Lottovolante |
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...e luci:
Eppure, comne c'è sempre da aspettarsi da Hitch, anche in "Io confesso" lì "dove la sceneggiatura fallisce il compito...l'abilità visionaria del regista inserisce guizzi di pura eleganza".
E' il caso per esempio delle splendide inquadrature dal basso che, oltre a conferire ai personaggi e alle scenografie la maestà di rigore, offrono spesso immagini di cieli, anche notturni, compenetrati di luce sui quali si stagliano, con forte valenza simbolica, le solenni moli delle chiese di Quebec. Superba, come sempre la fotografia in bianco e nero, supervisionata da Robert Burks.
Ma non si tratta solo di eleganza formale; non sono pochi infatti i momenti di grande intensità: ad esempio la sequenza in cui Logan compie la sua Via Crucis camminando senza meta per la città o le scene del processo, nelle quali il dramma emerge tangibile al di là della paludata liturgia del cerimoniale ( bellissima anche la scena in cui padre Logan esce dal tribunale e vede assiepata davanti a sè una sterminata folla ostile: anticipa l'angoscia di certe inquadrature degli "Uccelli" ).
Un'attenzione particolare merita poi l'uso degli sguardi in tutta questa storia contrassegnata dall'impossibilità di parlare: "sguardi densi di significato, gravidi di una vertigine insondabile...linee direttrici della trama, canali conduttori destinati a far defluire l'eccedenza delle coscienze". ( Mar L8v )
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