Notorious, l'amante perduta, Notorious 1946

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Notorious è rimasto
straordinariamente moderno.
Contiene poche scene ed è di una purezza magnifica;
è un modello di come dovrebbe
essere costruita una sceneggiatura.
Voglio dire che in questo film Hitchcock
è riuscito ad ottenere il massimo degli effetti
con il minimo di elementi.
Tutte le scene di suspense
sono costruite attorno a due oggetti,
sempre gli stessi: la chiave
e la falsa bottiglia di vino. L'intreccio sentimentale
è il più semplice del mondo: due uomini
innamorati della stessa donna.
Il grande successo di Notorious sta
nell'aver raggiunto contemporaneamente
il massimo della stilizzazione e
il massimo della semplicità.


Francois Truffaut

 
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Notorious, l'amante perduta
( Notorious - 1946 )


di Alfred Hitchcock

Da una sceneggiatura di Ben Hecht


Ingrid Bergman, Cary Grant,
Claude Rains, Leopoldine Konstantin,
Louis Cahlern, Alexis Minotis

Riprese - ottobre 1945 - febbraio 1946







La trama:

Alicia Huberman (Ingrid Bergman), figlia di una spia tedesca condannata al carcere, viene contattata dall'agente segreto T.R. Devlin (Cary Grant) per partecipare a una missione in Brasile per conto del governo americano. Innamoratasi di Devlin, la donna decide di abbandonare la sua vita dissoluta e parte con lui per Rio de Janeiro.

Il compito di Alicia è quello di carpire informazioni al suo corteggiatore Alexander Sebastian (Claude Rains), che ben presto la mette in una posizione difficile: lei ingannandolo finge di ricambiarlo e lui infatti le chiede di sposarlo. Devlin, nascondendo il suo amore per Alicia, non si oppone. Alicia sposa Alexander, nonostante il parere contrario della madre dell'uomo, madame Anna Sebastian (Leopoldine Konstantin), vera dark lady della vicenda, e si tiene in contatto con i servizi segreti americani per tenerli informati sugli incontri che i nazisti tengono periodicamente in casa. Quando arriva alla certezza che la cantina nasconde un segreto, la sposa organizza un ricevimento allo scopo di consentire a Devlin di indagare in loco di persona. L'agente scopre che la cantina è il luogo in cui Sebastian e i suoi complici nascondono minerale di uranio in bottiglie apparentemente piene di vino, ma viene notato dal padrone di casa: per ingannarlo Devlin bacia appasionatamente Alicia, fingendo (non troppo, per la verità) di esserne l'amante.

Alexander fiuta l'inganno: nota che la chiave della cantina gli è stata sottratta e che qualcuno vi si è introdotto, rompendo una bottiglia. Da questo momento il destino della moglie appare segnato: su consiglio di sua madre, Alexander incomincia ad avvelenarla lentamente. Lei non se ne avvede, mentre lo stesso Devlin, quando la incontra, imputa il suo stordimento all'abuso di alcool e le annuncia la sua partenza da Rio. Recatosi a casa Sebastian per salutarla, l'agente trova Alicia in fin di vita: le dichiara finalmente il suo amore e la trae in salvo, lasciando il marito a dover giustificare l'accaduto alle altre spie naziste.

Il regista fa come sempre la sua breve comparsa sullo schermo: questa volta è uno dei tanti ospiti al ricevimento presso l'ambasciata tedesca, ripreso con un bicchiere di champagne in mano.





 
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Il film:

L'idea per il soggetto di Notorious fu suggerita ad Hitchcock dal produttore per il quale lavorava in quegli anni, David O. Selznick, che sottopose all'attenzione del regista un racconto pubblicato sulla "Saturday Evening Post" dal titolo "The song of the flame": la protagonista, un'attrice, lavora per il controspionaggio e, costretta ad avere una relazione con una spia, teme in seguito che i suoi trascorsi possano rovinare il rapporto con l'uomo che ama e che vorrebbe sposare.

Hitch iniziò a lavorare su questo spunto insieme allo sceneggiatore Ben Hecht, della cui collaborazione si era già avvalso per il film che stava proprio allora terminado, Io ti salverò.

I contorni della vicenda si delinearono gradualmente: quello di cui Hitch era certo era che si trattasse, fondamentalmente, di una storia d'amore. L'attività di spionaggio era secondaria; occorreva però trovaree in che cosa consistesse il "Mc Guffin", ovvero il segreto intorno al quale tutti si affannavano tanto.



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Con un certo intuito anticipatore, Hitchcock pensò alla bomba atomica e in particolare all'uranio, necessario per realizzarla.

All'inizio della primavera del 1945 Selznick aveva già iniziato ad occuparsi della scelta degli attori: i ruoli principali furono affidati ad Ingrid Bergman . che pochi mesi prima aveva anch'essa partecipato a Io ti salverò e che Hitch voleva ora provare nel ruolo assai differente di "donna proibita" -, e Cary Grant - che aveva già lavorato con Hitch in Il sospetto, nel 1941 - e al "cattivo" Claude Rains.
Tuttavia man mano che cresceva il suo impegno nella megaproduzione di un altro film che stava seguendo in quel periodo, "Duello al sole" Selznick si disinteressò di Notorious, al punto che decise di cedere l'intero "pacchetto" ( soggetto, regista, sceneggiatore, interpreti ) alla RKO, in cambio di 800.000 dollari e la metà dei profitti.

Secondo quanto racconta Hitchcock, Selznick si era scandalizzato all'idea che l'attività segreta delle spie tedesche ruotasse intorno al tentativo di costruire la bomba atomica: gli pareva un'assurdità, un'enormità incredibile ( poco dopo la storia si sarebbe purtroppo incaricata di superare ogni fantasia ).

Hitch divenne dunque per la prima volta da quando si trovava negli Stati Uniti, produttore di un film proprio ed ebbe così grande libertà di movimento.
Il risultato fu, anche in termini economici, eccellente: il film, che non costò poco ( anche per la presenza delle star ), ebbe comunque elevati profitti e probabilmente Selznick dovette pentirsi amaramente per averlo ceduto al 50% all'RKO.

Il pubblico, sia negli Stati Uniti sia in Europa, fu unanime nel tributare a Notorious un riconoscimento che dura tuttora: nella memoria collettiva è certo uno di quei film che più facilmente si possono associare alla parola "cinema", come Casablanca, Via col vento, Tempi moderni, La dolce vita... ( Mar L8v )



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Una storia d'amore:


Hitchcock voleva dunque che Notorious fosse soprattutto una storia d'amore. L'intreccio non è nuovo, vi sono, ben a guardare, molti elementi che ricordano "La signora delle camelie": l'amore inatteso e travolgente capace di trasfigurare la donna perduta, il sacrificio in nome di un forte impegno morale, la dolorosa incomprensione da parte dell'amato, la malattia e il riscatto finale.

Nuovo e profondamente moderno è invece il modo in cui Hitch guarda al rapporto di coppia, alle sue ambiguità, incomprensioni e delusioni.
Notorious racconta com'è difficile essere in due, com'è difficile - per dirla con parole di Hitchcock - realizzare un rapporto d'amore "al lavoro", un amore fatto di intimità quotidiana, presenza e comprensione capaci di completare il desiderio fisico, la sensualità, l'erotismo.



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Il protagonista maschile, Devlin, è pieno di pregiudizi, dispensa sarcasmo per la maggior parte del film, soffre "da morire" ma il suo orgoglio non gli permette di rivelare nemmeno a se stesso la realtà dei suoi sentimenti; Elena, la donna vissuta e disincantata, si apre invece con maggiore fiducia alla possibilità di un cambiamento, ma all'atteggiamento dell'uomo reagisce a sua volta con amarezza e orgoglio, come quando lascia credere a Devlin che il suo stato di prostrazione fisica dipenda dall'alcool e non dalla malattia.

Dall'uomo che ama attende di essere protetta, vuole che sia lui a risparmiarle il penoso incarico, mentre Devlin, dal canto suo ha bisogno che sia Elena a rifiutarlo, esige una prova d'amore...
Il lieto fine giunge a sollevare solo all'ultimo una vicenda intessuta, per la maggior parte di amarezza.

Accanto alla grande interpretazione dei due protagonisti, non va dimenticata quella di Claude Rains/Sebastian: i suoi sentimenti traditi, la dipendenza immatura dalla madre - che anticipa il più complesso complesso edipico di Norman Bates in Psyco - lo rendono un "cattivo" particolare, assai umano, per il quale alla fine non si può non provare compassione. ( Mar L8v )


Edited by Milea - 12/7/2012, 12:03
 
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Un classico:

Ombre che si stagliano in riquadri luminosi, bianchi e neri accecanti; primi piani di volti quasi serici, intensi, bellissimi anche nei momenti più drammatici; l'atmosfera cupa della barocca abitazione di Sebastian, con il pavimento a scacchi su cui Elena è povera pedina ( fuori, a Rio e in generale in tutti gli esterni, fervono invece una vita e un movimento sempre distanti, evanescenti, irraggiungibili: l'uso dei "trasparenti" vi contribuisce; il ruolo centrale degli oggetti ( la chiave, le bottiglie di vino, quelle di champagne, le tazzine )...



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...il gioco della suspense, calibratissimo, geometrico, capace di dare emozione anche quando si conosce il film a memoria ( si pensi alla scena della festa, alla tensione via via crescente che si accumula fino al parossismo, senza bisogno di parole, solo per immagini: la chiave sottratta, lo champagne che mano a mano diminuisce, la bottiglia in frantumi ).

Oltre ad essere una storia d'amore, Notorious è anche tutto questo...un'opera che si caratterizza per "una miscela concentrata di estrema concretezza e schematismo" scrivono Eric Rohmer e Claude Chabrol. "Se il regista ha lavorato a lungo la pasta malleabile e ricca di infinite risorse dei suoi attori ( forse la più bella interpretazione di Ingrid Bergman ), viceversa la sceneggiatura e il montaggio possiedono la semplicità di un teorema".

Diversamente da un film dalla trama in qualche modo analoga ( Intrigo Internazionale, 1959 ), nessun inseguimento rocambolesco, nessuna sparatoria, nessun attentato: ma ogni scena, sia d'amore sia di suspense, è estremamente "carica" e coinvolgente; il ritmo si costruisce sulle pause, sugli sguardi, sui particolari; la tensione sia erotica sia determinata dall'ansia, si percepisce al di là, anzi proprio a causa, degli abiti eleganti, dei gesti composti, delle parole beneducate.
Sotto la superficie del film, di un nitore e di una perfezione abbaglianti, vibra una forza potente, quella delle passioni umane.

E' questo insieme che fa di Notorious un film di grande raffinatezza e intensità...un classico. ( Mar L8v )
























 
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Di vitale importanza...o no ?:

L'intreccio di Notorious ruota attorno al tentativo di scoprire l'attività segreta condotta dalle spie tedesche. E' questo il " motore" del film, quello che il regista chiama " Mac Guffin", ma è anche vero che, rispetto al reale centro d'interesse della storia - il rapporto fra i due protagonisti - la vicenda di spionaggio è di gran lunga di minore importanza, e infatti venne affrontata solo in una seconda fase della sceneggiatura.



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Racconta Hitchcock: " Il Mac Guffin" è una scappatoia, un trucco, un espediente...Kipling scriveva spesso dei racconti sulle Indie e sugli inglesi che lottavano contro gli indigeni...In tutte le storie di spionaggio scritte in questa atmosfera c'era sempre il furto della pianta della fortezza. Questo era il Mac Guffin. Mac Guffin è dunque il nome che si dà a questo tipo di azione: rubare delle carte, dei documenti, rubare un segreto. Nel mio lavoro ho sempre pensato che le " carte" o i " segreti" della costruzione della fortezza debbano essere estremamente importanti per i personaggi del film, ma di nessun interesse per il narratore...". ( Mar L8v )


Edited by Milea - 27/8/2010, 21:44
 
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Una coppia perfetta:

L'attore che impersona il "cattivo" Alessio Sebastian, Claude Rains, era molto piccolo di statura, e lo si notava in modo particolare quando si trovava al fianco di Ingrid Bergman; ricorda Hitchcock: "Nei piani ravvicinati la differenza di statura era così forte che, se si voleva avewrli tutti e due dentro il quadro, bisognava far salire Claude Rains su delle pedane".



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A un certo punto i due attori dovevano camminare insieme avvicinandosi alla macchina da presa, ma naturalmente non era possibile far salire Claude Rains su una pedana al momento opportuno, il movimento sarebbe stato troppo brusco; fu fatto allora costruire appositamente per lui un falso pavimento che si alzava progressivamente...
( Mar L8v )
 
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Hitchcock...sospetto !:

Racconta Hitchcock che, per informarsi
sull'impiego dell'uranio nella
realizzazione della bomba atomica
( le spie tedesche di Notorious
si occupano infatti di questo ),
si recò insieme allo sceneggiatore Ben Hecht dal professor Millikan
del California Institute of Technology a Pasadena.

Si era agli inizi del 1945 e progetti
di quel genere erano naturalmente " top secret":
ci sono dei dubbi sull'attendibilità
della versione di Hitchcock,
ma il regista afferma che, successivamente,
venne a sapere che a causa di quella visita
era stato sorvegliato dall'FBI, per ben tre mesi !( Mar L8v )



Edited by Milea - 27/8/2010, 22:58
 
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Un bacio senza fine:

Il bacio più lungo e più appassionato della storia del cinema: che sia stato vero o no, è certo che il bacio fra Elena/Ingrid Bergman e Devlin/Cary Grant ( la scena si svolge nell'appartamento di lei, poco prima che venga precisato il suo incarico e il rapporto fra i due giornalisti si guasti ) è rimasto il più famoso.

Ma non tutti sanno che questa scena, che sullo schermo risulta tanto sensuale, delicata e sincera, costò in realtà non poca fatica agli attori. "L'hanno fatta malvolentieri. Si sentivano terribilmente a disagio e soffrivano per il modo in cui dovevano prendersi l'uno con l'altra", ricorda Hitch.



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Altri tempi, altri pudori...il problema era che per alcuni minuti - ma sicuramente le riprese durarono assai di più ! - i due dovevano non solo baciarsi, ma stare letteralmente incollati l'uno all'altra, per spostarsi dal balcone all'interno dell'appartamento in modo tale che la macchina da presa riuscisse a seguirne il movimento inquadrandone solo i volti.

E' ancora il regista che parla: "Sentivo che per loro era essenziale non separarsi, non smettere di abbracciarsi; sentivo anche che la macchina da presa, rappresentando il pubblico, doveva essere ammessa come una terza persona a unirsi a questo lungo abbraccio. Davo al pubblico il grande privilegio di abbracciare Cary Grant e Ingrid Bergman insieme...era una specie di mènage a tre contemporaneo".

Fu un ricordo molto preciso, relativo ad un episodio di alcuni anni prima, che ispirò ad Hitchcock questa scena e il suo tono emotivo. Si trovava su un treno che avanzava lentamente e dal finestrino poteva vedere una coppia che si abbracciava con tale intimità e naturalezza che Hitchcock ebbe a commentare: "Mi sembrò che quello fosse veramente il vero amore 'al lavoro', il vero amore che funziona".







Cos' anche l'atteggiamento di Devlin e Elena è di grande confidenza: si abbracciano mentre parlano di cose comuni, quotidiane, della cena e del pollo, mentre lui risponde al telefono...

C'è da tenere presente che il severo Codice Hays, prescriveva che le scene di bacio non durassero più di tre secondi: anche per questo Hitch interruppe i baci veri e propri con le brevi frasi del dialogo, riuscendo comunque a dare quella sensazione di intimità e vicinanza che fa apparire il bacio senza fine.

Altri baci suggellano il film: il primo, impetuoso bacio di Devlin a Elena sulla collina che domina Rio; il bacio "per finta" durante la festa, che lascia trasparire un desiderio - pieno di infelicità - nient'affatto simulato; e quando infine Devlin ritrova la donna ammalata e la aiuta a sollevarsi dal letto...i loro volti e le loro labbra si cercano e si uniscono nello stesso modo della "scena del bacio" per antonomasia... ( Mar L8v )
 
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Perchè non l'hai detto prima ?:

La confessione finale di Devlin e Elena, momento risolutivo della loro tormentata e amara vicenda d'amore è, pur nel dialogo un po' " datato" e semplificato, estremamente toccante...
L'orgoglio, la diffidenza e il sarcasmo di Devlin, cedono infine davanti alla ineludibilità dei sentimenti:

- Ti credevo partito...

- No, dovevo vederti ancora prima di partire.
Volevo andar via perchè ti amo, non potevo
sopportare più di vederti con lui...

- Tu mi ami...
Perchè non me l'hai detto prima ?

- Hai ragione ...
Ma non riuscivo a vedere le cose chiaramente...
Ero uno sciocco che preferiva soffrire...
Soffrivo da morire...



kiss2v



Edited by Milea - 12/7/2012, 12:15
 
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Ingrid Bergman:

Bellissima, apparentemente algida, fragile ma, all'occorrenza, determinata, Ingrid Bergman è stata una diva di grandi ruoli drammatici e una donna di forti passioni amorose.
Il suo fascino risiedeva tutto in questo: essere una splendita professionista, non rinunciando ad essere una donna di romantica femminilità.
Nata il 29 agosto 1915 in una Stoccolma in cui soffiavano forte i venti della grande guerra, Ingrid era figlia di Friedel Adler, una giovane e bella ragazza di origini tedesche e di Justus Bergman, un giovane svedese che voleva diventare pittore, ma adattatosi a fare il fotografo.
Cresce nella capitale svedese, ma rimane ben presto tre volte orfana: a due anni perde tragicamente la mamma e dieci anni dopo anche il padre.
Di lei si prende cura la zia Ellen, ma, alla morte prematura di questa, va a vivere in casa dello zio Otto, uno dei fratelli del padre.



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Bisognosa d'affetti, risoluta a vivere 'intensamente', decide di fare l'attrice e, dopo aver frequentato le scuole superiori, nel 1933 si iscrive alla Scuola d'Arte Drammatica del Royal Dramatic Theater di Stoccolma, aggiudicandosi uno degli otto posti disponibili quell'anno, su settantacinque aspiranti.
Pochi mesi dopo conosce il dottor Petter Aron Lindstrom, uno degli uomini più importanti della sua vita, che sposerà di lì a poco e da cui avrà la figlia, Pia.

Capisce subito che il palcoscenico non fa per lei e, nel 1935, ottiene un piccolo ruolo nel film " Munkbrokgeven", dei registi svedesi E. Addolphson e S. Wallén, che rappresenta il suo debutto cinematografico; seguono, sempre nello stesso anno, una serie di film, tutti per la cinematografia scandinava, poi, nel 1936, tramite un amico del suocero, ottiene un'audizione con Gustaf Molander, uno dei maggiori cineasti svedesi dell'epoca, che cercava una giovane attrice per il suo nuovo film.
Si aggiudica così il ruolo della maestra di pianoforte Anita Hoffman in "Intermezzo", un film romantico e melodrammatico che rivela al mondo intero e, soprattutto a Hollywood, la bellezza fragile e forte al tempo stesso di Ingrid Bergman.
Nel 1939, dopo aver girato ancora qualche altro film in patria, chiamata dal produttore David O. Selznick, arriva a Hollywood per interpretare il remake del film che l'aveva fatta conoscere.
Viene ospitata in casa dei Selznick che, per presentarla al bel mondo hollywoodiano, organizzano un grande ricevimento nella loro villa, alla quale partecipano, tra gli altri, gli abituali frequentatori, Gary Grant, Clark Gable, Gary Cooper.



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Reinterpreta così " Intermezzo", per la regia di Gregory Ratoff, a fianco di Leslie Howard (l'Ashley Wilkes di "Via col vento"), ed è il successo internazionale.
Il film, un inno e un apologo alla famiglia, vista come rifugio dalle tentazione del mondo, è la storia di una insegnante di pianoforte e di un celebre violinista, padre di una sua allieva, e del loro amore appassionato ma impossibile e senza prospettive per l'insostituibile ruolo che ha la famiglia nella coscienza di lui. Bellissimo e indimenticabile il tema musicale, composto da Heinz Prevost.
Grazie al successo del film, negli anni quaranta diventa la più celebre attrice di Hollywood, tanto da oscurare la fama della connazionale, Greta Garbo.
Intanto viene raggiunta dal marito a dalla figlioletta, che si stabiliscono in America con lei.



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Volitiva e determinata, ma totalmente lontana dallo stile delle dive anni 30, comincia a dispiacere lo star-system hollywoodiano, che voleva fare di lei il simbolo della donna di sana moralità, senza implicazioni di natura sentimentale e amorosa.
Invece, nel 41, delude tutti, accettando di interpretare la prostituta Ivy, nel remake omonimo di Victor Fleming, del celebre film "Il dottor Jekyll & Mr. Hyde" di Mamoulian.
Tratto dal romanzo di Robert L. Stevenson, il film è la storia del dottore inglese Henry Jekill e delle efferate violenze compiute, quando, con l'aiuto di una pozione di sua invenzione, si trasforma nel mostruoso Mr. Hyde.
Seguono il melodramma giallo "Follia", di W.S. Van Dyke e la commedia sentimentale "La famiglia Stoddard", ancora di Gregory Ratoff, entrambi del 1941.



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L'anno successivo è già capolavoro: accanto ad HUMPHREY BOGART, mai così tenebroso, interpreta il film " Casablanca", di Michael Curtiz, un film diventato ormai leggenda, in cui interpreta il ruolo di Ilse Laszlo, fiamma mai sopita di Rick Blaine, gestore del celebre Rick's bar, di CASABLANCA. E' qui che un giorno irrompe, insieme al marito, eroe della resistenza durante la seconda guerra mondiale, in attesa di una lettera di transito per lasciare il Marocco. Sarà proprio Rick a procurargliela, perdendola così per sempre ma riscoprendo valori morali, creduti ormai, perduti per sempre.
Altro indimenticabile capolavoro anche il successivo " Per chi suona la campana", di Sam Wood, che procura alla Bergman la prima nomination agli Oscar, in cui, a fianco di Gary Cooper, fa la partigiana durante la guerra civile spagnola, che vive una breve ma intensa storia d'amore con un giovane volontario antifranchista americano.
Un film avvincente, tratto dal romanzo omonimo di Ernest Hemingway (che scelse personalmente gli attori protagonisti), che non soddisfece del tutto lo scrittore, perchè privilegiava di più i risvolti sentimentali, piuttosto che l'aspetto politico e l'impegno morale della storia.
Bellissimi i dialoghi e memorabile il titolo, tratto da un sermone del poeta John Donne 'non chiedere mai " Per chi suona la campana": essa suona per te ', in relazione al concetto secondo il quale nessun uomo è un'isola, cioè nessuno può considerarsi indipendente dal resto dell'umanità.



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I film interpretati dal 44 al 49 sono ormai considerati capolavori senza tempo: apre la lista " Angoscia", di George Cukor, un dramma coniugale in cui, da poco sposa, viene fatta credere pazza dal marito per rubarle i gioielli nascosti nella loro casa.
L'Oscar che le viene assegnato per questa stupenda interpretazione, consacra una diva già pienamente osannata, e nobilita una carriera che la porterà ad occupare un posto di primissimo piano nella storia della cinematografia, non soltanto hollywoodiana.
La serie degli indimenticabili capolavori prosegue con " Io ti salverò'", di Alfred Hitchcock, un thriller con risvolti melodrammatici, in cui è una psichiatra che, con il suo amore, salva dalla psicosi Gregory Peck, direttore della clinica psichiatrica e malato di mente a sua volta.
Poi torna a lavorare con Sam Wood, accanto a Gary Cooper, per interpretare il melodramma " Saratoga", in cui la troviamo nei panni di una ragazza creola, ripudiata insieme alla madre, dalla famiglia, di cui si vendicherà, aiutata da un simpatico texano.

Nel 1945 riceve la terza nomination agli Oscar per l'interpretazione dell'energica sorella Mary in " Le campane di santa Maria"; poi è il trionfo: guidata con mano sapiente da un Hitchcock in eccezionale stato di grazia, interpreta "Notorious", uno dei più bei film di spionaggio con risvolti melodrammatici di tutti i tempi, in cui è la figlia di una spia nazista che, per amore di un agente americano, che deve indagare sulle attività brasiliane di un gruppo di nazisti fuoriusciti, sposa uno dei capi dello spionaggio tedesco, per permettere a questi di controllarlo.
Entrato nella storia per alcune magistrali intuizioni sceniche di Hitchcock, il film è ricordato anche per il bacio che si scambiano la Bergman e Cary Grant, il più lungo della storia del cinema, e per le romantiche scene d'amore, definite dai critici 'di struggente intensità'.
Nel 48, diretta da Lewis Milestone, porta sullo schermo, con " Arco di trionfo", il romanzo omonimo di Eric M. Remarque è la storia di una quasi mondana e rifugiata italo-rumena che, in una Parigi pre bellica, fa innamorare di sè un medico austriaco, fra persecuzioni politiche e povertà.

Intanto, memore dei suoi trascorsi teatrali, torna sul palcoscenico e porta in scena " Giovanna d'Arco", tratto da 'Joan of Lorraine' di Maxwell Anderson, di cui, subito dopo, ne interpreta la prima versione cinematografica, per la regia di Victor Fleming, che le procura un'altra nomination per il ruolo sostenuto della Pulzella d'Orleans che, ispirata da voci divine, si arma per combattere gli inglesi e salvare la Francia, ma tradita dal suo re, Carlo VII, viene consegnata ai nemici e arsa viva sul rogo.

Ancora per Alfred Hitchcock, nel '49, interpreta " Il peccato di Lady Considine", un melodramma che non ripete i fasti di " Io ti salverò", ma che costituisce una delle migliori prove dell'attrice, in cui incarna una ragazza dedita all'alcool, che il cugino innamorato di lei, figlio del governatore inglese in Australia, tenta di salvare.
Sempre nel '49, narrano le cronache, mentre stava assistendo, assieme al marito, alla proiezione del film di Roberto Rossellini, 'Roma città aperta', colpita al cuore dal modo di girare del 'padre del neorealismo, così lontano dagli standard hollywoodiani, gli scrive una lunga lettera, arrivatagli nel giorno del suo compleanno, dicendogli tra l'altro: 'Se ha bisogno di un'attrice svedese che parla inglese molto bene, che non ha dimenticato il tedesco, che si fa capire in francese e che in italiano sa dire 'ti amo', sono pronta'.
Il grande regista la invita in Italia e le offre di interpretare il film "Stromboli - terra di Dio", un film drammatico e intenso in cui subisce le incomprensioni di donna straniera, di cultura e costumi diversi (è una profuga lituana sposata a un pescatore dell'isola), da parte dell'ostile comunità locale.
Sul set scoppia la passione tra la Bergman e il regista che, all'epoca, fece molto scalpore, indignando i benpensanti e scandalizzando la puritana America, che boicottò la pellicola, negandole la distribuzione.
Invece il film è di qualità e la Bergman offre un ritratto perfetto di donna rosselliniana.
Per ripicca e per gelosia, l'attrice Anna Magnani, allora legata sentimentalmente a Rossellini, nello stesso periodo e in un'altra delle stesse isole Eolie, girò il film "Vulcano", uscito prima di "Stromboli".



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Per Rossellini la Bergman abbandona marito e figlia e si stabilisce in Italia; il 2 febbraio 1950, in una clinica romana, nasce il figlio Robertino; i due non sono ancora sposati e quindi, per la legge italiana di allora, il bambino è figlio di Rossellini e di madre 'ignota'.
Il 24 marzo dello stesso anno, impossibilitati a farlo in Italia, a causa della legislazione italiana che non consentiva il divorzio, Rossellini e la Bergman si sposano per procura a Città del Messico. Due anni dopo, il 28 maggio 1952, nascono le gemelline Isabella e Isotta.
Hollywood non la perdona, il pubblico non approva e non comprede la relazione, tanto che l'attrice viene soprannominata 'apostle of degradation'.

Comunque, con Rossellini la Bergman gira sei film, tutti di ottimo valore artistico, ma completamente diversi da quelli finora interpretati in America, in cui era solita indossare i panni di donna romantica o tormentata da angosce.
Da ricordare: " Europa 51", dramma di una donna americana, che vive a Roma, dopo il suicidio del figlioletto; " Viaggio in Italia", storia di una coppia di inglesi in crisi esistenziale e coniugale, che si ritrovano nel corso di un viaggio a Napoli.
Singolare il destino di questa pellicola: stroncata un po' ovunque, in Francia viene classificata, dai Cahiers, come una delle migliori dieci di ogni epoca.
Seguono altri tre film: " Siamo donne", " La paura" e " Giovanna d'Arco al rogo", che rappresenta l'ultimo capitolo della collaborazione artistico-sentimentale della Bergman con Rossellini.

Finito l'amore, lei torna a Parigi a recitare con Jean Renoir, in " Eliana e gli uomini", il ruolo di una principessa polacca che tenta di aiutare il suo amante nella scalata al potere, suscitando le gelosie dei suoi avversari politici.
Sopito lo scandalo, l'America puritana, che in precedenza l'aveva bandita, la richiama per lavorare con Anatole Litvak e girare il film " Anastasia", storia di una donna priva di memoria, ritenuta figlia della zar Nicola II, unica sopravvissuta allo sterminio della famiglia reale, avvenuta al tempo della 'rivoluzione d'ottobre'.
Il film regala alla Bergman il secondo Oscar come miglior attrice protagonista e la riporta al successo di un tempo.

Nel '58, accanto all'attività cinematografica, la Bergman le affianca quella teatrale, ricca di grossi successi e di tante soddisfazioni.
Sempre nel '58, dopo la definitiva separazione da Rossellini, non priva di rancore litigioso, si risposa per la terza volta con il produttore svedese Lars Schmidt e gira " La locanda della sesta felicità'" e " Indiscreto".
Nel primo, sotto la regia di Mark Robson è una missionaria protestante nella Cina invasa dai giapponesi; mentre nel secondo, una commedia sofisticata per la regia di Stanley Donen, interpreta, accanto a Gary Grant, il ruolo di un'attrice innamorata di un brillante economista, ma lui, per paura del matrimonio le fa credere di essere sposato, fino all'inevitabile lieto fine.



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Nonostante il successo e la gloria, la vita per l'attrice non è molto benevola, anzi comincia per lei un periodo buio: la figlia Isabella ha problemi di salute, nella vita del marito entra un'altra donna e, cosa più tragica, le viene diagnosticato un cancro al seno.
Ma lei, testarda e determinata, continua a recitare alternando interpretazioni in film americani ed europei.
Nel '61 gira " Le piace Brahms ?" di Anatole Litvak con Ives Montand e Anthony Perkins, in cui, matura arredatrice parigina, innamorata di un impenitente dongiovanni, si rifà, vivendo una romantica avventura con un giovane americano.
Tratto dal romanzo omonimo della scrittrice francese Francois Sagan, il film è un perfetto esempio di commedia sofisticata ed elegante, tipica di un certo cinema anni '60.
Nel successivo, invece, " La vendetta della signora" del '64, una coproduzione italo-francese di Bernhard Wicki, tratta da ' La visita della vecchia signora', dello scrittore svizzero Friedrich Durrenmatt, ha l'isolito ruolo drammatico di una donna divenuta ricchissima, che torna al paese natale e offre una grossa somma di denaro a chi è disposto a uccidere l'uomo che l'aveva sedotta da ragazzina.
In " Una Rolls Royce gialla", del '65, un film a episodi legati tra loro dal filo conduttore della mitica auto inglese, la Bergman interpreta l'ultimo capitolo, in cui è una ricca signora americana che usa l'auto per dare un passaggio a un partigiano jugoslavo, durante la seconda guerra mondiale.
Nel '69 lavora per Gene Saks nella commedia degli equivoci " Fiori di cactus", in cui, infermiera di un dentista, si finge sua moglie per evitare che questi sposi la sua giovane partner.
Offre ancora una splendita prova nel melodramma di Guy Green " Passeggiata sotto la pioggia di primavera", ed anche nella favola per ragazzi " Il segreto della vecchia" è impeccabile come sempre.



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La salute incerta, minata dal male, non l'allontana dal lavoro e nel '74 fa parte del prestigioso cast del giallo " Assassinio sull'Orient Express" di Sidney Lumet, tratto da Agatha Christie, in cui si consuma un delitto durante un viaggio sul più lussuoso e celebre treno degli anni '30 e i sospettati sono tutti i passeggeri.
La perfetta interpretazione le fa vincere il suo terzo premio Oscar, il primo come miglior attrice non protagonista.
Nel '76, con Vincent Minnelli gira il toccante " NINA". Il film, che rappresenta il testamento spirituale del regista, perchè, oltre ad essere il suo ultimo lavoro, con esso esprime il proprio concetto di vita ed esplicita le idee che hanno tracciato il suo percorso artistico, rendendo chiaro il messaggio che nella vita, l'importante è vivere secondo i propri sogni, per riuscire a realizzare le proprie aspirazioni.
Nel film, in cui lavora la figlia del regista, Liza e in cui debutta Isabella Rossellini, la Bergman, nel ruolo dell'eccentrica contessa Sanziani, col racconto della sua vita, eccentrica e spregiudicata, insegna a vivere a una cameriera d'albergo aiutandola, così, a entrare nel mondo del cinema e diventare una grande attrice.



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Poi, nel '77, la morte di Rossellini, la nascita del figlio di Schmidt, il marito, e della sua compagna, l'avanzare del male che l'aveva colpita, sono altrettanti colpi che deve dolorosamente incassare.
Nonostante ciò, il momento più alto della sua vita d'attrice, arriva nel '78, quasi alla fine della sua vita e al termine della sua carriera, quando viene scelta dal suo omonimo connazionale, Ingmar Bergman, per interpretare, in " Sinfonia d'autunno", il ruolo di una famosa pianista che invitata per una breve vacanza dalla figlia, vi incontra anche l'altra, paraplegica, da lei rilegata in una clinica. L'incontro la porterà a fare un bilancio della sua vita, costellata di errori, che la indurrà a chiedere perdono delle sue molte colpe.
Il film, per il quale ha ricevuto la settima nomination agli Oscar, costituisce la sua ultima apparizione sul grande schermo e viene unanimamente considerato il suo capolavoro interpretativo.

Nell'82 per la TV gira la miniserie " A Woman called Golda", sulla vita del primo ministro israeliano Golda Meir, per cui le è stato assegnato, postumo, un premio Emmy come miglio attrice protagonista; un altro Emmy l'aveva conquistato nel '59, quando debuttò sul piccolo schermo nel ruolo 'paranormale' della governante di 'Giro di vite' di John Frankenheimer, tratto da una novella di Henry James, ruolo interpretato sul grande schermo da Deborah Kerr.



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Muore a Londra il 29 agosto 1982, il giorno del suo sessantasettesimo compleanno.
Le spoglie sono state cremate in Svezia e le ceneri in parte disperse al vento e in parte interrate nel Norra Begravningspatsen, il cimitero nord di Stoccolma.
Per i suoi meriti artistici, la Bergman ha una stella nella Hollywood Walk of Fame, all'altezza del numero civico 6759, del famoso Hollywood Boulevard.
Nel 1980, in collaborazione con Alan Burgess aveva scritto la sua autobiografia dal titolo: My Story (La mia storia). In essa, a proposito di 'Casablannca' la Bergman dice che nessuno del cast era allora consapevole della fama che il film avrebbe conquistato nel tempo: 'La verità' racconta 'è che nessuno di noi sapeva come sarebbe stato il finale, e io, fino all'ultimo ero indecisa quale dei miei due uomini scegliere'.
Il cast originario di "Casablanca" doveva essere formato non da Bogart e dalla Bergman ma da Ann Scheridan e Ronald Regan. Per fortuna non è andata così.
L'attrice ha interpretato più volte lo stesso personaggio: due volte la pianista di " Intermezzo" e tre volte " Giovanna d'Arco", di cui una diretta da Rossellini in un oratorio di Honegger e Claudel, al Teatro alla Scala di Milano.
'Per sopravvivere in questo mestiere' ha dichiarato l'attrice, 'bisogna avere poca memoria e la costituzione di un bue'.


Edited by Milea - 12/7/2012, 12:14
 
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Edited by Milea - 12/7/2012, 12:22
 
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Dov'è Hitch?:

Appare durante una festa nella villa di Sebastian, Claude Rains, e lo si vede tracannare d'un fiato una coppa di champagne. Minuto dell'apparizione: 64'.



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