Il Palio dei 150 anni: vince la contrada dell'Oca, Vince proprio la contrada che veste il bianco, rosso e verde.

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view post Posted on 3/7/2011, 11:41     +2   +1   -1
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Palio di Siena, vince la contrada dell'Oca

Il cavallo Mississippi, montato da Giovanni Atzeni, ha trionfato
nettamente nella prima prova della corsa




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Il fantino dell'Oca, Giovanni Atzeni, in trionfo dopo aver vinto il Palio del 2 luglio


L’Oca si è aggiudicata il Cencio di Pericoli dopo una grande corsa di Giovanni Atzeni detto Tittia e Mississippi, cavallino di proprietà del torraiolo Osvaldo Costa.
L' esordiente baio Mississippi è stato magistralmente condotto da Tittia, che bissa così il successo del 2007. E proprio i colori sono i "protagonisti" di questa carriera dedicata ai 150 anni dell'Unità d'Italia e vinta proprio dalla contrada che veste il bianco, rosso e verde.

La corsa ha poca storia, mossa rapida con Bruco, Drago e Montone in testa, Gingillo giro primo a San Martino ma sbaglia clamorosamente il Casato e finisce sul tufo. Tittia è bravo a sfruttare l'occasione e si lancia in testa, non perdendo più il comando. Portando la festa in Fontebranda.

IL CAVALLO MORTO- Questo Palio però è anche quello delle polemiche per la morte del cavallo della Chiocciola che non si placano. La caduta tragica aveva contrassegnato la vigilia della gara riaccendendo le polemiche.
Il Ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, aveva preso posizione contro la kermesse che da tempo le associazioni animaliste contestano e definiscono crudele e anacronistico, mentre altri esponenti del governo la difendono.



L'ultima affermazione è quella del sottosegreatrio ai Beni Culturali, Francesco Giro, che ammette imbarazzato che l'incidente "complica e rende praticamente impossibile l'avvio anche per il 2012 della procedura di candidatura Unesco per il riconoscimento di questa tradizione all'interno della lista dei beni immateriali prevista dalla convenzione del 2003". A Siena se ne faranno una ragione.


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Il Drappellone dipinto da Tullio Pericoli

Nella figura della Madonna la rappresentazione dell’Italia unita



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Tullio Pericoli ha dipinto il drappellone per il Palio del 2 luglio 2011, in onore della Madonna di Provenzano, e dedicato ai 150 anni dell’Unità d’Italia.
Il famoso artista marchigiano, apprezzato dalla critica nazionale e internazionale, ha riportato nel drappo di seta l’elegante capacità dialettica che lo ha reso famoso, sia nell’iconografia paesaggistica sia nei ritratti.

In alto, infatti, uno spaccato della città che riporta, nei tratti e nei colori, a una Siena del Medioevo ma, anche, a una visione onirica di un costruito capace di allentare i tempi per mostrare una dimensione di civitas.

Immediatamente sotto al paesaggio urbano un particolare della Piazza con sette cavalli neri lanciati nella corsa. Veri e propri destrieri montati da fiamme di fuoco. Il fuoco, uno dei quattro elementi classici della filosofia greca. Il fuoco che continua a rappresentare, nell’immaginario collettivo, amore, passione, forza. Caratteristiche tutte contenute nella grande Feste senese e che, nell’opera di Pericoli, sostituiscono la figura del fantino. “Vampa”, per usare una parola scelta da Montale ne Le occasioni, così rendere visiva la potenza impiegata dall’animale nel suo volo sul tufo, ma anche molto altro.

Centrale, e dominante, l’immagine della Madonna che, al contempo, incarna l’Italia. Ha un volto terreno. Richiama, nei lineamenti, una patriota del Risorgimento. Cuore e volontà in un corpo di donna. Dolcezza, carica di sacralità, nello sguardo diretto a chi la guarda e nella postura delle mani. Nella destra tiene tre mele, ognuna dipinta con uno dei colori della bandiera italiana. Il tono del rosso, è meno vivo, ma solo per una scelta pittorica dovuta alla cromia dell’insieme, in particolare con il festone di frutti che si staglia in orizzontale dietro la testa della Vergine. Nella mano sinistra ancora il tricolore: è un nastro che, con delicatezza, le cinge la vita.

Quando l’arte riesce a innescare il suo linguaggio universale, allora l’occhio che la scruta trova il pensiero e i sentimenti dell’artista. Lo spettatore non resta passivo. L’opera realizzata diventa carica di vita e significati che vanno oltre il segno, oltre il colore. Tullio Pericoli è riuscito, ancora una volta, a creare questa magia con un dipinto in grado di stimolare commistioni di sensi.

L’artista conosciuto nel mondo: ha esposto in Germania, come in Svezia, negli Stati Uniti come in Francia e Irlanda; collaboratore, fin dagli anni ’60, di riviste: Linus, Corriere della Sera, L’Espresso, La Repubblica, riesce a dar forza alla sua concettualità anche senza ricorrere al cromatismo della tavolozza. Lo dimostra, nella parte finale del drappellone, dove il bestiario contradaiolo emerge, comunque, dalla seta, nonostante la delicatezza di tratti sottili di ocra, arancio e marrone, incorniciati da fili in nero.

Diversi generi, miscelati con estrema cura, a dimostrazione di un percorso creativo libero da stereotipi e carico di fascinazione, in grado di raccontare la bellezza del mondo attraverso un momento di storia e di vissuta umanità.

Il Palio dipinto da Pericoli rappresenta un “anacronismo sincronico” per i recuperi dalla memoria proiettati, abilmente, nella temporalità dell’oggi. Fonte



Edited by Milea - 15/8/2014, 23:17
 
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Palio di Siena del 2 luglio 2011

I voti ai 9 fantini
che sono scesi sul tufo di Piazza del Campo.

Gabriele Voltolini


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oca

Giovanni Atzeni detto Tittia: 9,5
OCA.
Ha fatto un Palio magistrale. Partito bene nonostante la posizione alta al canape, al primo San martino compie un autentico capolavoro girando in seconda posizione dietro al Bruco. Aiutato dalla caduta di Gingillo al primo Casato, da quel momento in poi prende la testa e non la lascia più, disegnando traiettorie fantastiche.

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Walter Pusceddu detto Bighino: 8
ISTRICE.
Parte bene dal primo posto, ma non ci pensa un attimo, fa sfilare Bruco, Drago e Montone e si porta alto per ostacolare la Lupa (che quasi cade dopo la fonte). Al Primo San Martino la ostacola nuovamente e finisce il suo Palio al Casato per inciampando sul cavallo della Civetta a terra. Doveva fermare la Lupa? Compito eseguito alla perfezione.

drago3

Alessio Migheli detto Girolamo: 7
DRAGO.
Parte molto bene insieme a Bruco e Montone, ma al primo San Martino è più esterno e si fa infilare dall’Oca. Resta sempre a contatto con i primi. Unico neo? Non disegna traiettorie perfette, ma dimostra di esserci.

civetta4

Andrea Mari detto Brio: 6,5
CIVETTA.
Da la mossa dopo pochissimi minuti, si porta subito basso ed in entrata a San Martino disegna una traiettoria interna incredibile appoggiandosi sulla Tartuca. Il Montone però riesce a sfilare e lui si appoggia ai materassi rischiando di cadere, cosa che avverrà immediatamente dopo prima dell’impostazione del Casato. Se fosse riuscito a girare quel primo San Martino chissà…

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Jonathan Bartoletti detto Scompiglio: 5,5
VALDIMONTONE.
Prende la mossa alla grande mettendo la testa avanti. Essendo all’esterno rispetto a Gingillo, prova a nerbare il cavallo del Bruco per cercare di coprirlo, ma non ci riesce. Al primo San Martino gira un po’ troppo largo e trova un intoppo che ne compromette definitivamente il Palio. Ci prova fino alla fine, ma le risposte del cavallo sono insufficienti.

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Giosuè Carboni detto Carburo: 5,5
TARTUCA.
Il suo primo Palio finisce dopo pochi metri a San Martino, spinto verso l’esterno dalla grande entrata del Mari. Dopo la mossa si fa strizzare da Drago e Montone finendo dietro. Poteva fare di più vista la posizione favorevole in partenza.

bruco7

Giuseppe Zedde detto Gingillo: 5
BRUCO.
Croce e delizia. La mossa lo favorisce e parte in testa, resistendo agli attacchi del Montone in entrata a San Martino. Gira primo alla grande, con 2 colonnini di vantaggio sull’Oca, ma al primo Casato getta tutto al vento con un’entrata sciagurata. Vedendo cosa riesce a fare lo scosso Lampante dopo la caduta, aveva letteralmente il Palio in mano e può mangiarsi le mani.

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Luigi Bruschelli detto Trecciolino: 4
PANTERA.
Quando si parte è l’unico rigirato che non prende la mossa. Cerca di portarsi basso, ma gira settimo e conclude il suo anonimo Palio nelle retrovie, nonostante al terzo giro cerchi di recuperare qualche posizione. Chi l’ha visto?

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Gianluca Fais detto Vittorio: 3,5
LUPA.
Uno dei favoriti della vigilia, invece si è rivelato la vera delusione di questo Palio. Alla mossa si fa trovare impreparato e quando la Civetta entra, Elfo scarta e si alza sui posteriori. Il Pusceddu lo fa quasi cadere prima di San Martino. Gira ultimo, si fa nerbare ancora da Bighino e nel disperato tentativo di rimonta dalle retrovie al terzo giro, sbatte a San Martino finendo la sua corsa sul tufo.


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Fonte



Edited by Milea - 15/8/2014, 23:10
 
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view post Posted on 3/7/2011, 13:25     +2   +1   -1
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Drappellone del 2 Luglio 2011



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Quando Tullio Pericoli accettò di dipingere il Palio del 2 luglio 2011, chiese subito una raccolta di immagini del paesaggio senese, che conosceva per la sua bella fama ma non proprio accuratamente e direttamente, per porlo alla base della sua futura composizione. Tra le tante esperienze che Pericoli ha condotto nel campo dell'arte e del design, è andato via via preferendo la raffigurazione del paesaggio, fino quasi a perdercisi dentro (sorta di "naufragio leopardiano") attraverso una sua lettura accuratissima fino alla pignoleria e una sua restituzione fine nei dettagli e passata al vaglio delle reminiscenze letterarie, appunto.

Ma poi Pericoli nella sua, inevitabilmente breve, preparazione dell'impresa ha capito che le Terre di Siena col Palio c'entrano poco e che esso è un fenomeno nato nelle strette e tortuose strade della città, fra i suoi popoli che si toccano ogni giorno, tra i palazzi, più grandi o più piccoli ma ugualmente nobili, che formano un intreccio inestricabile incombente sullo spazio eterno e sconfinato di una Piazza, dove una sequenza di cavalli conduce una giostra che non ha limiti e che li porta a sprigionare una potenza incontenibile, un attrito tanto violento da produrre al contatto con questa terra di città, una pennellata appena per un sottile strato di terra vera, un contatto istantaneo ma tremendo, una fiamma senza argini, una vampa - se ne accorse Montale nella sua celeberrima lirica che forse meglio di ogni altra descrizione connota la nostra Festa ma anche la complessità della ricerca del nostro più grande poeta del ‘900 - una vampa che genera tale temperatura da estinguere, nella fulminea circostanza, ogni altra sensazione, ogni altra aspettativa.

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Troppa vampa ha consumati gli indizi che scorgesti, dichiara Eugenio Montale rassegnandosi all'impossibilità di ravvisare con la ragione ciò che sta accadendo ma accorgendosi che la straordinaria potenza degli atti, di cui la fuga irrefrenata dei barberi costituisce l'aspetto incisivo, ci avvicinerà alla verità e all'eternità, facendoci partecipi di questo raro e quindi prezioso giorno dei viventi.

Fede futurista e cuore selvaiolo, la aeropoetessa Dina Cucini evidenziava medesime impressioni nella lirica del 1942 Palio vampa del dinamismo senese dove descrive cavalli rampanti in rossa furia, una furia liberata che si scatena/... in triplice vertigine ululata/... in galoppo furioso ebbro nerbante, peraltro sulla scia del suo mentore Filippo Tommaso Marinetti, che nel 1937 sul “Corriere della Sera”, aveva definito la corsa senese una rosseggiante vampata di velocismo futurista.

Alla base della raffigurazione della storica contesa Pericoli ha posto la figura poderosa e rassicurante dell'Italia, cui il Palio di questo Luglio è dedicato nella ricorrenza centocinquantenaria della unificazione. Pericoli ha scelto come icona dell'anniversario una figura per lui particolarmente evocativa: la Maddalena del polittico di Montefiore d'Aso di
Carlo Crivelli, una delle opere più note dell'artista veneziano e, di più, una delle raffigurazioni femminili più intriganti e significative pur in un momento di grande confronto e mescolamento tra le scuole artistiche italiane, complicato anche da primi e più penetranti apporti dei maestri fiamminghi.
Crivelli tenne nelle Marche, lungo quasi tutta la seconda metà del Quattrocento, una bottega ricercata e prolifica, aperta alle esigenze semplici dei borghesi che usando devozione a una immaginetta casalinga miravano a salvarsi l'anima e anche a quelle, più sofisticate della Curia di Ascoli, verso le cui sporadiche committenze offrì il meglio di sè, con generosa e impegnata dedizione.

Ma Crivelli lavorò soprattutto per e insieme ai frati minori osservanti delle Marche, i religiosi che ancora freschi dell'insegnamento di San Bernardino da Siena, molto presente e attivo in quei territori, badavano al sodo e puntavano a riferirsi a fisionomie riconoscibili e a tipizzazioni realistiche. I personaggi che, grazie a Crivelli, andarono a popolare i conventi dei francescani, avevano i tratti del paesano e la convinzione, l'aspettativa o la diffidenza di ogni interlocutore che i religiosi potevano incontrare nella loro giornaliera missione.
Con questa umanità e questa ironia Crivelli offriva al convento dei Francescani di Montefiore, nel 1472, un caposaldo della pittura del Rinascimento in Italia.
Con la medesima attenzione alla sintesi Tullio Pericoli ci regala questo Drappellone, dove una figura coronata e quindi regina vera di questa Italia per tanti aspetti ancora giovane ma resa matura dai soprassalti della Storia, ci offre, con liberalità e allegria, i suoi frutti.
Questa Regina, così vicina alla Vergine nostra protettrice, ci introduce alla fortuna e alla speranza.
Questa Regina afferma che noi senesi, che noi italiani, malgrado tutto, ce la faremo.
MAURO CIVAI, Direttore del Museo Civico Fonte

Edited by Moka_Lady - 12/8/2015, 18:53
 
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