Francisco José de Goya y Lucientes, Biografia dell'artista

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view post Posted on 11/6/2011, 17:46     +1   +1   -1
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Francisco José de Goya y Lucientes


“Goya, incubo folto di misteri, di feti
che le streghe fanno cuocere nei loro sabba,
di vecchie che si specchiano, di ragazze nude
che s'aggiustano le calze per tentare i demoni. “


[ I fiori del Male, C. Baudelaire ]



goya-self-portrait

Francisco José de Goya y Lucientes nasce a Fuendetodos, piccolo villaggio dell'Aragona nei pressi di Saragozza, il 30 marzo 1746. Il padre José era un maestro doratore, figlio di un notaio di provincia, mentre la madre, Gracia Lucientes, era una hidalga, apparteneva cioè al più basso ordine della nobiltà spagnola.

Quarto di sei fratelli (Rita battezzata nel 1737, Tomás battezzato nel 1739, Jacinta battezzata nel 1743, quindi il pittore nato nel 1746 seguito da Mariano 1750 e Camilo 1753), frequenta a Saragozza un istituto religioso, le Escuelas Pías de San Antón, dove ha come compagno di scuola Martín Zapater, che rimarrà suo intimo amico per tutta la vita e di cui rimane una cospicua corrispondenza di 131 lettere scritte dall'artista fra il 1755 e il 1801.

Probabilmente l'istruzione offerta dalle Escuelas era poco più che sufficiente (Goya manterrà lacune tali da causargli spesso difficoltà di scrittura e ortografia) ma era comunque superiore a quella offerta dalla maggioranza degli istituti di provincia dell'epoca. Nel 1759 la famiglia Goya y Lucientes si trasferisce nella vicina Saragozza, dove qualche anno prima aveva comprato una casa, per permettere al padre di cercare un impiego migliore. Nel capoluogo aragonese, dall'età di quattordici anni, Goya frequenta come apprendista lo studio del pittore José Luzán y Martínez.

Trasferitosi nel 1763 a Madrid, partecipa senza successo al concorso indetto dall’Accademia di Belle Arti di San Fernando di Madrid per l'assegnazione di una borsa di studio. Presso Francisco Bayeu, divenuto pittore di corte, lavora come apprendista. Al bando successivo del 1766, Goya ritenta, sempre senza risultato, l'ammissione all'Accademia di Madrid.

Affascinato dalla pittura di Tiepolo conosciuta in Spagna, nel 1769 decide di partire per l'Italia a proprie spese, per studiare i maestri dell'antichità classica e rinascimentale. Visita Venezia, Siena, Napoli e Roma dove ha contatti con molti giovani artisti europei. Torna successivamente in patria e si stabilisce a Saragozza, dove ottiene l'importante commissione di alcuni affreschi per la basilica del Pilar.

Il 25 luglio 1773, Goya sposa Josefa Bayeu (1747-1812), sorella del suo amico Francisco Bayeu, pittore già affermato a corte. Grazie all'appoggio dei cognati, i pittori Ramón e Francisco Bayeu, nel 1774 riceve l'incarico di eseguire i cartoni per l'arazzeria reale di Santa Barbara, un lavoro che lo impegnerà per buona parte della sua vita.
Nel 1775 Goya e la moglie lasciano Saragozza per recarsi a Madrid. Qui, grazie all'interessamento del cognato Francisco Bayeu, Goya entra a lavorare presso la Real Fábrica de Tapices de Santa Bárbara.

Nel 1779 la Real Fábrica viene temporaneamente chiusa a causa di ristrettezze economiche dovute allo scoppio della guerra con l'Inghilterra. La chiusura dell'Arazzeria Reale fu per Goya un duro colpo, se non altro dal punto di vista economico.

Nel 1780 Goya viene accolto come membro della Reale Accademia di San Fernando. Negli anni successivi realizza un ciclo di dipinti a olio con giochi di bambini, comincia a dedicarsi ai ritratti e nel 1784, per il fratello del re, uno dei suoi dipinti più importanti: "La famiglia dell'Infante don Luis" (Mamiano di Traversetolo, Fondazione Magnani Rocca). Nello stesso periodo lavora anche per i duchi di Osuna eseguendo temi campestri per la loro residenza di campagna e alcuni ritratti di famiglia.

Dopo aver realizzato "La prateria di San Isidro", uno dei cartoni da arazzo per la camera dei principini al Pardo, nel 1789 riceve dal nuovo re, Carlo IV, la nomina a Pittore di camera.

Goya_self-portrait

La fama di Goya cresce: nello stesso anno realizza un grande ritratto della famiglia di Don Luis de Borbón, fratello minore del re Carlo III. Don Luis, avviato sin dall'infanzia alla carriera ecclesiastica, fu coinvolto nel 1775 in un grave scandalo a sfondo sessuale, pare che avesse storie con molte donne procurategli dal pittore Paret.

Goya viene colpito da una malattia molto grave che con il tempo lo porterà alla sordità: continua tuttavia a dipingere ritratti ("La duchessa d'Alba", 1795 e 1797), così come scorci di vita popolare ("La morte del picador", 1793), ma anche le prime scene di follia, stregonerie e supplizi.
Nel 1797 inizia a lavorare ai "Capricci", una serie di incisioni dove esprime con grande fantasia la sua ribellione contro ogni forma di oppressione e superstizione.

Alcuni dei suoi più intensi personaggi femminili - come "María Tomasa Palafox, marchesa di Villafranca" (1804); "Isabel de Porcel" (1804-1805); "La maja vestida" (1800-1805); "La maja desnuda" e "La famiglia di Carlo IV" (il più celebre tra i suoi ritratti di gruppo) - risalgono tutti ai primi anni dell'Ottocento.

L'invasione napoleonica del 1808, le feroci rappresaglie e il martirio del popolo spagnolo, lasciano un segno indelebile nella vita dell'artista che trova sfogo nelle incisioni dei "Disastri della guerra" (1810-1820) e in due celebri dipinti del 1814: "Il 2 maggio 1808" e "Il 3 maggio 1808".

Nel 1819 con il restaurarsi del regime borbonico in Spagna, Goya, caduto in disgrazia a corte, si trasferisce alla periferia di Madrid, sulle rive del Manzanarre. Qui dal 1820 al 1823 si dedica alle cosìddette “Pitture nere” realizzate ad olio su muro all'interno della sua casa. La “Quinta del sordo” era il modo informale in cui il pittore si rivolgeva alla propria abitazione che offriva ampio spazio ai suoi dipinti ormai dediti alla raffigurazione dei suoi "fantasmi"; immagini visionarie, scene di stregoneria, esorcismi attraverso il simbolismo e la deformazione espressiva prendono vita angosciante sotto le rapide pennellate informali e deformanti del pittore.

Preda della sua sordità dipingeva di notte con la tavolozza ridotta a pochi colori: bianchi sporchi, neri e ocre con qualche traccia di gialli e rossi, rendendo sempre più claustrofobica e angusta la sua casa (al confine della follia).
Nel 1824 parte per la Francia e si stabilisce a Bordeaux: qui muore il 16 aprile 1828.
I suoi ultimi lavori sono "La lattaia di Bordeaux" e un ritratto del nipote Mariano.


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Tazza_Goya15




Il lascito di un genio



A lungo nella pittura spagnola si avverte l’eco della personalità di Goya. Come già avvenuto nel Settecento, anche nell’Ottocento si nota una pluralità di orientamenti stilistici, anche se i pittori spagnoli non tralasciano mai del tutto le tradizioni. Il panorama si mostrerà cambiato solo con il XX secolo, però a Goya si guarderà sempre con ammirazione.

“Il suo pennello e il suo bulino, nella pittura come nelle incisioni, lacera il mondo, mostrandone le piaghe e le viscere, inquietandoci e facendoci vedere in lui un precursore di quanto di più oscuro, di più amaro, ma anche di più vero e corrosivo ci ha dato l’arte moderna che, con l’espressionismo, ha urlato e svergognato quanto vi è di crudele e col surrealismo, ha aperto le imposte dei misteriosi terrori e degli incubi erotici o sanguinosi che vengono svelati dal nostro subconscio di creature abbandonate” (Alfonso Pérez Sanchez - Goya and the spirit of enlightenment, 1989). (M.@rt)

“Io sono Goya!
Occhiaie di buche mi ha scavato a beccate il nemico,
volando sui campi spogli.
Io sono il dolore.
Io la voce della guerra, le città bruciate
Sulla neve dell’anno quarantuno.
Io, la fama.
Io la gola di una donna impiccata,
col corpo che batteva come una campana
sopra una piazza nuda…
Io sono Goya!
O grappoli della vendetta!
Ho spazzato d’un colpo a Occidente
La cenere di un ospite non invitato!
E nel cielo della memoria ho confitto stelle
Salde come chiodi.
Io sono Goya”


(Andrej Andreevič Voznesenskij, Nuovi poeti sovietici, 1961)





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Bibliografia delle opere trattate:
Mondadori/Arte ( I geni dell'arte)





Edited by Milea - 24/9/2021, 22:50
 
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view post Posted on 12/6/2011, 18:32     +1   +1   -1
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La Quinta del Sordo




La distribuzione dei dipinti nella casa


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Edited by Milea - 30/6/2012, 13:33
 
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L’ambivalenza della grande pittura

Tutte le metamorfosi di Goya: dal riformismo
giovanile al grottesco dell'ultima fase della sua vita




2 maggio 1808



"... Si comincia con l'ultimo decennio del ' 700, quando Goya è assurto ormai al rango di pittore più celebrato di Spagna. Da un lato egli gode di tutti i benefici dell'artista di corte, vezzeggiato come non mai dalla famiglia reale, ma dall'altro le sue frequentazioni personali (scrittori e intellettuali liberali di simpatie illuministe) lo spingono ad assumere posizioni chiaramente riformatrici. E l'oggettiva ambiguità in cui egli si ritrova, lo induce a ritagliarsi proprio nell'ambito del disegno, oltre che dell'incisione uno suo spazio segreto in cui scatenare la fantasia e dare finalmente pieno corso a quell'indagine (a un tempo satirica e pietosa) dell'animo umano, su cui fonderà l'universalità della sua arte. Ma si tratta di un processo lungo e faticoso. Ci vorrà del tempo prima che si dispieghi per intero tutta la dirompente carica rivoluzionaria raccolta nel suo occhio e nella sua mano. Il primo album (steso nell'estate del 1796, durante una lunga vacanza presso il palazzo della Duchessa d' Alba) risente ancora dell'atmosfera goduriosa, frivola e capricciosa della padrona di casa: e difatti il grosso dei disegni sono dedicati a lei o comunque all'universo femminino; si tratti di belle aristocratiche o delle prostitute che numerose battono le strade adiacenti il porto di Cadice. Donne al bagno, donne che rassettano casa, abbigliate col costume tradizionale: tutte sempre e comunque contrassegnate da un eros tanto dissimulato quanto prorompente.



Colosso


Già con l'album di Madrid (1796-1797) mutano i soggetti e il segno (più aspro e crudo), perché mutato è l'atteggiamento del pittore rispetto all'esistenza. Le precedenti leggerezze "settecentesche" lasciano progressivamente spazio a una satira sociale che si fa via via più pungente e diretta: le stesse scenette di vita quotidiana vere e proprie strip, sovente molto spiritose ora inglobano, nella loro apparente solarità, anche il lato oscuro, d' ombra. Fanno la loro prima comparsa maschere definite, immancabilmente, "crudeli". E con esse i primi mostri, i primi freaks.

L'ambivalenza enigmatica di Goya artista assieme realista e visionario, seguace dei Lumi e chiaroveggente inizia a dispiegarsi. E' la società spagnola che sta cambiando, e soprattutto la posizione del pittore, radicalmente critico nei confronti delle manifestazione più retrive e violente del potere. Il crescendo di drammaticità è perfettamente avvertibile ai tempi dell'album dell'Inquisizione (1808-1814).



Pentimento


Sono gli anni della rivolta patriottica contro Napoleone, ma anche quelli della crudele attività dell'Inquisizione, che nei disegni viene documentata con rara potenza ed efficacia attraverso scene di prigionia e tortura. Se da un lato la scelta civile contro l'oscurantismo politico è irreversibile, dall'altro si affaccia per l'artista l'impellente necessità di addentrarsi in quel mondo sconosciuto e pericoloso delle tenebre che così potentemente condiziona il comportamento degli uomini.

Lo spettro degli interessi che catalizzano l'attenzione di Goya si è ormai enormemente dilatato: gli ultimi quattro album senza dubbio i più belli ci restituiscono un'umanità dolente, povera, confusa. Don Chisciotte è solo, circondato dai suoi fantasmi. Due uomini si combattono come selvaggi, armati di colossali clave; altri due si strappano il volto a morsi. Il peso che un povero contadino deve portare sulle spalle è immane. Compaiono le famose streghe volanti, i matti rinchiusi in manicomi senza vie d' uscita. Nel frattempo il pittore si è trasferito da Madrid alla casa di campagna nota come "Quinta del sordo". E quel singolare espressionismo ante litteram, tipico delle "pitture nere", si riflette inevitabilmente anche negli album.



"Vision de bajan rinendo"



Ma c' è ancora spazio e tempo per un'ultima metamorfosi. Dopo la parentesi costituzionale del 1820, il re Ferdinando ha restaurato un potere dispotico e assolutista; Francisco pertanto decide di espatriare a Bordeaux con un gruppo di amici liberali. Pur non dimenticando gli orrori lasciati in patria, per lui si riaccende la curiosità e l'amore per la vita. Ne fa fede un ulteriore cambiamento nella tecnica e nuove sperimentazioni; quanto alla poetica, è del tutto evidente ormai il prevalere del fantastico e del grottesco. Goya cerca e innova di continuo, ma senza dimenticare mai il bagaglio della sua lunga, pregressa esperienza. E difatti ecco ritornare per quanto trasformati, a volte sotto l'impronta del terrore, altre della tenerezza molti di quei soggetti che avevamo visto rappresentati negli album d' esordio: il periplo dell'indagine sulla natura umana, in tutte le sue possibili forme e manifestazioni, si è concluso. Fonte



Un'opera della serie "Disastri di guerra, 1810-1820"







Edited by Milea - 25/9/2021, 00:32
 
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