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Incoronazione di spine, 1603 olio su tela 127x165 cm Vienna, Kunsthistorisches Museum
Per taglio compositivo, formato rettangolare e compostezza formale, questo dipinto si lega strettamente all’ Incredulità di san Tommaso, Incredulità di san Tommaso tanto da costituire idealmente con essa un dittico dedicato alla sofferenza fisica e all’umanità di Cristo:la vicinanza cronologica e stilistica tra i due quadri, entrambi impostato su quattro personaggi a mezza figura, è confermata da alcuni dettagli, come la cura con cui sono raffigurate le unghie un po’ sporche degli aguzzini. Simile è anche la concentrazione del gruppo principale, con le figure che si dispongono come all’interno di una forma semicircolare.
L’incoronazione di spine è fortemente impostata sul taglio della luce, che spiove dall’alto, sulla sinistra, e colpisce violentemente il collo reclinato e le spalle nude di Cristo: mentre sulla fronte e sul petto si notano alcune gocce di sangue, la pelle appare chiarissima, delicata e intatta, in piena luce. La sofferenza umana e il sacrificio di Cristo, evidenziati in questo caso dall’abbandono del capo e dal viso malinconicamente rivolto verso il baso, sono temi che Caravaggio esplora ripetutamente nelle opere databili intorno al 1603: oltre alle scene ispirate al racconto evangelico ( come la Cattura di Cristo, L’incredulità di san Tommaso, le due versioni della Flagellazione) ricadono in questo ambito le diverse versioni di Francesco che medita sul teschio, conservate a Roma e a Cremona. Nei dipinti destinati al collezionismo privato eseguiti dopo il 1600, Caravaggio dispone le figure in un ambiente neutro, indeterminato, utilizzando talvolta alcuni elementi di arredo per dare profondità alla scena e organizzarne lo sviluppo narrativo.
Nella tela viennese il compito è affidato alla balaustra cui si appoggia l’ufficiale sulla sinistra. Questo personaggio di spalle, che osserva la scena da un punto analogo a quello dello spettatore, conferisce alla composizione una disposizione di spazi in successione. La corazza brunita, di un metallo molto scuro, è un dettaglio che tornerà più volte nelle opere tarde del pittore.
Il torturatore sulla sinistra compie il proprio dovere con meticolosità, senza accanimento.
La mano che impugna il bastone, proprio accanto alla testa di Cristo, riprende un antico gesto di derisione e di scherno, con il pollice che sporge dal pugno serrato.
Anche in questo dipinto, come in altri del medesimo periodo, Caravaggio mostra Cristo rassegnato a subire il martirio: è un atteggiamento legato al voto francescano della “ubbedienza”, che prende come esempio il comportamento di Cristo stesso.
A Cristo, che era accusato di proclamarsi indebitamente “re”, viene porta una canna, beffarda parodia di uno scettro, così come la corona di spine e il mantello rosso sono la trasformazione dolorosa degli attributi tipici della regalità. (M.@rt)
Edited by Milea - 10/8/2021, 20:46
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