Lottovolante |
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Il mondo in una stanza:
Una stanza, alcuni caseggiati al di là di un piccolo cortile, sempre osservati da un unico punto di vista, tre giorni e tre notti: uno spazio e un tempo assai circoscritti per delineare tutto un microcosmo. Senza mai dimenticare per un attimo che, nonostante l'impianto quasi "teatrale", quella che si sta realizzando è un'opera squisitamente cinematografica...
Questa la base di partenza della "Finestra sul cortile".
Non nuovo a esperienze del genere ( I prigionieri dell'oceano e Nodo alla gola si svolgono anch'essi in un unico ambiente: una scialuppa di salvataggio e un piccolo appartamento ), il regista ha posto a se stesso e al mezzo cinematografico un'ulteriore sfida, vincendola: nonostante i vincoli spazio temporali in cui è costretta l'azione, anzi, proprio grazie ad essi, La Finestra sul cortile risulta infatti uno dei film più avvincenti e divertenti non solo di Hitchcock, ma dell'intera storia del cinema.
Un microcosmo dicevo: la macchina da presa - attraverso gli occhi del protagonista - esplora tutto un mondo di passioni e soprattutto di affetti frustrati, aspirazioni fallite, vocazioni artistiche costellate da difficoltà, incomprensioni, solitudini.
Eppure l'atmosfera non è cupa, al contrario, perchè lo sguardo che si posa sulle debolezze e le infelicità umane è pieno di compassione e di affettuosa ironia. E anche l'unica storia che Jeff non può vedere al di fuori, come spettatore, cioè la propria, è fin dall'inizio presentata con umorismo, sebbene sia talmente segnata da momenti di amarezza ( certe battute che Jeff rivolge a Lisa o che adopera parlando di lei sono dure...feriscono: fortunatamente Lisa sa difendersi piuttosto bene ).
Nonostante il delitto atroce consumato da Lars Thorwald, l'humour nero disseminato qua e là, e alcune scene di grande suspense, l'atmosfera complessiva della Finestra sul cortile è dunque piena di calore: lo suggeriscono il clima estivo, la predominanza dei colori calsi in particolare dell'arancione, le voci e il chiacchierio dei bambini per strada ( non si vedono mai ma si sentono ), i suoni e le musiche che provengono dalle abitazioni.
La sensazione di intimità è data proprio da queste percezioni di rumori, colori, temperatura che si sommano e si completano a vicenda. Il mondo in una stanza: quella di Jeff, ma anche la sala cinematografica ( o, oggi spesso, la camera d'appartamento ) in cui si trova chi guarda il film.
Il coinvolgimento emotivo, ha però un confine preciso, che coincide con la cornice della finestra e/o dello schermo: lo sguardo è partecipe, ma al tempo stesso mantiene le distanze... ( Mar L8v )
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