Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!
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Dalle piantagioni alle città
Il blues, canto solistico di argomento profano, diventa popolare presso il pubblico nero Americano, solo durante gli anni Venti, ma nasce dalle compagne del Sud degli Stati Uniti già nella seconda metà dell’Ottocento. La fine della guerra civile (1861-1865) portò finalmente all’abolizione della schiavitù, ma non all’uguaglianza reale fra bianchi e neri. Molti ex-schiavi, anzi, furono scacciati dagli ex-padroni e videro peggiorare improvvisamente la loro condizione, perché si trovarono in un ambiente ostile, costretti a lavori a cui non erano abituati. Nel blues viene descritta la povertà e l’emarginazione in cui vivevano i neri americani.
Troviamo infatti, canti che descrivono il vagabondo in cerca di lavoro o di un posto dove dormire; altri che testimoniano lo stato d’animo di chi è costretto a vivere lontano dalle persone care; altri ancora che parlano della condizione delle donne, doppiamente emarginate in quanto donne e in quanto nere. Il blues è un canto di liberazione, ma non religiosa; è un lamento. Il termine blues nasce da un’espressione del Seicento, di uno scrittore elisabettiano, “blues devil” per esprimere un modo di sentirsi particolarmente triste, un modo di abbandonarsi alla tristezza.
Il blues si è articolato in:
- country blues, sviluppatosi nelle campagne e nelle piantagioni al delta del Mississipi, da cantanti girovaghi, spesso ciechi, che si guadagnavano così da vivere. E’ la base di molta della musica odierna ( rock and roll).
Kindhearted Woman Blues (1936)
- city blues, legato alle città e all’immigrazione verso le metropoli ( Chicago, New York, Detroit…) attraverso la voce di cantanti nere, che parlano dei problemi della segregazione, dell’emarginazione e dell’alcolismo. Tema principale è l’abbandono da parte del loro uomo, che è alcolizzato.
St. Louis Blues
I hate to see that evening sun go down I hate to see that evening sun go down 'Cause, my baby, he's gone left this town Feelin' tomorrow like I feel today If I'm feelin' tomorrow like I feel today I'll pack my truck and make my give-a-way St. Louis woman with her diamond ring Pulls that man around by her If it wasn't for her and her That man I love would have gone nowhere, nowhere I got the St. Louis Blues Blues as I can be That man's got a heart like a rock cast in the sea Or else he wouldn't have gone so far from me I love my baby like a school boy loves his pie Like a Kentucky colonel loves his mint'n rye I love my man till the day I die
St. Louis Blues
Detesto vedere il sole che tramonta la sera sì, detesto vedere il sole che tramonta la sera mi fa pensare che è anche il mio ultimo giro. Se domani sto come oggi se domani sto come oggi faccio fagotto e me ne vado via. Una di St.Louis con un anello di brillanti se lo porta appresso, legato ai lacci del suo grembiule se non era per la cipria e tutti quei posticci il mio uomo adesso non andrebbe in nessun posto, in nessun posto. Lui deve avere il cuore come uno scoglio in mezzo al mare altrimenti non se ne sarebbe andato così lontano da me.
Bessie Smith (Chattanooga, 15 aprile 1894 - Clarksdale, 26 settembre 1937) viene considerata la più popolare e talentuosa cantante blues e jazz degli anni Venti e anni Trenta. Soprannominata l'Imperatrice del Blues per la sua voce elegante e imponente, influenzò tutta la musica americana successiva. Ballerina, attrice comica e mima, morì dissanguata, per le conseguenze di un incidente automobilistico. Secondo voci non confermate, la cantante sarebbe stata rifiutata da tre ospedali dell’Arkansas, pur essendo famosa, in quanto nera. Secondo quanto invece ricostruito dal biografo Chris Albertson nel suo libro Bessie, pubblicato nel 1972, l'ambulanza portò Bessie Smith dal luogo dell'incidente direttamente all'ospedale per neri di Clarksdale, dove i sanitari si presero immediatamente cura di lei. Ciononostante non riprese più conoscenza, e morì poche ore dopo. (M.@rt)