Pablo Ruiz Picasso, Biografia dell'artista

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view post Posted on 30/12/2010, 19:15     +3   +1   -1
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Pablo Ruiz Picasso


«Quando ero piccolo sapevo dipingere come Raffaello,
mi ci è voluta però una vita intera per imparare
a disegnare come un bambino.»




Pablo-picasso



Pablo Ruiz Picasso nasce la sera del 25 ottobre 1881, a Malaga, in Plaza de la Mercede. Il padre, Josè Ruiz Blasco, è professore alla Scuola delle Arti e dei Mestieri e conservatore del museo della città. Durante il tempo libero dipinge. Si dedica soprattutto alla decorazione delle sale da pranzo: foglie, fiori, pappagalli e soprattutto colombi che ritrae e studia nelle abitudini e negli atteggiamenti - in modo quasi ossessivo - tanto da allevarli e farli svolazzare liberamente in casa.

pablo-giovane

Si racconta che la prima parola pronunciata dal piccolo Pablo non sia stata la tradizionale "mamma", ma "Piz!", da "lapiz", che significa matita. E prima ancora di incominciare a parlare Pablo disegna. Gli riesce talmente bene che, qualche anno dopo, il padre lo lascia collaborare ad alcuni suoi quadri, affidandogli proprio la cura e la definizione dei particolari. Il risultato sorprende tutti: il giovane Picasso rivela subito una precoce talento e il padre favorisce le sue attitudini, sperando di realizzare in lui le sue ambizioni deluse.

Nel 1891 la famiglia si trasferisce a La Coruna, dove Don José ha accettato un posto da insegnante di disegno nel locale Istituto d'Arte; qui, a partire dal 1892, frequenta i corsi di disegno della Scuola di Belle Arti.
Intanto i genitori mettono al mondo altre due bambine, una delle quali morirà quasi subito. In questo stesso periodo il giovane Picasso rivela un nuovo interesse: dà vita a molte riviste (realizzate in un unico esemplare) che redige e illustra da solo, battezzandole con nomi di fantasia come "La torre de Hercules", "La Coruna", "Azuly Blanco".

Nel giugno 1895 Josè Ruiz Blasco ottiene un posto a Barcellona. Nuovo trasferimento della famiglia: Pablo prosegue i suoi studi artistici presso l'Accademia della capitale catalana. Aprepersino uno studio, in calle de la Plata, che divide con il suo amico Manuel Pallarès.

Negli anni successivi Pablo vince il concorso dell'Accademia Reale di Madrid. Lavora moltissimo, mangia poco, vive in un tugurio mal riscaldato e, alla fine, si ammala. Con la scarlattina ritorna a Barcellona dove per un periodo frequenta la taverna artistica letteraria "Ai quattro gatti" ("Els Quatre Gats"), così chiamata in onore de "Le Chat Noir" di Parigi. Qui si ritrovano artisti, politicanti, poeti e vagabondi di ogni tipo e razza.

L'anno seguente, è il 1897, porta a termine una serie di capolavori, fra cui la famosa tela "Scienza e carità", ancora assai legata alla tradizione pittorica dell'Ottocento. Il quadro ottiene una menzione all'Esposizione nazionale di Belle Arti di Madrid. Mentre prosegue diligentemente la frequentazione dell'Accademia e il padre pensa di mandarlo a Monaco, la sua natura esplosiva e rivoluzionaria comincia pian piano a manifestarsi. Proprio in questo periodo adotta il nome di sua madre come nome d'arte. Egli stesso spiegherà questa decisione, dichiarando: “I miei amici di Barcellona mi chiamavano Picasso perché questo nome era più strano, più sonoro di Ruiz. E' probabilmente per questa ragione che l'ho adottato”.

In questa scelta, molti vedono in realtà un conflitto tra padre e figlio, e sottolinea invece il vincolo d'affetto con la madre. Tuttavia, malgrado i contrasti, anche il padre continua a rimanere un modello per lo scapigliato artista, in procinto di effettuare una rottura radicale con il clima estetico del suo tempo.
Picasso lavora con furore: le tele, gli acquerelli, i disegni a carboncino e a matita che escono dal suo studio di Barcellona in questi anni sorprendono per il loro eclettismo.

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Fedele alle sue radici e ai suoi affetti, è proprio nella sala delle rappresentazioni teatrali di "Els Quatre Gats" che Picasso allestisce la sua prima mostra personale, inaugurata il primo febbraio 1900. Malgrado l'intento di fondo dell'artista sia quella di scandalizzare il pubblico, la mostra sostanzialmente piace, malgrado le solite riserve dei conservatori, e si vendono molte opere su carta.

Pablo diventa un "personaggio", odiato e amato. Il ruolo dell'artista maledetto per un po' lo soddisfa, ma alla fine dell'estate 1900, soffocato dall' ambiente che lo circonda, prende un treno per Parigi.
Si stabilisce a Montmartre, ospite del pittore barcellonese Isidro Nonell, e incontra molti dei suoi compatrioti tra i quali Pedro Manyac, mercante di quadri che gli offre 150 franchi al mese in cambio della sua produzione; la somma è discreta e permette a Picasso di vivere qualche mese a Parigi senza troppe preoccupazioni. Intanto conosce una ragazza della sua età: Fernande Olivier, che ritrae in moltissimi suoi quadri.

Il clima parigino, e più specificamente quello di Montmartre, ha una profonda influenza. In particolare Picasso rimane colpito da Toulouse-Lautrec, a cui si ispira per alcune opere di quel periodo.
Alla fine dello stesso anno torna in Spagna forte di questa esperienza. Soggiorna a Malaga, poi trascorre qualche mese a Madrid, dove collabora alla realizzazione di una nuova rivista "Artejoven", pubblicata dal catalano Francisco de Asis Soler (Picasso illustra quasi interamente il primo numero con scene caricaturali di vita notturna). Nel febbraio del 1901 riceve però una terribile notizia: l'amico Casagemas si è suicidato per un dispiacere d'amore. L'evento colpisce profondamente Picasso, segnando a lungo la sua vita e la sua arte.
Riparte per Parigi: questa volta vi torna per allestire una mostra presso l'influente mercante Ambroise Vollard.

A venticinque anni Picasso é riconosciuto ed ammirato non solo come pittore, ma anche come scultore ed incisore. Durante una visita al Musée de l'Homme, al palazzo Trocadero a Parigi, rimane colpito dalle maschere dell'Africa Nera, lì esposte, e dal fascino che emanano. I sentimenti più contrastanti, la paura, il terrore, l'ilarità si manifestano con un'immediatezza che Picasso vorrebbe anche nelle sue opere. Viene alla luce l'opera "Les Demoiselles d'Avignon", che inaugura uno dei più importanti movimenti artistici del secolo: il cubismo.

picasso

Nel 1912 Picasso incontra la seconda donna della sua vita: Marcelle, da lui detta Eva, ad indicare che é diventata lei la prima di tutte le donne. La scritta "Amo Eva" compare su molti quadri del periodo cubista.

Nell'estate 1914 si incomincia a respirare aria di guerra. Alcuni degli amici di Pablo, tra cui Braque e Apollinaire, partono per il fronte. Montmartre non é più il quartiere di prima: molti circoli artistici si svuotano.

Purtroppo nell'inverno 1915 Eva si ammala di tubercolosi e dopo pochi mesi muore. Per Picasso é un duro colpo. Cambia casa, si trasferisce alle porte di Parigi. Conosce il poeta Cocteau che, in stretti contatti con i "Ballets Russes" (gli stessi per i quali componeva Stravinskij, al quale Picasso dedicherà un memorabile ritratto ad inchiostro), gli propone di disegnare i costumi e le scene del prossimo spettacolo.

I "Ballets Russes" hanno anche un'altra importanza, questa volta strettamente privata: grazie a loro l'artista conosce una nuova donna, Olga Kokhlova, che diventerà ben presto moglie e sua nuova musa ispiratrice, da lì a qualche anno sostituita però con Marie-Thérése Walter, di appena diciassette anni, anche se indubbiamente assai matura. Anche quest'ultima entrerà come linfa vitale nelle opere dell'artista in qualità di modella preferita.

Nel 1936, in Spagna scoppia la guerra civile: i repubblicani contro i fascisti del generale Franco. Per il suo amore per la libertà Picasso simpatizza per i repubblicani. Molti amici dell'artista partono per unirsi alle Brigate Internazionali.

Una sera, in un caffé di Saint-German, presentatagli dal poeta Eluard, conosce Dora Maar, pittrice e fotografa. Immediatamente, grazie anche all'interesse comune per la pittura, tra loro nasce un'intesa. Nel frattempo le notizie dal fronte non sono buone: i fascisti avanzano.

Il 1937 é l'anno dell'Esposizione Universale di Parigi. Per i repubblicani del Frente Popular é importante che il legittimo governo spagnolo vi sia ben rappresentato. Per l'occasione Picasso crea un'opera enorme: "Guernica", dal nome della città basca appena bombardata dai tedeschi, attacco che aveva provocato moltissimi morti, tra la gente intenta a compiere spese al mercato. La "Guernica" diventerà l'opera simbolo della lotta al fascismo.


picasso_atelier



Negli anni '50 Pablo Picasso é ormai un'autorità in tutto il mondo. Ha settant'anni ed é finalmente sereno, negli affetti e nella vita lavorativa. Negli anni seguenti il successo aumenta: si succedono mostre e personali, opere su opere, quadri su quadri. Fino al giorno 8 aprile 1973 quando Pablo Picasso, all'età di 92 anni, improvvisamente, si spegne.

L'ultimo quadro di quel genio - come dice André Malraux - "che solo la morte ha saputo dominare", reca la data 13 gennaio 1972: è il celebre "Personaggio con uccello".
L'ultima dichiarazione che ci rimane di Picasso è questa: "Tutto ciò che ho fatto è solo il primo passo di un lungo cammino. Si tratta unicamente di un processo preliminare che dovrà svilupparsi molto più tardi. Le mie opere devono essere viste in relazione tra loro, tenendo sempre conto di ciò che ho fatto e di ciò che sto per fare".


Clicca sulla tazza sottostante
per visualizzare tutte le opere trattate in questa sezione



PicassoTrasp








Bibliografia delle opere trattate: Rizzoli/Skira, I classici dell'arte


Edited by Milea - 19/8/2021, 18:17
 
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view post Posted on 14/7/2013, 17:26     +1   +1   -1
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Il potere del genio

Picasso









Edited by Milea - 19/8/2021, 18:13
 
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view post Posted on 13/9/2013, 15:11     +1   +1   -1
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Pablo Picasso

Il genio cannibale della pittura


La-figlia-dellartista-a-due-anni-e-mezzo-con-una-barca

La figlia dell'artista a due anni e mezzo, con una barca



"La pittura è più forte di me, mi fa fare ciò che vuole"
, diceva Picasso. Ed era davvero così: il più grande artista del Novecento sembrava posseduto dal suo stesso talento, dalla sua passione, da una vitalità esplosiva e una specie di bulimia creativa che lo portava a sperimentare materiali e linguaggi senza fermarsi mai. Una mostra di Picasso, come quella aperta a Palazzo Reale dove torna dopo quasi 60 anni, curata da Anne Baldassari, che raccoglie 250 tra dipinti, disegni, sculture e fotografie, è un viaggio attraverso invenzioni e suggestioni sempre diverse e affascinanti.

picasso_pittore_dettaglio

È vero, insieme a Braque ha avuto l'intuizione del cubismo, e basterebbe questo per consacrarlo tra i grandi. Ma lui era molto di più, un vero monumento alla storia dell'arte e non era qui, sulla strada cubista, che poteva fermarsi. La sua è una vicenda leggendaria dai molti capitoli che a volte, per sua precisa volontà, si accavallano tra loro. Le opere esposte in questa occasione ripercorrono le tappe di un cammino che lo ha visto non soltanto inventare ma anche guardare, attraversare, amare, possedere e trasformare gran parte delle immagini che lo circondavano. Sempre in modo originale, frugando tra le pieghe dell'arte. Tutta.
Dalla scultura iberica all'arte africana, dal classicismo al surrealismo, ma non solo. Diceva: "A me la pittura piace tutta, guardo sempre i quadri buoni o cattivi che siano, dal barbiere, nei negozi di mobili, negli alberghi di provincia. Sono come un bevitore che ha bisogno di vino. Purché sia vino non importa che vino".

Guardare per lui significava afferrare. E trasfigurare tutto in qualcosa di personale.
Non a caso lo hanno definito il Gran Cannibale della pittura. "Io dipingo esattamente come altri scriverebbero la loro autobiografia. Le tele, finite o non finite, sono come le pagine del mio diario". E quelle che si sfogliano a Palazzo Reale sono davvero le più intime: si tratta infatti di opere che arrivano dal Musée Picasso di Parigi, nato dopo la sua morte, con i materiali conservati nei suoi diversi studi. Quadri, sculture, disegni che lo hanno accompagnato per tutta la vita.

E se si crede alla sua dichiarazione "sono il più grande collezionista di Picasso di tutto il mondo", si può essere certi della qualità e dell'importanza della raccolta che viene presentata qui. Folgoranti gli esordi. Picasso, che è nato a Malaga nel 1881, compie il suo primo viaggio a Parigi nel 1900 e inizialmente è attratto dall'universo di Toulouse-Lautrec, com' è evidente dall'atmosfera di questo Café Concerto. Ma nel giro di poco tutto cambia: il suo amico, il poeta Carlos Casagemas che era arrivato con lui da Barcellona dove avevano studiato, si uccide per amore.

E il giovane Pablo, dopo averlo raffigurato con il buco della pallottola bene in vista sulla tempia e una lampada che emana irradiazioni colorate alla Van Gogh, mette a lutto la sua tavolozza per varcare la soglia di mondi notturni e oscuri abitati da mendicanti, derelitti, emarginati. Come l'intensa Célestine dall'occhio cieco, uno dei capolavori di questa stagione dominata dalla compassione, nota come il suo "periodo blu". Dopo, eccolo abbandonare i toni freddi e mettere in scena la rivincita del rosa, degli ocra, di un colore caldo che veste ogni cosa.


Donna-col-cappello-busto
Donna col cappello, busto


Les deux frères del 1906 e l'Autoportrait che pare di pietra, sono un esempio straordinario della malinconia picassiana di questi anni in cui compaiono le prime figure di saltimbanchi e l'Arlecchino che diventerà uno dei suoi tanti alter ego sulla tela. La sterzata dell'anno successivo non riguarda soltanto Picasso, ma investe tutta la pittura occidentale.


Lattore

L'attore


Dal 1907 in poi la parola bellezza rivestirà davvero un nuovo significato. Nascono le Démoiselle d' Avignon, precedute dagli studi qui esposti che lo mostrano alle prese con modelle e muse scovate - e non cercate - al museo etnografico del Trocadero. Lui lo racconta così: "Era disgustoso, quando vi sono andato, un mercato delle pulci. Puzzava. Ero solo. Volevo andarmene. Non me ne andavo. Restavo. Ho capito che era molto importante: mi stava accadendo qualcosa. Le maschere non erano sculture come le altre. Per niente. Erano oggetti magici... Contro tutto: contro spiriti sconosciuti, minacciosi. Continuavo a guardare i feticci. Ho capito: anch' io sono contro tutto... Ho capito perché ero pittore... Les Demoiselles d' Avignon mi devono essere nate quel giorno: non per via delle forme, ma perché era la mia prima tela di esorcismo".

Da lì al Cubismo il passo è breve e così, tra spigoli e scomposizioni, si arriva a un rigore che ha bisogno del monocromo dell'Homme a' la guitare e dell'Homme a' la mandoline. Ma non basta. Per conquistare la realtà, questa deve penetrare l'arte: legni, carte, chiodi, carte da gioco occupano lo spazio del dipinto, latte tagliate, piegate e colorate diventano sculture. C' è anche una sella di bici con un manubrio a fingere la testa di un toro o uno scolapasta che è quella di una donna. Ma per Picasso è impossibile fermarsi: nel 1914 dipinge, ritrovando una volumetria classica, Il pittore a la modella. Una parentesi? Niente affatto.

Nel 1917, mentre il cubismo si diffonde come un'epidemia diventando quasi un'accademia, lui che fa? Un viaggio in Italia dove collabora con i Balletti russi e si innamora di Olga, una ballerina, che subito ritrae strizzando l'occhio ad Ingres. Ed è lui stesso a raccontare di averlo fatto perché "non si è stregoni a tempo pieno. Come si potrebbe vivere?". Nascono così, da suggestioni mediterranee e rivolte all'antico, le sue gigantesse che corrono in riva al mare, monumentali anche nella piccola dimensione. E Paul en Arlequin, un capolavoro nella sua risolta incompiutezza.

Ma Picasso non la smette di infilarsi in nuove avventure
: deforma surrealisticamente strane figure che giocano a palla sulla spiaggia o si accoppiano in maniera bizzarra. L'eros ha un ruolo fondamentale nella sua vita e dunque nella sua arte. La sua amante Marie Thèrese è la protagonista di immagini neo-cubiste dalla forte componente sensuale, mentre l'altra sua compagna, la fotografa Dora Maar, è spesso ritratta che piange. Succede nel 1937 quando Picasso sta immaginando Guernica, la sua opera "politica", insieme al Massacro in Corea qui esposto. Dopo è un fiorire di bagnanti, donne che si pettinano o leggono, nudi distesi, rivisitazioni dei grandi maestri del passato che anticipano il postmoderno. Fino a quell'ultimo Le jeune peintre dipinto nel 1972 che sembra voler schiacciare il pulsante sul rewind. Per ricominciare ancora. Fonte




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Arlecchino




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Nudo con foglia verde e busto




Nudo-di-donna-e-moschettiere
Nudo di donna e moschettiere




Nudo-di-donna-in-poltrona
Nudo di donna in poltrona




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Testa d'Arlecchino







Edited by Milea - 19/8/2021, 18:29
 
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view post Posted on 22/8/2021, 21:03     +1   -1
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pablo-picasso-firma_0


- Per me la pittura è un’azione drammatica
durante la quale la realtà si ritrova disintegrata.



- Ho continuato a guardare i feticci.
Poi ho capito che anche io sono contro tutto.



- L’arte non dovrebbe essere un trompe-l'œil,
bensì un trompe-l'esprit.



- Se il cubismo è un’arte di transizione,
sono sicuro che la sola cosa che ne deriverà
sarà un’altra forma di cubismo.



- Io miro alla somiglianza più profonda,
più reale del reale.
Che raggiunga il surreale.



- Se si segnassero su un foglio tutti i punti
per i quali sono passato
e li unissero con un tratto,
forse si otterrebbe un Minotauro.




- Per me un dipinto
è l’esito di una distruzione.
Faccio un dipinto e poi lo distruggo.



 
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