco_Caccia_DiavoliP

Giotto
Storie di san Francesco
La cacciata dei diavoli di Arezzo, 1295- 1297/1299
affresco, 270 x230 cm
Assisi, Basilica superiore di San Francesco



"Il beato Francesco vide sopra la città di Arezzo i demoni esultanti e disse al compagno: “Vai, graida davanti alla porta, e per volere di Dio caccia via i demoni, così come in nome di Dio ti è prescritto di fare”. Appena costui da vero ubbidiente cominciò a gridare, i demoni cominciarono a fuggire e la pace fu subito fatta” (Legenda maior VI, 9). San Francesco è inginocchiato a sinistra in primo piano, davanti a lui il frate grida per cacciare i diavoli raffigurati come grandi pipistrelli dal volto mostruoso.
Sulla destra compare la bellissima città di Arezzo, costruita con cubi colorati incastrati l’uno nell’altro, con finestre e torri merlate dai colori chiari e vivaci. Una splendida, “metafisica”, cinta muraria stringe la città, mentre inedite figurette spuntano dai portali gotici.


Francesco_Caccia_DiavoliD



Un brano di pittura eccezionale, che comprende l’abside di una grande chiesa a sinistra. L’episodio trattato allude a una delle tante guerriglie urbane, che molto spesso rendevano violenta e agitata la vita dei Comuni.
Anche in questo caso “Giotto” (o “non Giotto”) ha contrapposto massicciamente il mondo spirituale a cui Francesco e il compagno appartengono, a quello profano della città. Anche in questo riquadro i volti del frate e del santo indicano rispettivamente, secondo gli studi di Zanardi, la mano del secondo capo bottega, supposto Pietro Cavallini, e di un maestro del suo seguito. (M@rt)






Edited by Milea - 29/8/2021, 11:50
 
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Presepe_di_GreccioP

Giotto
Storie di san Francesco
Il presepe di Greccio, 1295- 1297/1299
affresco, 270 x230 cm
Assisi, Basilica superiore di San Francesco



E’ una delle scene più vivaci e affollate del ciclo. Il realismo dei personaggi appare pronunciato nelle vesti, nelle acconciature e soprattutto nei frati cantori, che diventeranno un modello per i pittori sino al Cinquecento. L’episodio rappresenta, secondo la Legenda maggiore, “come il beato Francesco, in memoria del Natale di Cristo, ordinò che si apprestasse il presepe, che si portasse il fieno, che si conducessero il bue e l’asino; e predicò sulla nascita del Re povero; e, mentre il santo uomo teneva la sua orazione, un cavaliere scorse il [vero] Gesù Bambino in luogo di quello che il santo aveva portato”. Si tratta di una scena complessa, in cui il motivo architettonico di fondo si pone come elemento aggregante dei due nuclei di astanti, permettendo l’introduzione di un terzo, formato dalle donne incuriosite dall’avvenimento.


Presepe_di_GreccioD



L’ambiente è quello della chiesa del castello di Greccio, con il ciborio sulla destra derivato da esempi di Arnolfo di Cambio. Il fatto miracoloso è situato nel presbiterio della chiesa che, secondo la tradizione precedente la riforma tridentina della metà del Cinquecento, era diviso a metà dalla navata dell’iconostasi, che le donne non potevano oltrepassare.
La profondità della scena è sottolineata dal leggio, dal pulpito e dal grande crocifisso in alto, che si sporge dal rovescio “parchettato” verso la navata, un elemento di grande interesse. La raffigurazione affascina, perché contiene uno spaccato di vita contemporanea, quasi un fatto di cronaca di tardo Duecento. Molto sciupata a fine Settecento, fu restaurata verso il 1820. Discussa l’attribuzione: secondo alcuni studiosi, il disegno spetterebbe a Giotto e la stesura pittorica agli allievi. Secondo altri, si tratterebbe di un maestro romano, in particolare del secondo capo bottega, forse Pietro Cavallini, con il suo tipico modo di eseguire gli incarnati. (M@rt)







Edited by Milea - 29/8/2021, 11:53
 
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Miracolo_sorgenteP

Giotto
Storie di san Francesco
Il miracolo della sorgente, 1295- 1297/1299
affresco, 270 x230 cm
Assisi, Basilica superiore di San Francesco



Nella parete della controfacciata sono raffigurati due episodi che si svolgono in un aperto paesaggio, che allude alle selve e ai boschi frequentati da Francesco. Il primo rappresenta Il miracolo della sorgente, così descritto da Bonaventura da Bagnoregio: “Il beato Francesco salendo su di un monte, a causa delle sue infermità in groppa a un asino appartenente a un pover’uomo, fece scaturire per costui ch esi sentiva morire dalla sete, con la forza della propria preghiera, acqua dalla roccia che né prima né dopo fu mai più vista” (Legenda maior VII,12).


Miracolo_sorgenteD



Il monte su cui si sta avviando Francesco, infermo dopo un volontario ritiro, è stato interpretato dal pittore come quello della Verna, dove si svolgerà l’episodio delle stigmate, dipinto più avanti. E’ stato notato che Francesco inginocchiato,le braccia alzate, assomiglia a Cristo che ascende. Il paesaggio pietroso indica una sensibilità naturalistica più arcaica rispetto alla futura evoluzione di Giotto, ciò che ha fatto sostenere ai fautori di “Giotto” l’intervento di aiuti, in una composizione da lui progettata e disegnata. Per i sostenitori di “non Giotto”, cioè in questo caso Pietro Cavallini, tutti i visi sono trattati nel modo di quest’ultimo, considerato secondo capo bottega.

Assetato



La figura dell’assetato è stata resa famosa dalla definizione del Vasari: “l’assetato, nel quale si vede vivo il desiderio delle acque”. (M@rt)






Edited by Milea - 29/8/2021, 11:55
 
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Estasi_San_FrancescoP

Giotto
Storie di san Francesco
Estasi di san Francesco, 1295- 1297/1299
affresco, 270 x230 cm
Assisi, Basilica superiore di San Francesco




estasiD


“Mentre il beato Francesco pregava fervidamente, fu visto dai frati con tutto il corpo sollevato da terra, le braccia protese in alto mentre lo avvolgeva una nuvoletta fulgidissima”. (Legenda maior X,4)

L’estasi del santo ha come scenario la solitudine di un bosco, ridotto a tre alberelli posti su una roccia, allusiva alla montagna del Tabor e della Verna.
La nuvola luminosa –sostiene Bonaventura da Bagnoregio- era “la luce risplendente del suo spirito”.

Francesco tende le braccia a forma di croce, mentre Dio nelle vesti di Cristo, si sporge a mezzo busto da una nuvola a benedire il prediletto Francesco, avvolto a sua volta da una nube.

I frati spettatori hanno alle spalle la città, creata da cubiche e colorate architetture.

Gli storici favorevoli all’attribuzione dell’opera a Giotto hanno notato, accanto a una composizione giottesca, l’intervento di aiuti nella stesura pittorica.

I sostenitori invece di Pietro Cavallini e bottega individuano la mano di questo maestro nei visi di Cristo e di Francesco e quella dei collaboratori nei visi dei frati.

I gesti dei religiosi denotano la nuova presa di possesso della realtà da parte del pittore, che indulge in particolari di forte naturalismo, come quei piedi calzati dai sandali. (M@rt)









Edited by Milea - 29/8/2021, 11:57
 
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PredicaUccelliP

Giotto
Storie di san Francesco
La predica agli uccelli, 1295- 1297/1299
affresco, 270 x230 cm
Assisi, Basilica superiore di San Francesco



E’ la seconda scena della controfacciata, così descritta nella Legenda maggiore: “Il beato Francesco andando a Bevagna predicò a molti uccelli i quali, quasi esprimendosi con gesti, protendevano le ali, aprivano il becco, toccavano la sua tunica; tutto questo lo videro i compagni che aspettavano sul ciglio della strada” (Legenda maior XII,3). L’immagine dipinta è una delle più famose per la sua semplicità accattivante e per il tema, cui i letterati dell’Ottocento dedicarono molte pagine, cercando di scoprire i rapporti di “Giotto” con le idee francescane.


PredicaUccelliD



Bonaventura nella sua Legenda maior, celebra i poteri straordinari di Francesco, come quello di parlare agli uccelli, simbolo forse dei poveri e degli emarginati. Rifiniti a secco, i bei volatili appaiono purtroppo danneggiati, la natura semplice è sottolineata dagli alberi in fiore di una limpida primavera. I contestatori della paternità giottesca della scena ( e del ciclo), individuano nei visi dei personaggi i modi del secondo capo bottega. (M@rt)






Edited by Milea - 29/8/2021, 12:00
 
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