| Rembrandt, Lo sguardo in bianco e nero
Autoritratto ridente
Anni fa lo storico inglese Simon Shama pubblicò un libro enciclopedico, torrenziale e travolgente intitolato Gli occhi di Rembrandt. Un titolo che, nel visitare la recente mostra allestita alla fondazione Magnani Rocca, è impossibile non ricordare ("Rembrandt dal Petit Palais di Parigi", fino al 28 giugno, Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo, catalogo e mostra a cura di Sophie Renouard de Bussierre). Da un lato c' è il mondo visto dagli occhi di Rembrandt, più frequente nell' opera grafica che in quella pittorica, uno spazio geograficamente e socialmente limitato. è un mondo pragmatico e severo, improntato da luterano rigore, abitato da mercanti ed esattori delle tasse, contadini e mendicanti. Personaggi visti con realismo quasi spietato da un uomo che viveva solo attraverso i propri occhi e che all' universo visibile non aggiungeva né filtri né grazie. Un mondo naturale piatto e sterminato, solcato da canali e acquitrini, al quale rari alberi danno profondità, dove l' orizzonte è talmente lontano da essere appena percepibile e il cielo lattiginoso è solcato da nuvole sfilacciate.
La Ronda di notte
Vi si ritrovano dettagli appena accennati nella caligine o nella nebbia, minuscoli campanili e mulini dalle ali scomposte, grandi come capocchie di spillo. Un mondo in bianco e nero fatto di luci violente che bisogna sapere guardare con pazienza, sforzando i nostri occhi, organi quanto mai difettosi e carenti, per scoprire cosa succede nelle ombre profonde e vellutate. Un mondo in cui la materia: nuvole e foglie, pellicce e velluti, carni grasse e burrose, è raffigurata con tale minuzia che si finisce col chiedersi come funzionavano gli occhi di Rembrandt, quale microscopica qualità possedevano per controllare la punta che scalfiva la vernice sulla lastra metallica. Solo ingrandimenti macroscopici ci permettono di apprezzare la regolarità del tratto, la precisione dei limiti che circondano i particolari. Ma noi conosciamo gli occhi di Rembrandt, anzi possiamo vederli.
Due autoritratti
Nessun pittore si è rappresentato con tanta frequenza, e quegli occhi che sappiamo essere stati chiari, di un pallido grigioverde e lievemente asimmetrici, ci rincorrono nei tanti ritratti che vanno dalla gioventù alla maturità. Occhi intelligenti, talvolta spiritati e talvolta pensosi, occhi che non si dimenticano facilmente, aperture sull' anima e sul dramma contingente. E gli occhi di Rembrandt sono anche lo sguardo dei personaggi raffigurati, uomini paludati di scuro che ci scrutano con aria sorniona o mite ed espressione stupita o attenta, sono lo sguardo complice di Hendrikije al bagno e quello miracolosamente sensuale, abbandonato e felice della donna del Letto Francese ottenuto, in tutta la sua sconvolgente complessità, solo con una piccola scalfittura di punta secca. Ma la mostra di Traversetolo offre un' ultima e rara coincidenza, la visita alla stanza dove Luigi Magnani aveva raccolto le incisioni di Morandi. Come ogni grande incisore Morandi venerava Rembrandt, di cui possedeva alcune opere. Il confronto, ovviamente meditato, tra il lavoro dell' uno e dell' altro rappresenta uno di quei momenti magici che raramente una mostra può regalare. Fonte
La tempesta sulla nave della Galilea
La caduta di Haman
Uomo anziano con la barba
La sposa ebrea
Edited by Milea - 4/9/2021, 14:16
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