Henri Julien Félix Rousseau, detto il Doganiere, Biografia dell'artista

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view post Posted on 2/4/2011, 16:42     +3   +1   -1
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Henri Julien Félix Rousseau, detto il Doganiere

“Non posso cambiare il mio stile ora che l'ho acquisito,
come si può immaginare, a forza di lavorare”
.



Henri_Rousseau__Myself-_Portrait__LandscapeP
Henri Rousseau - Myself- Portrait – Landscape
Io, ritratto-paesaggio, 1890
olio su tela, 143×110 cm
Národní Galerie, Praga



Henri Rousseau, detto il Doganiere, uno dei più noti pittori francesi, nasce il 21 Maggio 1844 a Laval e vive un'infanzia ed una fanciullezza segnate dalla povertà.
Come scolaro Henri Rousseau non è molto brillante e non riesce a diplomarsi, ma rivela un grande amore per la musica, la poesia e una certa dote per l'ortografia, cosa che, diciannovenne, gli vale un posto di impiegato presso un avvocato.

Henri_Rousseau

Purtroppo Henri Rousseau viene coinvolto da due colleghi di lavoro in un furto ai danni dell'avvocato per il quale lavorava. Viene scoperto e per evitare la prigione firma, come volontario, una ferma di sette anni che trascorse in fanteria come sassofonista nella banda militare. Durante il servizio militare conosce alcuni soldati reduci dalla campagna francese in Messico a sostegno dell'imperatore Massimiliano. Saranno molto probabilmente le loro descrizioni di quel paese che ispireranno le sue raffigurazioni vivide e lussureggianti della giungla, suo tema prediletto.

Dopo il congedo, nell'estate del 1868 Henri Rousseau si trasferisce a Parigi, trovando lavoro da scrivano presso un ufficiale giudiziario.
La vita di Henri Rousseau prosegue nella semplicità della piccola borghesia francese, fino al 1870 quando sposa Clèmence Boitard, figlia di un mobiliere, che gli darà sette figli e viene assunto presso il dazio della prefettura della Senna (anche se poi passa alla storia con l'appellativo di Doganiere). Il lavoro al dazio è un lavoro leggero con lunghi tempi morti.
E' proprio per vincere la noia che Henri Rousseau incomincia ad abbozzare veloci disegni a penna e piccoli studi ad olio di luoghi visitati o, più spesso, copiati dalle stampe o dalle fotografie. Il suo primo vero quadro è datato 1877.

Completamente autodidatta, Rousseau disegna per hobby, ma nel 1884 ottiene il permesso di entrare al Louvre per copiare i dipinti esposti. Nel 1885 Rousseau affitta un atelier in Avenue du Maine con il sogno di diventare pittore professionista. I suoi superiori, per favorirlo nelle sue aspirazioni artistiche, gli assegnano incarichi che gli lasciano il tempo per dipingere e studiare.

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Henri esordisce al Salon des Refusés, dove viene notato da Signac, che lo invita al Salon des Indépendants del 1886, dove espone quattro tele senza trovare la considerazione sperata.

Al “Salon des Indèpendants”, fondato da Georges Seurat per dar “voce” a quegli artisti non in linea con i gusti dell'epoca, Henri Rousseau partecipa a molte edizioni sempre senza successo
Nel 1888 la sfortuna si accanisce su Rousseau:durante un'epidemia di tisi, muoiono la moglie e cinque dei suoi figli. Il pittore, per evitare che la figlia sopravvissuta sia contagiata dalla malattia la affida ad un fratello che vive ancora ad Anger, tenendo con sè Henri-Anatole, l'altro figlio superstite.

Non ancora cinquantenne Henri Rousseau chiede ed ottiene il pensionamento anticipato per poter disporre di tutto il tempo da dedicare alla sua arte. Comincia una vita bohèmienne: i soldi della pensione sono insufficienti per vivere e per arrotondare è costretto a fare il suonatore ambulante, il decoratore per alcuni negozi, ad insegnare musica, ed ad eseguire ritratti su commissione.

Nel 1891 Henri Rousseau realizza il primo di una lunga serie di dipinti ambientati in giungle rigogliose ed irreali, abitate da animali. Questo tema, ripreso spesso da Henri Rousseau, suscita la pesante ironia dei critici, che pur cominciando ad essere meno duri nei suoi confronti, ne deridono le limitate capacità tecniche, sottolineando l’incongruenza della vegetazione, senza capire che non è reale ma frutto della sua straordinaria fantasia.

henrirousseau

Considerato un semplice e modesto “pittore della domenica”, finalmente, Rousseau inizia farsi strada ed a riscuotere una certa notorietà tra le menti più aperte e lungimiranti. Anche il 1897 è un anno particolarmente triste per il “Doganiere”, alla miseria della vita quotidiana si aggiunge la morte del figlio diciottenne Henri-Anatole, apprendista intagliatore.

Due anni dopo Henri Rousseau si risposa e, per far fronte alle aumentate necessità della famiglia è costretto ad intensificare le lezioni private di musica e iniziare a darne anche di disegno e pittura su ceramica, acquerello, pastello e miniatura. Ma Rousseau non era destinato ad avere una famiglia, dopo due anni la neo moglie Josèphine muore stroncata da un tumore. L’artista continua a vivere a Parigi, nonostante la vita grama.

Nel 1905 dopo due sfratti, affitta uno studio in rue Perrel, ed espone al Salon d’Automne con pittori del calibro di Henri Matisse, Paul Cézanne e Georges Braque. Pur avendo finalmente raggiunta una certa notorietà, Rousseau resta sempre povero ed in continue difficoltà economiche. Si impegna socialmente e partecipa ai fermenti rivoluzionari della sua epoca.

Vende le sue opere per il classico tozzo di pane e viene condannato per un tentativo di truffa ai danni di una Banca nel 1907, vittima dell' inganno di un amico. Inoltre Henri Rousseau si rifiuta di frequentare i luoghi di ritrovo degli artisti d'avanguardia e loro lo rimproverano per le incongruenze stilistiche, mentre i critici lo incolpano di non aver seguito studi regolari e di non l'aver frequentato l’atelier di un pittore accademico.

Tuttavia Rousseau è compreso da grandi pittori come Paul Signac, Pablo Picasso e Paul Gauguin che lo apprezzano in vita e, dopo la sua morte si preoccupano di “spiegarlo” ai contemporanei. Molti pittori Espressionisti, i Cubisti, i Metafisici, i Surrealisti rivelano nei loro lavori l'influenza di Henri Rousseau, prendendo dal Doganiere spunti ed atmosfere.

Henri Rousseau muore il 2 Settembre 1910, per cancrena ad una gamba, a causa di una ferita trascurata e sepolto in una fossa comune. Il mondo esotico della fantasia del pittore diventa visione onirica di una vita psichica gioiosa e libera, sarà il seme che germoglierà vigoroso con la pittura naif.

Clicca sulla tazza sottostante

per visualizzare tutte le opere trattate in questa sezione



Tazza_Rosseau15




La sua arte



Non pochi lo valutarono come un semplice pittore naif, privo di qualunque spessore artistico. Fra gli “epiteti” che gli vennero rivolti dai contemporanei troviamo aggettivi come sprovveduto, incolto, ingenuo, candido e via elencando. In seguito, un maggior assestamento critico e un inquadramento più lucido della sua produzione ha permesso di rendere merito al suo valore di artista. Quella che sembrava la sua debolezza (ossia l'essere appunto naif), si è invece rivelata la base della sua autentica originalità.

Dopo la sua morte, il suo stile “primitivo”, caratterizzato da colori vivaci, da un disegno volutamente piatto e dai soggetti fantasiosi, furono imitati dai pittori moderni europei. Proprio perché sprovveduto, “incolto” e privo di regole, Rousseau verrà visto come un artista capace di superare con il proprio candore la tradizione, estrinsecando liberamente la sua interiorità al di là delle regole accademiche. Oggi è considerato il più personale e il più autentico dei naif della pittura moderna.




The paintings of Henri Rousseau & Maurice Ravel's “Pavane Pour Une Infante Defunte”




Bibliografia delle opere trattate: Rizzoli/Skira, I classici dell'arte


Edited by Milea - 18/8/2021, 17:08
 
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view post Posted on 7/7/2013, 15:25     +1   +1   -1
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L’enigma del Doganiere:
dalla natura con furore



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Nel 1910, Ardengo Soffici, su La Voce - che era allora la tribuna principale della conoscenza, in Italia, dell'avanguardia artistica francese - pubblicava un saggio sul Doganiere Rousseau, morto quell'anno stesso, instaurando uno strano e sulle prime sorprendente parallelo con Paolo Uccello: "Come lui, Rousseau vive in un mondo strano, fantastico e reale a un tempo - scriveva Soffici - presente e lontano, a volte risibile a volte tragico: come lui si compiace nella dovizia lussureggiante delle verdure, dei frutti e dei fiori, nella compagnia immaginaria d' animali, di belve e d' uccelli, come lui passa la vita nel lavoro, ignorato, raccolto e paziente, salutato da risa e da scherni ogni volta che esce dalla sua solitudine per mostrare al mondo il frutto delle sue fatiche".

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Se da Soffici, poi, risaliamo a Giorgio Vasari, troviamo conferme: Paolo Uccello era stato, a suo dire, "solitario, strano, malinconico", e si ridusse, per non aver "altro diletto che d' investigare alcune cose di prospettiva difficili e impossibili", a "un non so che di stento, di secco, di difficile e di cattiva maniera"; e "consumando il tempo in questi ghiribizzi, si trovò mentre che visse più povero che famoso".

Più povero che famoso fu analogamente Rousseau; sul quale s' è presto abbattuta - a muovere dal tempo appena successivo alla morte, e in particolare dall'interesse di alcuni mercanti e gallerie maggiori (Bernheim-Jeune, Paul Guillaume, Rosenberg) - una mitizzazione della singolarissima personalità che ne ha confuso ulteriormente i pochi dati certi della biografia; ma bastano infine le poche notizie circa la sua morte disperata, le esequie da tutti disertate, l'inumazione in una fossa comune, a restituirci lo spessore e i modi di una vita segnata dalla solitudine.


A centotrè anni dalla morte il suo destino s' è ribaltato, e il Doganiere è uno dei pittori più amati dell'età moderna; anche se nessuno sa dire con certezza cosa egli sia stato: realista, "sintetico" sulla via dell'astratto, o naïf?
Nato da famiglia modesta in una provincia francese nel 1844, Henri Rousseau si stabilì a Parigi nel 1868; si impiegò qua e là, finché non entrò nell'amministrazione statale con l'incarico di "commesso ambulante di seconda classe del servizio datario" (condizione che gli varrà il soprannome di "Doganiere").


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Tigre in una tempesta tropicale


Prima ancora di iniziare a dipingere (procurandosi tele e colori in cambio di opere, o prendendole a credito), si costruì un passato immaginario di guerriero in Messico, dove divulgherà d' essere stato per sette anni con i battaglioni francesi al seguito di Massimiliano d' Austria: finzione narrativa che passa per buona fino ad anni recentissimi nelle sue biografie, e che servirà a giustificare agli occhi del pubblico le sue foreste vergini. Risale al 1884 - quando Rousseau ha quarant' anni, dunque - il permesso di copia al Louvre: ed è questo il primo atto pubblico che lo attesti dedito alla pittura. Nasce ora probabilmente il suo amore per i "primitivi" (da Giotto, si dirà, fino all'Angelico).


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Un combattimento tra una tigre e un bufalo



Quando, due anni dopo, espone quattro opere al Salon des Indépendants - ove s' era ammessi senza giuria - il gruppo impressionista, minato al suo interno dalla presenza di Seurat, oltre che dalle "disastrose guerre civili" che Van Gogh, giunto a Parigi quello stesso 1886, vedeva dilaniare le antiche solidarietà, tiene la sua ultima mostra, orfano ormai sia di Monet che di Renoir. Un'epoca si stava chiudendo: quella della devozione alla "realtà"; e un antico dilemma per contro risorgeva: l'arte avrebbe dovuto essere imitazione o invenzione, verità o sogno?

Rousseau, fra quei dilemmi che inaugurano la nuova età del simbolismo, si muove quasi senza prender partito: come protetto dal suo essere autodidatta, ed inesperto delle sapienze disegnative dei suoi "colleghi" (fra i quali, comunque ammira sopra tutti l'accademicissimo Gérôme): certo i suoi primi paesaggi, minutamente disegnati, sono assai lontani dalle sapienti atmosfere impressioniste, e parimenti lo sono i piccoli, quasi infantili ritratti coevi: ma è in essi, pure, un certo scrupolo d' aderenza alla natura e alla sua verità.


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ll leone affamato si getta sull'antilope


Per trovare un'indipendenza radicale dalla realtà bisogna arrivare alla Allegoria della guerra, dove una giovanetta biancovestita, lugubremente ghignante e armata di spada, sorvola in groppa a un cavallo nero una distesa di cadaveri sbranati dai corvi. E davvero, in questo gran quadro, maestro per tanta avanguardia del secolo nuovo, Rousseau abbraccia il "vero senso del simbolo", come scrisse un recensore dell'epoca, scavalcando al contempo in avanti i suoi anni.

Picasso, organizzando in suo onore un banchetto nel 1908, in occasione dell'acquisto per pochi franchi, da un rigattiere, di un suo quadro importante, lo gratificò dicendogli che si sentiva di condividere solo con lui il titolo di più grande pittore del tempo; gli furono amici Apollinaire e Delaunay; più tardi lo venereranno Kandinsky e i surrealisti.


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Artiglieri


Le sue Giungle, venute dal 1891 in avanti ed esposte fra lo stupore e lo scherno dei più - ora in larga scelta nella mostra di Basilea - nelle quali i leoni e i ghepardi, i fiori esotici coloratissimi, e una impenetrabile vegetazione contro un cielo solcato dal disco rosso del sole, restano per qualche verso un mistero. Ma rimangono nello sguardo, tenaci, come un'espressione non con altre scambiabile della via moderna della pittura. Fonte





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Ritratto di Monsieur X (Pierre Oti)




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La Musa ispira il poeta






Edited by Milea - 18/8/2021, 17:30
 
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