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| Tavole delle Visioni dell’Aldilà
La caduta dei dannati e L’Inferno, dal 1490 circa olio su tavola, 86,5x39,5 cm ognuna Venezia, Palazzo Ducale
Nel 1521 Marcantonio Michiel, oltre alla “Tela delli Sogni” ( l’Ascesa all’Empireo) cita anche la “ tela dell’Inferno con la gran diversità dei mostri” nella casa del cardinale Domenico Grimani; l’uso del singolare resta un mistero, a meno di non accettare l’ipotesi dell’”assimilazione” delle tavole affini. Nella prima delle due tavole in esame Bosch immagina la caduta delle anime dannate, sospinte da demoni verdastri verso un fondo dai connotati alquanto indefiniti. Bastano pochi personaggi a materializzare la sensazione di perdizione assoluta. L’altra raffigurazione è più interessante per la presenza in primo piano dell’uomo nudo tormentato dal demonio, la cui “visione” è quella, apocalittica, di un paesaggio infernale popolato da orridi demoni seviziatori di anime e devastato dagli incendi.
L’anima meditabonda potrebbe anche essere un monito al pentimento, finchè si è in tempo, da una vita di peccati. L’elemento del fuoco si unisce all’acqua per costruire l’idea dell’ineluttabilità della perdizione. E’ illuminante la lettura che della novità iconografica dà Mia Cinotti già nel 1966, approfondendo le suggestioni letterarie: “Bosch supera le oggettive descrizioni medievali, attuando la prima figurazione visionaria del tema, secondo le visioni dei mistici come Ruysbroeck e Maestro Eckart, e non senza assonanze con la poetica dantesca. Egli giunge al cuore del tema, risolvendo in modo meramente pittorico il complicato problema iconologico delle sfere divine, dei raggi infernali, del levitare delle anime innocenti, dannate o elette”. (M.@rt)
Edited by Milea - 25/8/2021, 08:56
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