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| Anche in questo dipinto sacro, con cui culmina l’attività giovanile di Caravaggio e con il quale si chiude sostanzialmente il XVI secolo della pittura italiana, disponiamo di una descrizione seicentesca: “ Evvi un angelo in piedi che suona il violino, San Giuseppe sedente gli tiene avanti il libro delle note, e l’angelo è bellissimo, poiché volgendo la testa dolcemente il profilo va discoprendo le spalle alate e il resto dell’ignudo interrotto da un pannolino, Dall’altro lato siede la Madonna, e piegando il capo sembra dormire col bimbo in seno” ( Bellori, Vite, 1672).
Rispetto alle opere precedenti, si tratta di una prova di maturità da parte del pittore venticinquenne. Caravaggio affronta ora la storia sacra, confrontandosi direttamente con i grandi maestri del Rinascimento: crescono ulteriormente il formato e l’articolazione della scena, ambientata in un paesaggio aperto, verso sera, anche se si tratta ancora di un’opera destinata al collezionismo privato, e non di una pala d’altare. Mentre cala la sera, in una radura, la Sacra Famiglia interrompe il viaggio verso l’Egitto: Maria, stremata dalla fatica, chiude gli occhi e si assopisce, ma stringe sempre fra le braccia, il Bambino addormentato. L’angelo è un giovane snello, fasciato da una tunica candida che sembra scivolargli sui fianchi; forte è il contrasto con il rustico San Giuseppe, che regge lo spartito, e con l’asino che occhieggia tra le frasche. I dettagli presi dal vero, come i sassi, le erbe, la fiasca impagliata, il sacco, persino lo spartito, sono resi in modo nitido, di un realismo quasi tangibile. La sensibilità poetica con cui è resa l’atmosfera del paesaggio rimanda la tradizione del Rinascimento veneto e in particolare a Giorgione.
Su una stessa linea si dispongono tre “volti” molto diversi: l’anziano Giuseppe, la cui stanchezza viene alleviata dal suono del violino;l’asino, che fa capolino tra le foglie, e il bellissimo angelo di profilo, concentrato sulle note dello spartito retto da Giuseppe.
La mano ruvida e un po’ tozza del falegname Giuseppe sorregge con qualche impaccio lo spartito: le dita infatti coprono parte delle note. Il corpo adolescenziale, snello, filante dell’angelo è esaltato dal panneggio che ondeggia sui fianchi.
Caravaggio dissemina tutto il dipinto di contrasti: i piedi nudi e accavallati di Giuseppe sono vicini a diverse pietre e poggiano su un terreno cosparso di aguzzi e fastidiosi sassolini. Il morbido panno bianco pare invece accarezzare le snelle caviglie dell’incantevole angelo. (M.@rt)
Edited by Milea - 11/8/2021, 00:17
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