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Francisco José de Goya y Lucientes La lattaia, 1825-1827 olio su tela, 74x68 cm Madrid, Museo Nacional del Prado
“Un realismo apparente, totalmente obiettivo, di immagine che sembra sognata; una figura ideale come è ideale la sua posizione seduta, inclinata in avanti, vaporosa, resa poetica come fosse un addio a un’arte che ha consegnato in quest’opera tutte le sue immense possibilità di futuro. Qui si trova l’impulso migliore, non quello che si limita a consegnare gli effetti del sole, bensì quello che plasma gli aneliti dell’anima. Persino la stessa materia pittorica è irreale, poiché Goya ha mescolato all’olio, amido e sabbia fine. Così nel suo fazzoletto bianco, restano gorgoglii di un impasto che le conferiscono un effetto plastico e mentale.
Un quadro, infine, delizioso, dal cromatismo allegro, dove predominano un verde intenso, di smalto, e il nero. I capelli cadono come un’aureola sul volto di profilo. E’ “il canto del cigno” di Goya, la sua sfida ai realismi che alla sua epoca e in tutte le epoche, formavano uno dei poli dell’arte e la sua creazione dell’immagine è davvero eterea e di dolce armonia, quasi musicale, senza che alcun tipo di naturalismo dissimuli l’effusione propria dell’arte di Goya. Davanti a un’opera come questa si può parlare di Manet, del Manet impressionista, superato da Goya per quanto concerne la freschezza della pennellata, la profondità del carattere e perfino la modernità e la fragranza del colore” (José Camón Aznar, Francisco de Goya: 1746-1828, 1980-1982). (M.@rt)
Edited by Milea - 25/9/2021, 09:55
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