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Francisco José de Goya y Lucientes Goya curato dal dottor Arrieta, 1820 olio su tela, 117x79 cm Minneapolis, Institute of Arts
“L’opera può essere considerate una tavola di ringraziamento, eseguita nella forma di un doppio ritratto. Scorgiamo la luce strappare all’oscurità due volti fantomatici: il vecchio Goya nella prostrazione dell’agonia, seduto sopra un modesto lettino, e il giovane dottore che lo sostiene, mentre con una mano gli porge la medicina. Dalle tenebre compatte che chiudono il fondo, sbuca, distribuito sui lati, un terzetto di figure. La loro identità non appare troppo riconoscibile e l’interpretazione più corrente può essere accolta anche da noi: si tratta di un prete con il calice, il viatico dei moribondi, assieme ai suoi accompagnatori.
La gravità del male viene sottolineata da questa presenza sacramentale: Goya si dibatte sulla soglia che separa la vita e dalla morte. […] Il centro della tavola si trova […] nel gesto con cui le mani del vecchio Goya afferrano il bordo bianco del lenzuolo e lo stanno brancicando. Che cosa potrà simbolizzare il rosso della coperta se non lo spargimento di sangue, l’azione della morte? Avvolto nel tramonto dei valori cristiani e fasciato dallo stesso dubbio che rode i principi della ragione, Goya sulla soglia della modernità, arretra fino a recuperare a tentoni un gesto legato alla sorte immutabile: l’uomo faccia a faccia con il suo destino di morte. […] invece di subirlo nella passività, il pittore lo mette in questione e lo interroga”. (Alberto Boatto, Narciso infranto: l’autoritratto moderno da Goya a Warhol, 1997). (M.@rt)
Edited by Milea - 25/9/2021, 10:08
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