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| Ricordato fin dal 1613 nella Galleria Borghese, secondo Bellori il dipinto sarebbe stato eseguito per il cardinale Scipione Borghese come omaggio e “sollecitazione” della domanda di grazia presso lo zio papa Paolo V (Camillo Borghese) implorata dal pittore, resosi latitante dopo l’uccisione di Ranuccio Tomassoni. Anche grazie all’interessamento del cardinale Vincenzo Gonzaga, duca di Mantova, la petizione stava effettivamente percorrendo il necessario iter burocratico all’interno della cancelleria papale.
Il riferimento alla pena capitale è sottolineato in modo impressionante dall’identificazione tra Caravaggio e Golia. Fin dal XVII secolo infatti, nelle sembianze del gigante sconfitto, sfregiato e decapitato è sempre stato riconosciuto un drammatico ritratto del pittore lombardo e in molte delle opere eseguite da Caravaggio dopo la precipitosa fuga da Roma, si può ravvisare una dinamica psicologica tra il senso di colpa e il desiderio di espiazione.
La bocca semiaperta lascia intravedere denti radi e malsani, mentre la fronte è profondamente ferita dal sasso di Davide: Caravaggio, spesso coinvolto in risse, probabilmente doveva portare a sua volta sul volto i segni di percosse e colpi.
Anche Davide, staccandosi dalla tradizione iconografica, mostra una profonda pietà per il nemico ucciso: il volto, anziché trionfante per la vittoria conseguita contro il gigantesco nemico, è improntata ad un senso di profondissima pietà, di intima e sofferta partecipazione.
La stesura delle pennellate lunghe, filamentose e magre, acuisce il senso di solitudine e di amarezza del dipinto.
Sulla lama della spada si leggono nitidamente le lettere “HASOS”. La proposta più convincente per interpretazione della misteriosa sigla, riporta al motto in latino di sant’Agostino HumilitAS Occidit Superbiam, “l’umiltà uccide la superbia.” La parola “humilitas” è anche il motto dei Borromeo, protagonisti della Chiesa milanese.
Ma potrebbero forse indicare, molto più semplicemente, il marchio dell’armaiolo.
Se tutti gli studiosi concordano sulla lettura del dipinto in chiave autobiografica, così come la sua probabile esecuzione a Napoli, controversa è la sua datazione. Alcuni specialisti tendono a considerare la tela come una delle ultimissime opere del pittore (e in questo caso la ferita sulla fronte di Golia potrebbe ricordare lo sfregio subito da Caravaggio nella rissa presso l’osteria del Cerriglio), ma altri propendono a considerarla eseguita poco dopo la fuga da Roma, durante il primo periodo napoletano, tra il 1606 e il 1607. (M.@rt)
Edited by Milea - 10/8/2021, 19:03
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