Maurice Ravel...l’ultimo degli esteti

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view post Posted on 26/10/2010, 15:49     +1   +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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“Io non sono un compositore moderno
con attitudine a scrivere armonie radicali e un contrappunto sconnesso,
perché non sono mai stato schiavo di alcuno stile di composizione.
Né mi sono mai legato ad alcuna determinata scuola di musica.

Ho sempre pensato che un compositore
deve mettere sulla carta ciò che sente
e come lo sente,
liberamente e senza tener conto dello stile del momento.
La grande musica deve sgorgare dal cuore.
La musica creata dalla tecnica e dal cervello non vale la carta su cui è scritta.”


Maurice Ravel







 
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view post Posted on 26/10/2010, 19:10     +1   +1   -1
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habanerariflessioni




Di origine basca, da Stravinskij definito "un orologio svizzero", Maurice Ravel una figura molto complessa e variegata della musica moderna.

La sua origine basca lo portò a ispirarsi costantemente alla Spagna: non una Spagna folcloristica, ma piuttosto la Spagna rigorosa, ascetica, riservata nell' espressione dei sentimenti ma piena di carattere.

Da Habanera, una delle prime composizioni per pianoforte, fino alle Rapsodie spagnole e al Bolero, forse la più celebre delle sue creazioni, Ravel tratta i motivi spagnoli con estrema forza e concisione, e perfino con ossessiva convinzione.









Edited by RockCafè - 31/10/2014, 18:33
 
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Formatosi a Parigi nello stesso periodo di Debussy, Ravel ricevette dall'ambiente culturale francese gli stessi influssi del suo contemporaneo, tuttavia le composizioni che più richiamano l'Impressionismo, come i Jeux d'eau (giochi d'acqua), furono scritte prima dei Préludes di Debussy. Rispetto a quest'ultimo, la personalità di Ravel è vigorosa e appassionata quanto l'altra è estenuata e intellettuale. Il giudizio di Stravinskij si riferisce all'assoluta precisione e alla strabiliante abilità di Ravel nell'orchestrazione. La sua sensibilità al timbro sonoro sono degli strumenti e al gioco fra le varie sezioni dell'orchestra è rimasta insuperata.

Danzano le dita, sui tasti neri e bianchi






Jeux d'eau è un'opera pianistica a carattere descrittivo, che si propone di rappresentare scene di "giochi d'acqua". Il pezzo, dalle atmosfere molto suggestive, è di discreta difficoltà.
In esso si riconoscono alcuni tratti stilistici tipici della scrittura raveliana, come ad esempio il frequente uso di accordi paralleli di settima, o l'uso dell'accordo di settima maggiore, svincolato da ogni legame armonico-funzionale.
Per rendere efficacemente la suggestione sonora dell'acqua, il brano è imperniato su accordi "sciolti", arpeggi incessanti, cadenze, spesso realizzati nel registro acuto del pianoforte. La tonalità costantemente fluttuante, e le progressioni armoniche spesso ondivaghe, contribuiscono ancora di più a rappresentare l'immagine evocativa, che quindi viene espressa non più solo dal punto di vista melodico, ma anche armonico e persino timbrico: i blocchi accordali, contrapposti alle fugaci figurazioni in arpeggio, evocano ora la staticità dell'acqua ferma, ora gli zampilli e le varie coreografie dell'acqua in movimento.


 
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view post Posted on 26/10/2010, 20:12     +1   +1   -1
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Pavane pour une infante défunte (Pavana per una principessa defunta)

è una composizione per pianoforte di Maurice Ravel.

È stata orchestrata dallo stesso autore nel 1910.



Il nome si faceva derivare dallo spagn. 'pavo' (pavone) e la danza veniva vista come proveniente dalla Spagna. La pavana è stata scritta da Ravel studente presso il Conservatorio di Parigi all'età di 24 anni, nel 1899. Il titolo si riferisce all'idea di Ravel di descrivere "una pavana (danza di corte rinascimentale in metro binario e di andamento moderato) che una piccola principessa può aver ballato in tempi passati presso la corte spagnola"






All'epoca di Ravel (fine '800-inizio '900) la musica era considerata un'arte descrittiva al pari della pittura, da cui la nutrita presenza di composizioni "a tema" tra le opere dello stesso Ravel e, ancora di più, dell'illustre connazionale Debussy, l'impressionista per eccellenza.
Alla base dell'eccezionale capacità descrittiva di Ravel c'è una sapienza praticamente assoluta nell'orchestrazione, una maestria inimitabile nello sfruttare al meglio la tavolozza dei cosiddetti "colori" dell'orchestra, che altro non sono che gli svariati timbri esprimibili dagli strumenti, con tutti i loro possibili accostamenti.
Non stupisce quindi che gran parte delle sue opere sia più nota nella versione orchestrale che in quella originale, quasi sempre pianistica. Ravel è un grande illustratore che si muove nel tempo (indietro) e nello spazio (verso la Spagna) per raccogliere immagini che poi saprà fissare in motivi indelebili, come la commovente "Pavane pour une enfante défunte", che ci immerge in un'aura incantata, di nobile antichità. La semplice bellezza del tema principale, esposto dal corno, ha un impatto così diretto da far passare in secondo piano il colto recupero di questa antichissima danza, che finisce per fare da neutro sfondo a questa melodia immortale.











Edited by Milea - 27/10/2010, 00:28
 
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view post Posted on 26/10/2010, 20:52     +1   +1   -1
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Il "Menuet antique" è un altro salto nel passato, ma in questo caso la struttura del minuetto (con l'immancabile "trio", una dolce oasi di quiete) è ben percepibile, anche se coperta da un manto di fragorosi suoni moderni ed effetti percussivi dei timpani, che certo gli ingenui minuetti settecenteschi non potevano vantare.





"La valse" si potrebbe definire una caricatura di valzer viennese, ma nulla a che vedere con gli spettrali valzer di Mahler, che sembrano invitare a ballare sull'orlo di un precipizio. Qui prevale l'ironia: impennate di "fortissimo", forsennati "crescendo", furiosi colpi di timpani troncano improvvisamente accenni di temi più romantici. Ne risulta un valzer che, pur se stravolto, acquista una sua frivola eleganza, squisitamente francese.











 
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view post Posted on 26/10/2010, 21:22     +1   +1   -1
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La bussola di Ravel spesso punta verso Ovest, dove il vicino esotismo della musica spagnola offre un'inesauribile fonte di colori.
La "Rhapsodie espagnole", raro esempio di opera raveliana concepita direttamente per orchestra, è introdotta dall'inquietante "Prèlude à la nuit", che grazie all'ossessiva ripetizione di un abbozzo di tema di quattro note, riesce ad evocare il clima di attesa insonne prima di un giorno importante (chissà, forse la vigilia di una corrida...).






Seguono tre danze tipicamente spagnole: la "Malagueña", con il bel contrasto tra il profondo pulsare dei bassi e il secco, pungente motivo esposto dalla tromba, l' "Habanera", languida e sensuale, ma carica di una tensione strisciante, e la travolgente "Feria", che dopo qualche titubanza iniziale e una breve ricomparsa dell'inquietante tema del Preludio, lascia pieno sfogo a questa tensione. Anche "Alborada del gracioso" è animata dalla frenesia delle danze spagnole. Nella scalpitante parte iniziale ci si agita al ritmo delle nacchere, poi prende la parola il fagotto e introduce una pausa lenta, destinata però ben presto ad essere turbata dai sussulti dei timpani, sempre più frequenti, finchè il ritorno prepotente delle nacchere non riporta pienamente alla luce la danza iniziale.







 
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view post Posted on 26/10/2010, 21:42     +1   +1   -1
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Nella suite "Ma mère l'Oye" (letteralmente "Mamma Oca") Ravel esplora il mondo dell'infanzia, ispirandosi alle fiabe di Perrault. Forse è in assoluto il saggio più alto di quella abilità "pittorica" di cui si diceva. I quadri che si susseguono colpiscono per un suono quasi "tridimensionale" che sembra scaraventare l'ascoltatore nel vivo della favola.




L'esempio più nitido è "Laideronnette, impèratrice des pagodes" con il suo trionfo di campanellini e il cinguettio di flauti, flautini e oboi, un impasto di fiati praticamente perfetto, mentre la melodia più toccante ancora una volta è associata al blando ritmo di una "Pavana" ("Pavane de la belle au bois dormant"). Ma è l'intera suite che incatena l'ascoltatore, lasciandolo ad occhi spalancati come un bambino a cui si racconti una favola, e forse proprio questo è il suo scopo.









 
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Spesso ancora oggi i Quadri di un 'esposizione di Mussorgskij si ascoltano nell'orchestrazione magistrale che ne diede Ravel, mentre la sua rielaborazione orchestrale della Nona Sinfonia di Beethoven, per rispetto al grande Maestro, non viene mai eseguita.

Ravel abbandonò ben presto l'inconsistenza dello stile impressionistico, che è quasi una polverizzazione dei motivi in note sparse, sospese, in brevi moti guizzanti o incantati. Preferì mantenere un'architettura d'insieme, entro la quale trovassero giustificazione anche le invenzioni e le forme più moderne, ma sempre in una cornice, ben legata ai modi e alle tonalità stabilite dalla tradizione musicale europea. Per questo Ravel fu l'ultima grande voce della musica classica.




 
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