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Francisco José de Goya y Lucientes La Marchesa de Santa Cruz, 1805 olio su tela, 107,9x124,7 cm Madrid, Museo Nacional del Prado
Doña Joaquina Téllez-Girón y Alonsa Pimentel, marchesa de Santa Cruz, già ritratta da Goya all’età di quattro anni con la famiglia ne I duchi de Osuna con i figli, è raffigurata in una posa memore della Venere di Urbino di Tiziano (1538), distesa su un letto con una fodera di un bel rosso setoso e delicato, ed è illuminata da una luce che da sinistra tornisce la bianca veste all’altezza della gamba e il collo del piede.
Joaquina indossa un abito di foggia classica, appena decorato da preziosi bottoni sulle bretelle in cima alle spalle, bordato di sottili ricami dorati, con lievi sfumature auree, che ritroviamo in fugaci guizzi nella stola nera che scenograficamente dal tornito braccio sinistro ricade sul letto, e poi tonalità dense e corpose nel giallo aranciato con sfumature color ambra della corona di pampini e uva che le cinge la testa.
Una lunga ciocca dei suoi capelli ricci ricade sul petto, plastico, dalla pelle delicate, quasi evanescente. Il volto è un poco arrossato, gli occhi sono di un bel color nocciola, lo sguardo un tantino malinconico. Regge la lira con la sinistra: lo strumento la farebbe identificare come la personificazione di Euterpe, musa protettrice del canto lirico, mentre i pampini sul capo di solito indicano un contesto iconografico di riferimento al dio greco Bacco. Secondo lo studioso cinquecentesco Cesare Ripa, l’attributo di Euterpe non è la lira, bensì il flauto, poiché la lira è attributo iconografico di Erato, musa della poesia amorosa.
I dubbi di interpretazione nulla tolgono alla qualità di questo ritratto di donna in veste di allegoria mitologica, anzi ci parlano degli interessi culturali di Joaquina, evidentemente ben cresciuta sul modello dei genitori, aristocratici intellettuali e colti mecenati. (M.@rt)
Edited by Milea - 25/9/2021, 10:40
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