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Ritratto di giovane donna (La Fornarina), 1518-1519 olio su tavola, 85×60 cm Roma,Galleria Nazionale d'Arte Antica, Palazzo Barberini
La tavola si trovava, alla fine del Cinquecento, nella dimora romana della contessa di Santafiora, dalla cui casa passò nella collezione del duca Buoncompagni ed infine in Palazzo Barberini. « Fornarina è il nome con cui è nota, forse nell’accezione settecentesca di “amante”, data l’impudica presentazione, ma forse proprio per indicare Margherita, la donna appassionatamente amata da Raffaello, figlia di un fornaio» - scrivono Ferino Padgen e Zancan - della contrada romana di Santa Dorotea, Francesco Luti, colei a cui venivano imputati, dai biografi del pittore, gli eccessi amorosi che avrebbero condotto Raffaello alla sua morte precoce.
Nelle postille cinquecentesche ad una edizione di Vasari del 1568 posseduta dal notaio Giuseppe Vannutelli in Roma sarebbe stato chiaramente indicato il nome proprio della donna di Raffaello a cui fa riferimento il Vasari, il nome riportato era Margherita. Esisteva inoltre a Roma una tradizione orale sulle case dove avrebbe vissuto la donna amata da Raffaello. R. Lanciani (1907), che riporta la leggenda, ne indica tre: la prima accanto all'angolo tra via S. Dorotea e la porta Settimiana, al piano terra, la seconda a vicolo del Cedro (già via del Merangolo) vicino alla chiesa di S. Egidio in Trastevere, la terza sarebbe stata il palazzetto Sassi in Parione, in via del Governo Vecchio 48 e nell'androne di questo fu posta nell'Ottocento una lapide - che dicevano rinnovasse una più antica - con la scritta "Raphaeli Sancti Quae claruit dilecta Hic fertur incoluisse". Oltre alla tradizione, confermata poi dalla lapide, quest'ultima dimora divenne la più attendibile in seguito alla scoperta di una indicazione proveniente dall'Archivio Vaticano, "una casa di Messer Benedetto Sacco abita Franco senese fornaro", indicazione immediatamente messa in relazione alla leggenda della Fornarina e Franco, "senese" come il Chigi, e per di più "fornaro", non poteva essere che il padre della Fornarina.
L'identificazione fu perfezionata dalla scoperta di un documento pubblicato dal Valeri (1897) che avrebbe indicato il presunto ritiro nel Convento di S. Apollonia in Trastevere della Fornarina, quattro mesi dopo la morte di Raffaello: "al dì 18 agosto 1520. Hoggi è stata ricevuta nel nostro Conservatorio MA Margherita vedoa figliuola del quodam Francesco Luti di Siena". L'epoca, il nome, la paternità e l'origine senese concorsero a far sì che il nome della Fornarina fosse definitivamente stabilito in Margherita Luti, senese, e determinarono la leggenda.
Sebbene firmata “RAPHAEL URBINAS”, sul bracciale che impreziosisce il braccio sinistro della giovane donna, non tutta la critica in passato aveva riconosciuto all’opera l’autografia raffaellesca e si era speso, infatti, il nome di uno dei suoi più importanti allievi, quello di Giulio Romano, in piena attività nella bottega del maestro negli ultimi anni del secondo decennio del secolo. Tuttavia, anche in base a indagini diagnostiche, attualmente si è propensi a riconoscere all’opera - nella quale sono rielaborate, partendo da uno spunto leonardesco, suggestioni classiche - la piena autografia di Raffaello, fatto salvo forse per il volto che potrebbe essere frutto di un intervento di Giulio Romano. Naturalmente uno dei motivi che hanno maggiormente suscitato l’interesse della critica è se la Fornarina e la Velata rappresentino la stessa persona amata dal pittore. (M.@rt)
Edited by Milea - 25/8/2021, 14:26
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