I paesaggi di Gustav Klimt

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I paesaggi




I paesaggi costituiscono una parte notevole della produzione Klimtiana: quasi un quarto dei dipinti di Klimt, ma nessun disegno, è dedicato a questo tema.

Case a Unterach sull’Attersee, 1916
olio su tela 110x110 cm
Vienna, Österreichische Galerie




Case_Unterach




Che Klimt non ci abbia lasciato nessun paesaggio eseguito con la tecnica del disegno dipende, tra l’altro, anche dal suo modo di lavorare. Egli amava eseguire i suoi schizzi all’aria aperta, su album che, fatta qualche rara eccezione, sono andati perduti. I paesaggi venivano spesso completati nel suo atelier a Vienna; all’occasione si aiutava anche con fotografie.


Chiesa a Unterach sull’Attersee, 1916
olio su tela 110x110 cm
Graz, Collezione privata




Chiesa_Unterach




E’ curioso che nelle sue altre opere, il paesaggio non svolga praticamente nessun ruolo, mentre, viceversa, nei suoi scorci paesaggistici è difficile scoprire un contenuto narrativo e solo di rado vi appaiono figure umane: si tratta di quadri che rappresentano uno stato d’animo, una “ visione” ( Fritz Novotny).


Malcesine sul Garda, 1913
olio su tela 110x110 cm
Bruciato nell’incendio del castello di Immendorf ( 1945)




Malcesine_Garda




Il formato dei paesaggi di Klimt è per lo più quadrato, un formato che si caratterizza per mancanza di direzione e che ispira pace e tranquillità. In nessuno dei dipinti, o in quasi nessuno, interviene qualcosa che disturbi questa pace, nessun gesto, nessun movimento.


Campo di papaveri, 1907
olio su tela 110x110 cm
Vienna, Österreichische Galerie



Campo__papaveri




E la distribuzione della luce, diffusa alla maniera “impressionistica” ( per esempio nei dipinti che riproducono scorci di lago) accentua addirittura questa pace. La mancanza dell’energia del movimento e della direzione conferisce a quasi tutti i dipinti klimtiani una atemporalità tutta particolare.


Casa colonica nell’Alta Austria, 1911-12
olio su tela 110x110 cm
Vienna, Österreichische Galerie



Casa_colonica_AltaAustrua



La raffinatezza è un elemento essenziale. I primi sono paesaggi dall’atmosfera cupa: alberi che si ergono dritti e sottili diventano metafora dell’aristocratica solitudine dell’uomo; oscure paludi e stagni sono l’equivalente della caducità, ma anche del seducente fascino emanato dall’infinito profondo.
Una volta cominciato il nuovo secolo, la pittura a mosaico avvolge di un “ vestito da festa” la rigogliosa bellezza dei giardini, dei fiori e dei frutti, un vestito che in contrasto con le leggi della natura, promette eternità.


Melo I, 1912
olio su tela 110x110 cm
Vienna, Österreichische Galerie



Melo1




Melo II, 1916
olio su tela 80x80 cm
Vienna, Österreichische Galerie



Melo2



L’interesse di Klimt per i paesaggi è dovuto comunque anche ai lunghi soggiorni estivi che dal 1900 in poi, l’artista trascorse sull’Attersee con la famiglia Ploge.
Vi è probabilmente anche un terzo motivo: si tratterebbe del conflitto di natura artistica e politica che Klimt dovette superare nel periodo di fondazione della Secessione e di conseguenza, dei dissensi sorti intorno ai quadri per l’Università. Il paesaggio rispecchiava, per così dire, un angolo di privatezza e di “interiorità”, libero da ideologie.


Prato fiorito, 1906 ca
olio su tela, 110x110 cm
New York, Collezione privata



Prato_fiorito




Dipinti di questo genere consentono di sprofondare completamente nell’osservazione di una natura ricca di atmosfera; Klimt la "blocca" nell'attimo dell'esplosione della vita e della bellezza, la rappresenta come un mondo magico e rasserenante. Gli elementi drammatici, dinamici, mancano completamente: scorci, distribuzione della luce, organizzazione della spazialità, persino la forma quadrata, che Klimt scelse quasi senza eccezione, attirano l’osservatore nella magia di un’ atmosfera delicatissima.


Schlob Kammer sull’ Attersee I, 1908 ca
olio su tela, 110x110 cm
Praga,Národní galerie



Schlob_Kammer




Nei paesaggi di Klimt manca non solo qualunque rappresentazione umana, ma anche qualunque traccia che, nella natura, l’attività umana può aver lasciato. Ciò che Klimt presenta in infinite variazioni è un rigoglio vegetale; la rappresentazione di animali è rara ed anch’essi solo come ornamento.


Unterach sull’ Attersee, 1915
olio su tela, 110x110 cm
Salisburgo, Salzburger Landessammlungen Rupertinum



Unterach



I paesaggi di Klimt sembrano essere colti col teleobiettivo: in realtà l'artista utilizzava talvolta un binocolo da teatro o addirittura un cartone con un buco centrale, per isolare con precisione una porzione della realtà osservata; voleva "afferrare" il particolare, "intensificando" la messa a fuoco, fino a creare un effetto di sospensione temporale.


Giardino di campagna con crocifisso, 1911 – 1912
Olio su tela, 110x110 cm
Bruciato nell’incendio del castello di Immendorf ( 1945)



Giardino_Campagna_Crocifiss



L'artista si distanzia dalle soluzioni tardo-impressioniste di autori come Monet, per accostarsi a una pittura fortemente segmentata nel tratto, vicina al puntinismo di Seurat, accostando frammenti di colore non puro ma già mescolato sulla tavolozza. Il risultato è una superficie che, negli accostamenti cromatici, richiama quasi quella di un prezioso mosaico.



Orto con polli, 1916
Olio su tela, 110x110 cm
Bruciato nell’incendio del castello di Immendorf ( 1945)



Orto_Polli



Il paesaggio rimane come appiattito su uno sfondo di riflessi cangianti, nella luminosità enfatizzata della superficie dell'acqua. L'atmosfera suggerita dai paesaggi di Klimt è estremamente raccolta, sospesa in un arabesco di riverberi e ombre che danno una connotazione non solo atmosferica alla realtà, ma sottilmente psicologica. ( M.@rt)



Still Pond, 1899
Olio su tela
Vienna, Leopold Museum



Still-Pond




The Tall Poplar Tree I, 1900


Tempesta




Forester House in Weissenbach sul Attersee, 1914
Olio su tela, 110x110 cm
New York, Private Collection




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Edited by Milea - 1/9/2021, 11:47
 
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faggetoP

Gustav Klimt
Faggeto I, 1902
olio su tela, 100x100 cm
Dresda, Gemäldegalerie Neue Meister



Il potenziale decorativo di gruppi di alberi aveva già attratto artisti come Monet e Van Gogh, che raffigurarono più volte pioppi, ulivi e cipressi. Klimt realizzò almeno quattro versioni di un bosco di faggi, rielaborando con poche varianti le stesse suggestioni.



L’artista sceglie il formato quadrato caratteristico della sua pittura di paesaggio e rinuncia a evocare la presenza dell’uomo, come aveva fatto nella Fattoria delle betulle, dove l’edificio che dà il titolo al dipinto, visibile in lontananza, ne suggeriva l’esistenza.

Offre invece uno scenario puramente naturale, che invita al silenzio e alla contemplazione. Ma la visione è attentamente costruita, L’artista imposta la composizione sul contrasto tra linee verticali e orizzontali: lo slancio dei tronchi è infatti mitigato dall’orizzonte, ma anche dal margine superiore della tela, che taglia la cima degli alberi.

Davanti agli occhi dell’osservatore si apre una foresta di tronchi nudi, di cui il pittore sottolinea la somiglianza, ma anche l’eterogeneità: ogni fusto è diverso dagli altri per spessore, andamento e colore.

I tronchi paiono ondeggiare e Klimt crea un ritmo quasi ipnotico. Nella parte superiore del dipinto infatti, la pennellata si frange e gli alberi si infittiscono, diventando indistinguibili e trasformandosi in pura decorazione.

Il taglio fotografico e il carattere fortemente ornamentale dell’insieme, derivano certamente dalle stampe giapponesi, che avevano già influenzato gli impressionisti e I loro successori, a cominciare da Van Gogh, suscitando poi un notevole interesse tra gli artisti della Secessione Viennese.

Klimt e altri pittori avevano allestito nel 1900 una mostra di arte dell’Estremo Oriente e i laboratori delle
Wiener Werkstätte avrebbero applicato con successo la tecnica giapponese della stampa a mascherina, basata su effetti positivo-negativo ottenuti grazie all’uso di sagome. ( M.@rt)






 
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Giardino-con-i-girasoliP

Gustav Klimt
Giardino di campagna con girasoli
1905 -1906
olio su tela, 110x110 cm
Vienna, Österreichische Galerie Belvedere
( Schloss Belvedere)



Come la quasi totalità dei paesaggi klimtiani, il dipinto fu realizzato durante uno dei soggiorni estivi sull’Attersee, nel salisburghese, che l’artista trascorreva nella casa di famiglia della propria compagna Emilie Flöge.

Mentre la maggior parte delle scene, però, raffigurava vedute vere e proprie, il quadro rappresenta soltanto fiori, che dominano la tela con un’esplosione di colore. Il pittore si pone letteralmente in mezzo alla natura, la distanza tra l’artista e il soggetto viene completamente annullata e lo spettatore è quasi soffocato da una visione caleidoscopica. Margherite, astri, erbe, fiori di campo e girasoli si contendono l’attenzione dello spettatore, occupando interamente lo spazio dipinto, privo di orizzonte.

L’effetto, potentemente decorativo, è quello di una tappezzeria naturale e la tela rientra in quella serie di opere che il critico Hevesi definiva mosaici, dove cioè i particolari che costituiscono la superficie, ricordano l’effetto di mini tessere accostate fra loro.

Pur essendo un prodotto caratteristico dell’arte klimtiana, il quadro dialogava con la pittura internazionale. Il maestro aveva certamente guardato con interesse ai lavori di soggetto analogo del simbolista francese Vuillard, esposti nel 1903 presso la Secessione.

La stessa scelta dei girasoli, del resto, non era senz’altro casuale e può essere interpretata come un esplicito omaggio a Vincent Van Gogh, pittore che proprio l’Associazione guidata da Klimt aveva fatto conoscere a Vienna: i suoi statuti prevedevano opere d’arte contemporanee da destinare alla nascente Galleria d’Arte Moderna (fondata nel 1902) e proprio in tal modo fu la prima volta introdotto in Austria un dipinto dell’artista olandese. ( M.@rt)


 
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Schloss-Kammer-am-Attersee-III

Gustav Klimt
Schloss Kammer am Attersee III
1910
olio su tela
110 x 110 cm
Vienna, Österreichische Galerie Belvedere
( Schloss Belvedere)


L’ Attersee era una località di vacanza prediletta dalla borghesia viennese e Klimt vi passò in compagnia di Emilie Flöge ogni estate tra il 1900 e il 1916, ad eccezione di quella del 1913, trascorsa a Malcesine, sul lago di Garda.

Raffigurò il castello di Kammer sotto varie angolazioni, ma utilizzandolo quasi come un semplice motivo, con cui variare lo scenario naturalistico. Architettura e paesaggio sono infatti attentamente bilanciati e, nella versione qui rappresentata, la composizione si basa sulla scansione ritmica di alberi e finestre, che determina l’andamento della visione.

Alla valenza decorativa delle scene è sempre accordato un ruolo primario: la scena è spesso priva di orizzonte e le diverse forme paiono incastrarsi come in un puzzle. Anche se torna a comparire una costruzione, la figura umana è sempre bandita. Klimt mantenne senza eccezioni una rigida distinzione di generi e come negli sfondi dei ritratti e delle allegorie, rientrano al più strisce di prato fiorito, così come l’uomo è invisibilmente escluso dai paesaggi.

L’inquadratura è ripresa dal lago, probabilmente da una barca, anche se il pittore non utilizzava certo uno studio galleggiante come Monet. Ricorreva a taccuini di brevi schizzi, che rielaborava successivamente, pur senza eseguire dei veri disegni preparatori.

Ciononostante, l’importanza accordata all’acqua su cui si riflette l’ambiente circostante, derivava indubbiamente dai quadri del maestro francese. Come nel caso di Van Gogh, la Secessione aveva agito in Austria da testa di ponte, organizzando nel 1903 una mostra intitolata “Sviluppo dell’Impressionismo in pittura e scultura”, dove erano presenti, oltre a opere di Manet, Renoir, Degas e Monet, lavori di Bonnard e Vuillard.

La pennellata franta utilizzata nella rappresentazione delle chiome degli alberi e dei riflessi nel lago, deriva proprio da tali artisti, che tra i primi avevano trasformato le superfici vibranti di Monet in tessuto ornamentale. (M.@rt)




 
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Gustav Klimt
Schloss Kammer am Attersee I (Water Castle)
non datato (1908 - 1909)
Národní Galerie, Praha, Česká republika







Gustav Klimt
Schloss Kammer on Attersee II, 1909







Gustav Klimt
Schloss Kammer on the Attersee IV,1910







Gustav Klimt
The Park of Schloss Kammer am Attersee,1910



 
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Gustav Klimt
Orto con polli, 1916
olio su tela, 110 x 110 cm
Distrutto nel 1945 nell’incendio del castello di Immendorf



Realizzato da Klimt due anno prima della morte, il dipinto è uno dei suoi ultimi paesaggi e dimostra come anche questo genere fosse stato interessato dalla svolta stilistica. Purtroppo è andato perduto come il resto della collezione Lederer, nel rogo del castello di Immendorf, ma una fotografia a colori permette di ammirarlo ancora oggi.



Nella tela l’artista torna sul soggetto e in uno stile analogo di un’opera del 1899 intitolata “Dopo la pioggia” che raffigurava alcuni polli su un prato.

La similarità tra i due quadri è enorme: la superficie è organizzata in modo rigorosamente simmetrico, con il sentiero centrale affiancato da due siepi. Klimt riprende così l’alternanza di “pieni “ e “vuoti” che caratterizzava i suoi esordi di grafico, ma il sentiero bianco ha ormai solo la funzione di dare risalto ai polli del titolo e di alleggerire un insieme che risulterebbe altrimenti soffocante.

Lo spazio senza orizzonte brulica infatti di fiori e foglie, che si affiancano e si sovrappongono in un interrotto pensiero decorativo.

La nuova ondata di cristallizzazione ornamentale che compare in alcuni degli ultimi ritratti rende in tal modo la vegetazione una sorta di ricamo.

Davanti agli occhi dell’osservatore, l’orto si stende come un fittissimo tessuto e anche la presenza dei due polli non introduce una nota vivente nell’insieme, ma aggiunge piuttosto una variazione sul tema dell’incastro di forme.

Il dipinto distrutto rappresentava un caso estremo, ma un analogo trattamento del campo pittorico avviene anche in alcune vedute dell’Attersee e in una di Malcesine, dove case, acqua e alberi si intersecano senza che un solo angolo di cielo possa inserirsi a dare respiro alla composizione.

Questi esempi desteranno interesse in Schiele, che si rifarà alle vedute klimtiane nei pochi paesaggi eseguiti. (M.@rt)










 
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Gustav Klimt
After The Rain, 1899
(Garden with chickens in St. Agatha)
Olio su tela
80,3×40 cm
Belvedere Superiore, Vienna

 
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