Ivan Rabuzin, “Nei miei quadri abbellisco la natura”

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view post Posted on 29/8/2010, 20:46     +3   +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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Ivan Rabuzin (1921–2008)

“Nei miei quadri abbellisco la natura”




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Rabuzin nasce nella piccola città di Kljuc a nord-est di Zagabria,nei pressi di Novi Marof, in Croazia, quasi al confine ungherese, il 27 marzo 1921.

E’ il sesto di undici figli, il cui padre lavora come minatore a sostegno della sua famiglia.
Dopo aver completato quattro anni di scuola elementare, il giovane Ivan inizia a lavorare un piccolo appezzamento di terra della famiglia con i suoi fratelli più anziani.

Durante la seconda guerra mondiale Rabuzin studia carpenteria a Zagabria e più tardi torna a scuola per completare la sua abilità di ebanista; di sera segue un corso che lo introduce al disegno in ambito artistico.

Il suo spiccato interesse per la pittura si manifesta verso i trent’anni, nel 1944; egli dipinge ogni volta che il lavoro glielo permette.





“Cielo aperto” – 1973

Olio su tela – 88 x 108


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Lavora come carpentiere e falegname a Zagabria, e nel 1950 diviene caporeparto in una fabbrica di mobili a Novi Marof; nel tempo libero crea disegni e dipinti del suo paese natale, dove nel 1956 viene organizzata la sua prima mostra personale.


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Nel 1958, Rabuzin vince il primo premio alla Mostra Federale Jugoslava “Pittori dilettanti” a Zagabria. E’ nel 1959 che Rabuzin trova la sua tematica (paesaggi lirici), le proprie forme e colori peculiari ed il colorito, la personale poetica maniera di risolvere gli spazi. Avendo trovato come segni-archetipi l'albero, il bosco, la collina, la casa, la nuvola, la flora in genere (l'erba, i fiori, il grano ecc.), comincia a creare singolari opere paradigmatiche.


“Viale”


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Giunge a ciò mediante un procedimento di astrazione e di snellimento, di semplificazione sistematica, di stilizzazione e uno sforzo di avvicinare le cose alle forme geometriche più immediate: dipinge serti di nuvole a mo' di globi, alberi dalle chiome rotonde, colline a cupola, fiori e soli sferici, individuando nella sfera ovvero nel cerchio quanto vi è di più semplice, essenziale, conciso, perfetto. La sfera e il cerchio sono i suoi segni dell'assoluto, i simboli dell'interezza.


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Nel 1960 la galleria d’Arte Primitiva di Zagabria organizza una personale, fortemente sostenuta dalla critica, che segna l'inizio della sua produttiva, incredibile carriera e l'inizio del suo originale stile naïf, introducendolo nel mercato mondiale dell'arte.


“Fornaciai del Villaggio di Presecki” – 1959

Tempera su tela – 70,8 x 101


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Proprio a causa del suo crescente successo, Rabuzin riesce a lasciare il suo lavoro presso la fabbrica di mobili nel 1963 e dedicarsi professionalmente alla pittura, guadagnando consensi nel corso degli anni. Nel 1969 vince il premio Henri Rousseau a Bratislava. Da allora le sue opere sono state esposte in molte importanti mostre nel suo paese, così come in tutto il mondo. I dipinti di Rabuzin sono famosi per i colori pastello e le note gradevoli: soggetti tipici sono paesaggi con nuvole gonfie, i piccoli villaggi, colline e fiori colorati di grandi dimensioni.


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Egli si descriveva come un pittore ignorante, tuttavia questa ingenuità non lo ha bloccato e lui ha continuato a sviluppare la sua vena artistica e il suo stile personalissimo. Chi non conosce i suoi paesaggi ben ordinati col cielo eternamente blu, ma solcato da piccole nuvole bianche o rosa, o i suoi fiori e i suoi animali giganti? Nulla traspare della sua povera infanzia dalle sue tele luminose, senza ombre, con toni pastello armoniosi, destinati al riposo, al sogno dei felici proprietari. I suoi quadri sono paradisi inebrianti di una totale armonia, di pace e silenzio; esprimono ottimismo e serenità assoluta, apoteosi della vita e un'ode alla gioia.


“Chiesa” – 1988

Olio su tela – 50 x 61



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“Il mio villaggio” – 1979

Olio su tela – 47 x 56



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La grandezza del paesaggio dipinto non dipende mai dalla prospettiva ma dall'importanza della raffigurazione emersa dalla coscienza del pittore. In tal modo i giganteschi fiori rabuziani assumono valori specifici, simbolici, a confronto con le dimensioni degli altri elementi della scena dipinta e in rapporto al posto da essi occupato nel quadro. Il fiore, per Rabuzin, è non soltanto simbolo del Sole ma anche della vita, attributo del perpetuo nascere, dell'eterna giovinezza, della generale armonia. Di per sé il fiore è pure simbolo del paradiso terrestre ed è questa la ragione per cui i paesaggi dipinti da questo artista sono stati definiti edenici, paradisiaci


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Oltre alla pittura,Ivan Rabuzin ha progettato un sipario decorato per il palcoscenico di uno dei migliori teatri di Kyoto (Giappone), così come il teatro Takarazuka a Tokyo (10,5 x 24 m, 1980), e altri diversi musei in Giappone: Sategaya Art Museum di Tokyo, Saitama Museo d'Arte Moderna di Urawa, Isetan.


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Dal 1976 i suoi disegni sono utilizzati da "Rosenthal", rinomato produttore di porcellane.


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Edited by Milea - 2/8/2021, 16:12
 
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