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Francisco José de Goya y Lucientes
Cattura di Cristo, 1798
olio su tela, 300x200 cm
Toledo, Cattedrale
Questa splendida tela, presentata il 6 gennaio 1799 alla Real Academia de San Fernando, suscitò grande approvazione ed elogi, tanto che solo dopo due giorni fu collocata nella sagrestia della cattedrale di Toledo, per la quale era stata commissionata probabilmente già un decennio prima, come si evince dal bozzetto altrettanto riuscito, conservato al Museo Nacional del Prado.
La versione definitiva si presenta palesemente diversa dal suo studio, prezioso esempio, quest’ultimo, di vibrante esecuzione, realizzata con brevi tocchi di colore, con rapide e guizzanti pennellate molto vicine alla straordinaria resa espressiva dell’ultima produzione di Rembrandt, senza contorni, solo figure tracciate da puro colore, come lo stesso Goya disse all’amico Brugada: “ Sempre linee e mai corpi. Ma dove sono quelle linee in natura? Io vedo solo corpi illuminati e corpi che non sono, piani che avanzano e piani che retrocedono, rilievi e profondità. Il mio occhio non percepisce né la linea né i particolari. Non conto i peli della barba all’uomo che passa, né i bottoni di una giubba a falde trattengono il mio sguardo. Il mio pennello non deve essere migliore di me”.
La versione definitiva, ben accolta dalla critica del tempo, abbandona l’espressionismo del bozzetto per uno stile più accademico. Il risultato è un’ulteriore capolavoro, un’armonia cromatica, un insieme di volti, di atteggiamenti, di espressioni sadiche e brutali che tanto ricordano le innumerevoli indagini fisionomiche del visionario olandese Bosch. (M.@rt)
Edited by Milea - 25/9/2021, 11:19 |
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