La finestra sul cortile, Rear window 1954

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view post Posted on 4/9/2010, 09:33     +1   -1
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Qui la sfida era di girare
un film attenendosi
all'unità di luogo e
a un unico punto di vista,
quello di James Stewart.
Non vediamo quello che vede lui,
da dove lo vede lui,
nello stesso momento in cui lo vede.
Ciò che potrebbe essere
una scommessa austera e teorica,
un esercizio di freddo virtuosismo,
diventa in realtà uno spettacolo affascinante
grazie all'invenzione continua
che ci inchioda alla nostra poltrona
esattamente come James Stewart
è bloccato dalla sua
gamba ingessata.


Francois Truffaut

 
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La finestra sul cortile
( Rear window - 1954 )


di Alfred Hitchcock

Dal racconto "La finestra sul cortile" di Cornell Woolrich


James Stewart, Grace Kelly,
Wendell Corey, Thelma Ritter,
Raymond Burr, Judith Evelyn

Riprese - novembre 1953 - gennaio 1954







La trama:

Sceneggiato da John Michael Hayes dal racconto La finestra sul cortile di Cornell Woolrich, il film ha per protagonista un fotoreporter di successo, L.B. "Jeff" Jeffries (James Stewart), che è costretto su una sedia a rotelle da una frattura alla gamba sinistra, riportata in un incidente di lavoro.

Immobilizzato nel proprio appartamentino da scapolo, e annoiato per la forzata inattività, Jeff inizia a osservare i suoi vicini di casa, servendosi di un binocolo e della propria macchina fotografica con teleobiettivo. Nel frattempo la sua fidanzata Lisa Freemont (Grace Kelly), una sofisticata ragazza dell'alta società, e indossatrice a tempo perso, si reca regolarmente a fargli visita, sfruttando l'occasione per insistere con Jeff sul loro matrimonio e sulla possibilità di fargli aprire uno studio professionale, in modo da averlo vicino e non più in giro per il mondo: il reporter, però, giudicando incompatibili i loro due stili di vita, vorrebbe mantenere la loro relazione così com'è, immaginando che in qualsiasi altro modo essa sarebbe destinata al naufragio.

Tra una discussione e l'altra con Lisa, Jeff continua a osservare gli eventi che si svolgono negli appartamenti di fronte al suo e che si affacciano sullo stesso cortile, familiarizzando con i movimenti quotidiani degli inquilini: una coppia sposata da pochi giorni, una ballerina piuttosto procace, un compositore in crisi, una coppia senza figli che ha riversato il proprio affetto su un cagnolino, una zitella dal cuore solitario, una single con manie d'arte e una coppia di coniugi, i Thorwald, in crisi matrimoniale.

Una notte Jeff viene svegliato da un urlo di donna. Da quel momento in poi, Jeff nota strani movimenti nell'appartamento dei Thorwald e questo solletica il suo fiuto da fotoreporter, al punto da convincersi che Lars Thorwald (Raymond Burr, il Perry Mason televisivo) abbia ucciso la moglie e ne abbia sezionato e fatto sparire il cadavere: l'improvvisa assenza da casa della signora Thorwald (fino a poco prima a letto malata), la terra smossa nell'aiuola del cortile, dove il cagnolino della coppia senza figli va ripetutamente ad annusare, il viavai notturno di Thorwald dall'appartamento, sono tutti indizi che insospettiscono Jeff, il quale inizia una vera e propria indagine personale, aiutato dalla sua infermiera Stella (Thelma Ritter) (che dall'alto della sua esperienza colorisce il tutto con note decisamente macabre, ma cariche di humour nero) e dallo scettico amico investigatore Thomas J. Doyle (Wendell Corey) che, nonostante sia divertito dai sospetti di Jeff, aiuta l'amico, a volte a confermare i sospetti a volte a confutarli. Lisa, inizialmente scettica e soprattutto preoccupata per l'eccessivo coinvolgimento con il quale Jeff spia i vicini, a poco a poco si convince che egli ha ragione e decide di aiutarlo, dimostrandosi coraggiosa e intrepida come Jeff non avrebbe potuto neanche lontanamente sospettare; arriva addirittura a mettere a repentaglio la propria incolumità, introducendosi nell'appartamento di Thorwald alla ricerca delle prove dell'omicidio.

Jeff si fa però scoprire, e Thorwald sale nel suo appartamento per affrontarlo, in un finale dalla tensione palpabile, anche grazie agli splendidi giochi di luci ed ombre proposti dal maestro Hitchcock. Alla fine Jeff se la caverà, ma, cadendo giù dalla finestra, avrà anche l'altra gamba fratturata. Infine si scopre che il cane della coppia senza figli è stato ucciso dal signor Thorwald perché annusava e scavava nell'aiuola dove lui aveva seppellito il corpo della moglie, che alla fine sposta in una cappelliera e spedisce in America.





 
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Il film:

Nel 1953, con La finestra sul cortile, Hitchcock inaugurava la sua collaborazione con la Paramount, dopo un rapporto con la Warner Bros durato sette anni.
Il nuovo contratto era assai vantaggioso per il regista, che veniva a disporre di una notevole libertà di movimento e otteneva inoltre la proprietà dei film realizzati ( dopo un periodo di otto anni dalla prima uscita ). Dalla Warner Bros Hitchcock portò con sè il direttore della fotografia Robert Burks e l'operatore Leonard South; alla Paramount nel giro di poco tempo, avrebbe messo a punto la sua squadra di collaboratori preferiti, la maggior parte dei quali sarebbe rimasta con lui nei successivi dieci anni o più.
Fra loro, la costumista Edith Head, il montaggista George Tomasini e Herbert Coleman, assistente alla regia, poi regista della seconda unità e produttore associato; nel 1954 al team si sarebbe unito anche il compositore Bernard Herrmann.

Il soggetto della Finestra su cortile fu tratto abbastanza liberamente da un racconto di Cornell Woolrich ( autore a cui si ispirò anche Truffaut per due suoi film, La sposa in nero e La mia droga si chiama Julie ).

Lo sceneggiatore, John Michael Hayes, aveva alle spalle una buona esperienza radiofonica e si dimostrò molto bravo nei dialoghi e nella caratterizzazione dei personaggi, un pò meno negli sviluppi dell'intreccio: ma a questo bastava Hitch...
Ad ogni modo il regista si mostrò molto contento di Hayes, tanto da volerlo come collaboratore anche per i tre film successivi.



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Un altro motivo di soddisfazione per il regista fu la partecipazione dei due attori protagonisti, da lui molto amati: James Stewart aveva già lavorato con il regista in Nodo alla gola (1948), mentre Grace Kelly aveva appena finito di girare Il delitto perfetto.

Il personaggio di Lisa, assente nel racconto originale, venne ritagliato appositamente sulla personalità dell'attrice e Hitch dedicò una gran cura persino ai suoi costumi.

Le riprese della Finestra sul cortile si svolsero dal novembre 1953 al gennaio 1954, dunque in inverno, nonostante l'azione si svolgesse in piena estate ( fortunatamente gli inverni a Hollywood sono molto miti ! )...il film uscì nell'agosto di quello stesso anno, solo pochi mesi prima del Delitto Perfetto.

La finestra sul cortile piacque moltissimo sia al pubblico sia alla critica e fu il maggior successo commerciale realizzato da Hitchcock da Notorious (1946) ad allora.
Il film ricevette anche alcune nomination all'Oscar relative a suono, fotografia, sceneggiatura e regia.



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Del film la critica americana all'epoca apprezzò humour, suspense e intreccio sentimentale, elogiandone in particolare gli aspetti di commedia sofisticata e l'ironia.
Successivamente i contributi di vari studiosi, in particolare francesi, misero in luce tutta la complessità, formale e contenutistica, della Finestra sul cortile.

Ancor oggi il film è apprezzato non solo come intellettuale e godibilissimo spettacolo d'intrattenimento, ma come imprescindibile opera d'arte cinematografica. ( Mar L8v )

 
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Il mondo in una stanza:

Una stanza, alcuni caseggiati al di là di un piccolo cortile, sempre osservati da un unico punto di vista, tre giorni e tre notti: uno spazio e un tempo assai circoscritti per delineare tutto un microcosmo.
Senza mai dimenticare per un attimo che, nonostante l'impianto quasi "teatrale", quella che si sta realizzando è un'opera squisitamente cinematografica...

Questa la base di partenza della "Finestra sul cortile".

Non nuovo a esperienze del genere ( I prigionieri dell'oceano e Nodo alla gola si svolgono anch'essi in un unico ambiente: una scialuppa di salvataggio e un piccolo appartamento ), il regista ha posto a se stesso e al mezzo cinematografico un'ulteriore sfida, vincendola: nonostante i vincoli spazio temporali in cui è costretta l'azione, anzi, proprio grazie ad essi, La Finestra sul cortile risulta infatti uno dei film più avvincenti e divertenti non solo di Hitchcock, ma dell'intera storia del cinema.



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Un microcosmo dicevo: la macchina da presa - attraverso gli occhi del protagonista - esplora tutto un mondo di passioni e soprattutto di affetti frustrati, aspirazioni fallite, vocazioni artistiche costellate da difficoltà, incomprensioni, solitudini.

Eppure l'atmosfera non è cupa, al contrario, perchè lo sguardo che si posa sulle debolezze e le infelicità umane è pieno di compassione e di affettuosa ironia. E anche l'unica storia che Jeff non può vedere al di fuori, come spettatore, cioè la propria, è fin dall'inizio presentata con umorismo, sebbene sia talmente segnata da momenti di amarezza ( certe battute che Jeff rivolge a Lisa o che adopera parlando di lei sono dure...feriscono: fortunatamente Lisa sa difendersi piuttosto bene ).



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Nonostante il delitto atroce consumato da Lars Thorwald, l'humour nero disseminato qua e là, e alcune scene di grande suspense, l'atmosfera complessiva della Finestra sul cortile è dunque piena di calore: lo suggeriscono il clima estivo, la predominanza dei colori calsi in particolare dell'arancione, le voci e il chiacchierio dei bambini per strada ( non si vedono mai ma si sentono ), i suoni e le musiche che provengono dalle abitazioni.

La sensazione di intimità è data proprio da queste percezioni di rumori, colori, temperatura che si sommano e si completano a vicenda. Il mondo in una stanza: quella di Jeff, ma anche la sala cinematografica ( o, oggi spesso, la camera d'appartamento ) in cui si trova chi guarda il film.

Il coinvolgimento emotivo, ha però un confine preciso, che coincide con la cornice della finestra e/o dello schermo: lo sguardo è partecipe, ma al tempo stesso mantiene le distanze... ( Mar L8v )



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Prima, l'immagine:

All'inizio della Finestra sul cortile la macchina da presa, con una panoramica destra/sinistra, inquadra man mano James Stewart addormentato, la gamba ingessata, la macchina fotografica a pezzi, foto che ritraggono drammatici incidenti d'auto appese al muro, il negativo di una fotografia, una pila di riviste: in pochi secondi sappiamo già molto del protagonista e di quanto gli è capitato.

Osserva Hitchcock: "E' l'utilizzazione dei mezzi offerti al cinema per raccontare una storia. Mi interessa di più che se qualcuno avesse chiesto a James Stewart 'Come si è rotto una gamba ?' [A quel punto ] Stewart avrebbe risposto [...]. Questa sarebbe una scena banale. Per me, il peccato capitale di uno sceneggiatore consiste, quando si discute di una difficoltà, nell'evitare il problema dicendo: 'Giustificheremo questa cosa con una riga di dialogo'".
( Mar L8v )





 
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Così è la vita:


Bellissima, iridescente, fin dalla sua prima apparizione Lisa si presenta come una caramella, una pietra preziosa, una gioia per gli occhi; frivolo e leggero quanto capace di coraggio, determinazione, humour e buon senso, il personaggio di Lisa costituisce probabilmente la la migliore interpretazione di Grace Kelly nella sua breve carriera cinematografica.
Ma il vero mattatore del film è James Stewart; il suo volto mobilissimo e sensibile sa dipingere un'infinità di stati d'animo e di emozioni - curiosità, noia, irritazione, ansia, paura, ammirazione, sdegno, affettuosa partecipazione... -, tutti filtrati da un'ironia sottile, talvolta amara...



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Le vicende a cui assiste dall'altra parte del cortile sono lo specchio in cui si riflettono i frammenti della sua stessa vita, le sue stesse passioni, paure, debolezze; forse per questo ne è così ipnotizzato.

Uomo "d'azione" - ma con la passione di guardare: non a caso fa il fotografo - Jeff si trova costretto forse per la prima volta a prestare attenzione ai sentimenti propri e altrui e a farci i conti.
Immaturo e un pò vile nel suo rifiuto di ogni impegno sentimentale e familiare, si trova messo con le spalle al muro non solo dall'assassino, ma anche da Lisa.

E tuttavia, come nota il critico americano Robin Wood, alla fine il duello con Lisa è solo apparentemente risolto; così pure è precario l'esito di tutte le piccole storie dei vicini di casa, Thorwald a parte.
E' lo sguardo del regista ( Jeff dorme ) a riservarsi l'ultima occhiata - una panoramica simmetrica rispetto a quella iniziale - e a suggerire ammiccante l'ironia e l'ambiguità della vita. ( Mar L8v )



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Un set grandioso:


Un set costruito da trentadue appartamenti, quello che Hitch fece costruire per La finestra sul cortile: uno fra i più importanti mai realizzati dalla Paramount.
Dodici di queste abitazioni erano addirittura completamente arredate...
A parte la predilezione che fino ad allora il regista aveva mostrato per le riprese in set appositamente costruiti ( ma a partire dal film successivo avrebbe cominciato a girare assai spesso sui luoghi reali ), sarebbe stato impossibile avere condizioni di spazio ideali utilizzando set preesistenti... ( Mar L8v )





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Il piacere degli occhi:

Così ribatteva Hitchcock ai critici o agli spettatori che si mostravano scandalizzati per il comportamento del protagonista della Finestra sul cortile: "Diciamolo, Jeff era un voyeur...ma non siamo tutti dei voyeur ? Scommettiamo che nove persone su dieci, se vedono dall'altra parte del cortile una donna che si spoglia prima di andare a letto o semplicemente un uomo che mette in ordine la sua stanza, non riescono a trattenersi dal guardare ? Potrebbero distogliere gli occhi dicendo; 'Non mi riguarda'...e invece non lo fanno, staranno lì a guardare".

E come non essere d'accordo ?

Nel 1905 il dottor Sigmund Freud indicava la "scopofilia" ( = piacere di guardare ) come una delle pulsioni primarie dell'uomo; nel 1987 usciva postumo un volume contenente alcuni scritti di Truffaut dal titolo - scelto dallo stesso regista - "Il piacere degli occhi".



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E che cosa se non il cinema ha meglio rappresentato questo piacere nel 20° secolo ?
Essere al buio, spiare e poi chiudere gli occhi, essere lì e altrove al tempo stesso, provare paura ed eccitazione, curiosità e ansia di essere sorpresi: è il gioco del bambino ma anche quello dello spettatore ( soprattutto degli appassionati di thriller ! ).
Ed è il gioco del foto-reporter della Finestra sul cortile...

Jeff/bambino/ spettatore cinematografico: i loro ruoli si intersecano, si sovrappongono. C'è qualcosa di infantile nel cortile di Jeff: sembra un teatrino, una casa di bambole; e se per i bambini bambole e pupazzi sono un modo per riprodurre il mondo dei grandi, per appropriarsene, per divertirsi, così anche per Jeff - che continua a sottrarsi a una vita familiare "adulta", rimandandola a un indeterminato futuro - il cortile offre uno spettacolo che serve a rappresentare come vanno le cose nel mondo, in particolare fra uomini e donne.

Così funziona anche il cinema per lo spettatore, scrivono Rohmer e Chabrol a proposito del film di Hitchcock: "Il tema centrale riguarda l'essenza stessa del cinema: la visione, lo spettacolo. Un uomo guarda e attende mentre noi guardiamo quest'uomo e attendiamo quel che lui attende", condividendone ansie, timori, desideri.



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Ma tanto guardare ( soprattutto con l'avvento della televisione: le varie finestre dei vicini sembrano anche tanti piccoli monitor ) comporta dei rischi: non tanto il pericolo di scoprire un delitto, quanto quello di abbandonarsi alla totale passività della contemplazione: "Siamo diventati una razza di guardoni", commenta a un certo punto l'infermiera Stella "La gente farebbe meglio a guardare un pò dentro casa propria, tanto per cambiare".

E per finire, c'è un'altra importante categoria di "spioni" che dobbiamo citare: quella dei registi.
Un'altra lettura del film di Hitchcock si aggiunge così alle altre:

"Il cortile è il mondo, il fotoreporter è il cineasta,
il binocolo rappresenta la cinepresa coi suoi obiettivi.
E Hitchcock in tutto questo ?
E' l'uomo da cui ci piace saperci odiati
"



Così parlò Truffaut. ( Mar L8v )
 
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Film che lasciano il segno:

E' innegabile: alcuni film di Hitchcock, o certe scene in particolare, tornano inevitabilmente in mente in determinate circostanze della vita quotidiana: accade così che il ricordo della scena della doccia di Psyco turbi talvolta i "docciofili" più sereni, o che nella memoria delle scene più agghiaccianti degli Uccelli faccia rabbrividire chi attraversa tranquillamente una piazza invasa da pacifici colombi...
Pur senza scatenare le nostre paure più profonde, anche la Finestra sul cortile ha un posto preciso nella memoria collettiva degli spettatori: spiando nelle abitazioni dei nostri vicini - e chi non lo fa potendo ? - è impossibile a volte non rammentare qualche scena violenta o anche solo l'atmosfera complessiva di questo film straordinario...





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Nel suo libro intervista dedicato ad Hitchcock, Truffaut osserva che: "...il lavoro del regista che vuole dare una sensazione di violenza non è quello di filmare della violenza, ma di filmare qualsiasi cosa a patto che dia un'impressione di violenza".

E Hitchcock conferma a sua volta: "C'è un esempio ancor più chiaro di questo nella Finestra sul cortile, quando l'uomo entra nella camera per far cadere James Stewart dalla finestra.
Dapprima avevo filmato la cosa completa, per intero, in modo realistico: era debole, non dava niente; così ho girato il primissimo piano del volto di Stewart, primissimo piano delle sue gambe, primissimo piano dell'assassino e poi ho dato un ritmo a tutte queste inquadrature; l'impressione finale è stata soddisfacente...". ( Mar L8v )



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Altri famosi voyeur:

A partire da L'uomo con la macchina da presa di D.Vertov (1929), il grande schermo annovera molti "guardoni", professionisti o improvvisati, innocui o pericolosi.
Ne vorrei ricordare qualcuno: il fotografo psicopatico di L'occhio che uccide di M. Powell (1960; il titolo originale, Peeping Tom, significa proprio 'guardone'); il fotografo di Blow-up di M. Antonioni (1966); il protagonista di Omicidio a luci rosse di B. DePalma (1984; la situazione chiave di partenza - un uomo che spia una donna dalla finestra - è volutamente tratta da La finestra sul cortile); il giornalista che cerca uno scoop di La morte in diretta di B.Tavernier (1979), il protagonista di Non desiderare la donna d'altri di K. Kieslowski (1988; anche lui spia una donna ) e quello in cerca di immagini per la madre cieca di Fino alla fine del mondo (1991) di W. Wenders. ( Mar L8v )



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Grace Kelly:

Grace Patricia Kelly, più conosciuta come Grace Kelly, simbolo di eleganza per un'intera generazione, nacque il 12 novembre 1929 a Filadelfia, terza di quattro figli. Dopo essersi diplomata alla scuola superiore, si recò a New York per frequentare l'American Academy of Dramatic Arts. Qui, dopo aver ottenuto il diploma, apparve in varie produzioni televisive e teatrali.

Il suo primo film fu "14esima Ora" (1951), del regista Henry Hataway, che gli confezionò solo una piccolissima parte. Ma la sua prima grande prova d'artista arriva l'anno successivo nel leggendario "Mezzogiorno di Fuoco", dove la giovane attrice interpretava l'altrettanto giovane moglie di uno sceriffo (impersonato da Gary Cooper). Il suo film successivo le procurò un contratto con l'importante casa di produzione MGM: il film in questione era "Mogambo" (1953), e il coprotagonista era il mitico Clark Gable.

Diventata star internazionale a tutti gli effetti, Grace cattura l'attenzione del maestro della suspense, Alfred Hitchcock. E fu proprio il grande regista a scoprire e valorizzare in pieno il suo talento quando, un anno dopo, le affidò il ruolo di protagonista in "Delitto Perfetto". In seguito, girano insieme anche "La finestra sul Cortile" e "Caccia al Ladro". Il successo dei film del Maestro del brivido, la sua presenza scenica e la sua algida bellezza le fruttarono il soprannome di "Ghiaccio bollente". Nel 1954 vinse anche l'Oscar come migliore attrice per la propria interpretazione nel film nella "Ragazza di Campagna" di George Seaton. E che vedeva la partecipazione anche del divo Bing Crosby.

Ad ogni modo, "Caccia al ladro" venne interamente ambientato sulla Costa Azzurra, un luogo che avrebbe cambiato il suo destino. Durante la sua successiva partecipazione al film festival di Cannes, infatti, Grace venne invitata a un incontro con il Principe Ranieri di Monaco. Ranieri, invaghitosi pazzamente di lei al primo incontro, fece di tutto per conquistarla, coprendola di attenzioni e di lettere d'amore. Entro la fine di quello stesso anno venne ufficialmente annunciato il loro fidanzamento. Era, per la precisione, il 5 gennaio del 1956.

Sono per l'attrice momenti di grande felicità. Tuttavia, dietro le quinte, sul piano professionale si stava consumando la rottura con la Mgm, la major di produzione cinematografica americana di maggior successo. La casa di produzione le chiese però di girare almeno un altro film, "High Society", e l'esclusiva sulle riprese del suo matrimonio. All'inizio del 1956 Grace girò quindi il suo ultimo film non solo con la Mgm ma in assoluto, appunto la commedia musicale "High Society", che vedeva come protagonisti anche Bing Crosby e Frank Sinatra. Il matrimonio era fissato per il mese di aprile, cosicchè la Kelly diede per sempre addio al set cinematografico per salpare per la Francia dove la stava aspettando l'amato Ranieri.

Già i tabloid però la tallonavano, non perdendosi mai una sua mossa. Dai tratti aristocratici, il portamento regale e il glamour straordinario, Grace divenne presto un modello da imitare per le ragazze dell'America degli anni cinquanta. E lo diventò ancor più quando sposò appunto Ranieri. Le suo nozze fecero epoca e la sua vita divenne per i rotocalchi storia da raccontare giorno per giorno.

Il fastoso matrimonio venne fissato per la primavera e segnarono l'addio di Grace non solo al set ma anche all'America. Le loro furono definite dalla stampa di tutto il mondo "le nozze del secolo". La cerimonia civile venne celebrata il 18 aprile, mentre quella religiosa il giorno successivo in St. Nicholas Church. Non occorre dire che quel giorno la chiesa e i suoi dintorni venne letteralmente presa d'assalto da giornalisti (i già famosi "paparazzi") e telecamere da tutto il mondo. Grace nascose al meglio il suo nervosismo, cercando di essere sempre affabile e naturale, malgrado in seguito avesse confessato di aver profondamente detestato quella cerimonia, a causa naturalmente dell'eccessivo clamore che suscitò e dalla poca discrezione dei mezzi d'informazione. Ad ogni buon conto, da quel giorno Grace divenne per tutto il mondo la Principessa Grace di Monaco.

Il 23 Gennaio 1957 diede alla luce Caroline mentre l'anno successivo, il 14 marzo, nacque il suo secondogenito, il Principe Alberto. Sette anni dopo, il primo di Febbraio, fu la volta della Principessa Stephanie. Sono i nomi della genìa di Montecarlo, quella che tutt'oggi è costantemente presenti sui maggiori tabloid internazionali.

Ma fino a quando fu in vita, Grace cercò sempre di far crescere i propri figli come ragazzi normali anche se dovette combattere, oltre che con i giornalisti, anche contro il temperamento ribelle di alcuni di essi. Nel 1978, ad esempio, Caroline (a cui piaceva condurre intensa vita mondana, contrariamente alla madre), si sposò, ma il suo matrimonio non durò a lungo, cosa che non stupì affatto i genitori, che si erano dimostrati contrari fin dall'inizio. Stephanie, da parte sua, cercò sempre di trovare la propria strada, ma le fu sempre difficile mantenerla.

Il 13 settembre 1982, Grace e la figlia Stephanie furono coinvolte in un terribile incidente stradale mentre con la propria macchina si dirigevano dalla Francia a Monaco. Stephanie riuscì a uscire in tempo dalla vettura precipitata in un pendio, a differenza della madre che venne ritrovata priva di sensi. Era già in coma quando fu trasportata in ospedale, dove morì 36 ore dopo a soli 52 anni.

Erano le 23,45 del 14 settembre 1982 quando Telemontecarlo diffuse il flash della notizia della morte di Grace Kelly. Calava così il sipario sulla favola del "Cigno", su quell'icona intramontabile di bellezza, classe e fascino che la principessa di Monaco incarnava.

Grace infatti non fu mai dimenticata, sia per il suo luminosissimo passato d'attrice, sia per la sua storia personale molto simile a quella rappresentata nelle fiabe, sia per il suo stile inconfondibile fatto di grazia, charme e discrezione.
 
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Danimarca:


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Francia:


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Germania:


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Giappone:


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Italia:


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Spagna:


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Svezia:


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Usa:


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Dov'è Hitch ?:


Si vede mentre ricarica un orologio a pendolo, in casa del musicista, Ross Bagdasarian.
Minuto dell'apparizione: 25'



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