L'immensità, Per ogni goccia che cadrà un nuovo fiore nascerà

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 2/11/2010, 20:24     +1   -1
Avatar

Group:
Moka
Posts:
47,190
Reputation:
+18,070

Status:




''Il successo?
Se posso, lo evito''.


(Don Backy)





image
Nel 1967 il Festival di Sanremo è atteso come un probabile momento di rottura, almeno parziale, con la tradizione canora italiana: l'anno precedente, Celentano ('Il ragazzo della via Gluck') e Caselli ('Nessuno mi può giudicare') hanno venduto più di mezzo milione di copie, surclassando la canzone vincitrice, 'Dio come ti amo' di Modugno. Il beat detta legge nei gusti dei giovani e pare il momento giusto per scalzare la supremazia della canzone melodica. Imprevedibilmente però, il 1967 - per il livello non eccelso delle canzoni ma soprattutto per lo choc che fa seguito al suicidio di Luigi Tenco - avvia la crisi di Sanremo, che durerà fino agli anni '80. La manifestazione va in porto regolarmente (come dice il vecchio adagio, lo spettacolo deve continuare) ma il gesto estremo del cantautore innesca una serie di polemiche, dubbi (fu davvero un suicidio?), rancori personali e ripensamenti sui meccanismi che governano l'ambiente musicale.

Dal punto di vista musicale, specie pensando alla musica di quel periodo (è un anno cruciale per Beatles, Hendrix, Doors, Pink Floyd) l'offerta complessiva è deludente. Grazie soprattutto al contributo di Iva Zanicchi, Claudio Villa ottiene l'agognata quarta vittoria al Festival ('Non pensare a me'); Little Tony ottiene un buon successo con 'Cuore matto', Antoine lancia la marcetta 'Pietre' (che echeggia un brano di Dylan), e i Rokes consolidano il proprio successo con 'Bisogna saper perdere'. Tra le canzoni sopravvissute al tempo vale la pena di segnalare infine la pregevole 'La musica è finita', cantata da Ornella Vanoni, 'Proposta' dei Giganti, e 'L'immensità'.

Quest'ultima è interpretata da Johnny Dorelli e Don Backy. Questi ne è anche coautore e partecipa per la prima volta al Festival: un momento decisivo per la sua carriera. Da anni infatti Aldo Caponi (vero nome del cantante) attende la grande occasione dopo 5 anni al Clan di Celentano, del quale è diventato il cantante più popolare dopo il "lìder maximo". Il brano è firmato insieme a Mogol (nel giro di Celentano dal 1962) e Detto Mariano, l'arrangiatore di fiducia del Clan. Don Backy tuttavia ridimensiona il contributo dei coautori, sostenendo che "Mariano figura come firmatario delle canzoni da me composte e incise, non essendo io (per tutti gli anni '60) iscritto alla Siae come compositore, ma solo nella categoria Autori (paroliere). La necessità di ricuperare diritti d'autore - che altrimenti sarebbero andati perduti - costringeva a usare questo escamotage (praticato anche da altri all'interno del Clan e in generale, in uso in tutto l'ambiente musica leggera). Non ho mai scritto testi per musiche non mie, se non - agli inizi - per interni al Clan: Santercole, Milena, Adriano ('Pregherò') e qualche cover di brani dei Beatles.

Il piazzamento in gara è un onorevole ma non entusiasmante nono posto e molti fanno notare somiglianze sospette con 'Un giorno ti dirò' di Gorni Kramer e soprattutto con 'I put a spell on you', brano degli anni '50 del bluesman Screamin' Jay Hawkins che nel 1966 era stato riportato nelle classifiche inglesi dall'Alan Price Set. Il pubblico comunque apprezza la canzone: nella versione di Johnny Dorelli arriva fino al secondo posto, mentre Don Backy si ferma al quinto. Dopo pochi mesi anche Mina la incide come singolo, e si piazza al n.14. Ha scritto Mario Luzzatto Fegiz, critico del 'Corriere della Sera': "Dopo la lettura melodiosa e sensuale di Johnny Dorelli, e quella più asciutta dell'autore, Don Backy, 'L'immensità' tornò alla ribalta nell'interpretazione, vitalistica e squillante, di Mina: sempre pronta a rimediare alle "sviste" delle giurie sanremesi, rilanciando i brani da loro snobbati. (…) Mina, nel far suo il brano, ne giustifica il titolo con la sua voce svettante: cogliendo quel senso, appunto, di immensità che emana dalla natura, che tramuta le gocce di pioggia in fiori, offre il cielo ai voli delle farfalle e fa sì che nessuno di noi, nell'infinito mistero del cosmo, sia mai solo".
A ridosso del successo di vendite, la canzone diventa il pretesto per girare il "musicarello" "L'immensità - La ragazza del Paip's" (del regista Oscar De Fina), in verità piuttosto sconnesso e giustificato solo dalla presenza di molti cantanti: oltre a Don Backy (nei panni del protagonista, Dario) sfilano davanti alla macchina da presa Caterina Caselli, Nicola Di Bari, Patty Pravo, Riky Maiocchi e i Motowns.


Gli autori:

Don Backy: Nato nel 1943 a Santa Croce sull'Arno, provincia di Pisa, dopo aver cantato al dancing 'La Sirenetta' alla fine degli anni '50 e aver inciso le prime canzoni con lo pseudonimo Agaton, legge un annuncio: il Clan di Celentano cerca giovani talenti. Caponi invia un nastro con una sua composizione ('La storia di Frankie Ballan'). Il provino piace al 'Molleggiato', che lo accoglie nel suo consesso. Dopo il terzo posto in hit-parade con 'Amico', incide diversi brani tra cui 'Ho rimasto' e 'Come Adriano' - canzoni molto autoreferenziali, che evidenziano come Don Backy sta emergendo come n.2 del Clan - e 'L'amore'. Intanto si perfeziona come autore, e col 1967 arriva il grande successo: a 'L'immensità' seguono 'Poesia' e 'Canzone' (entrambe al n.1 in hit-parade). Contemporaneamente, ottiene parti cinematografiche di un certo rilievo. Ma durante il Festival del 1968 (che lo vede secondo e terzo come autore, rispettivamente di 'Casa bianca' e 'Canzone'), litiga ferocemente, per questioni di diritti d'autore, con Celentano. Dopo qualche tempo, la rivalità con il 'ragazzo della Via Gluck' assurge a faida, e Caponi ne esce logorato psicologicamente e sconfitto dal punto di vista dell'immagine - viceversa Celentano pare invulnerabile a qualsiasi polemica (come prova anche la storia recente…). Il suo rapporto con la musica si fa conflittuale - ma Caponi si salva grazie al proprio eclettismo: scrittore, fumettista, attore in numerose commedie all'italiana (a dire la verità non tutte memorabili) riesce a vivere piuttosto bene anche senza il Clan. Nel 2000 il grande pubblico lo ha rivisto in 'Pane e tulipani', acclamato film di Silvio Soldini.


Gli interpreti:

Detto Mariano: Mariano Detto incontra Adriano Celentano durante il servizio militare, nel 1960. In seguito diventa pianista nei Ribelli, nei quali militano Gianni Dall'Aglio e il chitarrista Gino Santercole. Nel 1962, Celentano fonda il Clan: ne fanno parte, tra gli altri, Ricky Gianco, Guidone, Don Backy, Micky del Prete. Come arrangiatore Celentano ingaggia il M° Ceragioli, al quale, a partire da 'Sei rimasta sola' subentra Detto (il cui pseudonimo inverte nome e cognome). Fino all'inizio del 1968 tutti gli arrangiamenti dei brani del 'Molleggiato' sono di Mariano, ma nel 1968 la furibonda lite tra il divo milanese e Don Backy travolge anche lui: Celentano lo ripudia per non aver rotto i ponti con l'ex luogotenente. Nel 1972 tuttavia la collaborazione e l'amicizia riprendono. Nel frattempo Mariano ha stretto un sodalizio con i Camaleonti e si è avvicinato al cinema; negli anni successivi si dedicherà sempre di più a colonne sonore per cinema e televisione - incluse diverse sigle di cartoni animati.

Giulio Rapetti, in arte Mogol, è il "paroliere" per eccellenza della canzone italiana. Nato a Milano nel 1936, figlio di un importante discografico, comincia a scrivere testi alla fine degli anni '50. Nel 1961 vince il Festival di Sanremo con "Al di là", scritta insieme a Donida e interpretata da Betty Curtis e Luciano Tajoli. Nel quinquennio successivo, lo vince nuovamente con "Uno per tutte" (1963, cantata da Tony Renis) e "Se piangi, se ridi" (1965, Bobby Solo). Ma firma anche brani di impatto immenso quali "Stessa spiaggia stesso mare", "Una lacrima sul viso" (il primo 45 giri a vendere un milione di copie), "Che colpa abbiamo noi", Io ho in mente te". Nel 1966 inizia la collaborazione con Lucio Battisti: fino al 1980, i due daranno vita ad un matrimonio artistico talmente fortunato da mettere quasi in secondo piano i lavori successivi. Che per Mogol sono tutt'altro che trascurabili: basti ricordare la nuova vittoria a Sanremo con "Se stiamo insieme" cantata da Riccardo Cocciante (per il quale aveva scritto "Cervo a primavera") e l'exploit di "L'emozione non ha voce", con la quale Adriano Celentano è tornato a dominare le classifiche alla fine degli anni '90.










image

1967 - M.Detto,Don Backy,Mogol





Io son sicuro che
per ogni goccia
per ogni goccia che cadrà
un nuovo fiore nascerà
e su quel fiore una farfalla volerà.

Io son sicuro che
in questa grande immensità
qualcuno pensa un poco a me
non mi scorderà.

Sì, io lo so
tutta la vita sempre sola non sarò
un giorno troverò
un po' d'amore anche per me
per me che sono nullità
nell'immensità.

Sì, io lo so
tutta la vita sempre sola non sarò
un giorno lo saprò
d'essere un piccolo pensiero
nella più grande immensità
del suo cielo.



Edited by Milea - 2/2/2011, 11:06
 
Web  Top
0 replies since 2/11/2010, 20:24   273 views
  Share