Il Palio dei 150 anni: vince la contrada dell'Oca, Vince proprio la contrada che veste il bianco, rosso e verde.

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Milea
view post Posted on 3/7/2011, 13:25 by: Milea     +2   +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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Drappellone del 2 Luglio 2011



presentazionepaliolugli


Quando Tullio Pericoli accettò di dipingere il Palio del 2 luglio 2011, chiese subito una raccolta di immagini del paesaggio senese, che conosceva per la sua bella fama ma non proprio accuratamente e direttamente, per porlo alla base della sua futura composizione. Tra le tante esperienze che Pericoli ha condotto nel campo dell'arte e del design, è andato via via preferendo la raffigurazione del paesaggio, fino quasi a perdercisi dentro (sorta di "naufragio leopardiano") attraverso una sua lettura accuratissima fino alla pignoleria e una sua restituzione fine nei dettagli e passata al vaglio delle reminiscenze letterarie, appunto.

Ma poi Pericoli nella sua, inevitabilmente breve, preparazione dell'impresa ha capito che le Terre di Siena col Palio c'entrano poco e che esso è un fenomeno nato nelle strette e tortuose strade della città, fra i suoi popoli che si toccano ogni giorno, tra i palazzi, più grandi o più piccoli ma ugualmente nobili, che formano un intreccio inestricabile incombente sullo spazio eterno e sconfinato di una Piazza, dove una sequenza di cavalli conduce una giostra che non ha limiti e che li porta a sprigionare una potenza incontenibile, un attrito tanto violento da produrre al contatto con questa terra di città, una pennellata appena per un sottile strato di terra vera, un contatto istantaneo ma tremendo, una fiamma senza argini, una vampa - se ne accorse Montale nella sua celeberrima lirica che forse meglio di ogni altra descrizione connota la nostra Festa ma anche la complessità della ricerca del nostro più grande poeta del ‘900 - una vampa che genera tale temperatura da estinguere, nella fulminea circostanza, ogni altra sensazione, ogni altra aspettativa.

contradesiena

Troppa vampa ha consumati gli indizi che scorgesti, dichiara Eugenio Montale rassegnandosi all'impossibilità di ravvisare con la ragione ciò che sta accadendo ma accorgendosi che la straordinaria potenza degli atti, di cui la fuga irrefrenata dei barberi costituisce l'aspetto incisivo, ci avvicinerà alla verità e all'eternità, facendoci partecipi di questo raro e quindi prezioso giorno dei viventi.

Fede futurista e cuore selvaiolo, la aeropoetessa Dina Cucini evidenziava medesime impressioni nella lirica del 1942 Palio vampa del dinamismo senese dove descrive cavalli rampanti in rossa furia, una furia liberata che si scatena/... in triplice vertigine ululata/... in galoppo furioso ebbro nerbante, peraltro sulla scia del suo mentore Filippo Tommaso Marinetti, che nel 1937 sul “Corriere della Sera”, aveva definito la corsa senese una rosseggiante vampata di velocismo futurista.

Alla base della raffigurazione della storica contesa Pericoli ha posto la figura poderosa e rassicurante dell'Italia, cui il Palio di questo Luglio è dedicato nella ricorrenza centocinquantenaria della unificazione. Pericoli ha scelto come icona dell'anniversario una figura per lui particolarmente evocativa: la Maddalena del polittico di Montefiore d'Aso di
Carlo Crivelli, una delle opere più note dell'artista veneziano e, di più, una delle raffigurazioni femminili più intriganti e significative pur in un momento di grande confronto e mescolamento tra le scuole artistiche italiane, complicato anche da primi e più penetranti apporti dei maestri fiamminghi.
Crivelli tenne nelle Marche, lungo quasi tutta la seconda metà del Quattrocento, una bottega ricercata e prolifica, aperta alle esigenze semplici dei borghesi che usando devozione a una immaginetta casalinga miravano a salvarsi l'anima e anche a quelle, più sofisticate della Curia di Ascoli, verso le cui sporadiche committenze offrì il meglio di sè, con generosa e impegnata dedizione.

Ma Crivelli lavorò soprattutto per e insieme ai frati minori osservanti delle Marche, i religiosi che ancora freschi dell'insegnamento di San Bernardino da Siena, molto presente e attivo in quei territori, badavano al sodo e puntavano a riferirsi a fisionomie riconoscibili e a tipizzazioni realistiche. I personaggi che, grazie a Crivelli, andarono a popolare i conventi dei francescani, avevano i tratti del paesano e la convinzione, l'aspettativa o la diffidenza di ogni interlocutore che i religiosi potevano incontrare nella loro giornaliera missione.
Con questa umanità e questa ironia Crivelli offriva al convento dei Francescani di Montefiore, nel 1472, un caposaldo della pittura del Rinascimento in Italia.
Con la medesima attenzione alla sintesi Tullio Pericoli ci regala questo Drappellone, dove una figura coronata e quindi regina vera di questa Italia per tanti aspetti ancora giovane ma resa matura dai soprassalti della Storia, ci offre, con liberalità e allegria, i suoi frutti.
Questa Regina, così vicina alla Vergine nostra protettrice, ci introduce alla fortuna e alla speranza.
Questa Regina afferma che noi senesi, che noi italiani, malgrado tutto, ce la faremo.
MAURO CIVAI, Direttore del Museo Civico Fonte

Edited by Moka_Lady - 12/8/2015, 18:53
 
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