| E' invece la vita americana, efficacemente rappresentata attraverso paesaggi, luoghi e situazioni tipici di questo paese, quella raffigurata in una sorta di nuovo realismo da Edward Hopper nei suoi famosissimi dipinti. Nelle sue desolate visioni notturne, dall'atmosfera "sospesa" quasi fossero dei fotogrammi di film, il caffè è spesso presente: in “Automat “1927, (Iowa, Des Moines Art Center) la fanciulla ha lo sguardo perso fissa la tazza di caffè fumante.
| Sola, triste,
senza passato né futuro.
Aggrappata alla sua tazzina
con lo sguardo perduto in mille pensieri.
Riuscirà il sapore della bevanda
a penetrare oltre l’automatismo del gesto
e a regalarle
un piccolo istante di calore? |
Nel più tardo dipinto "Sparvieri della notte" 1942, Chicago, The Art Museum), ambientato in un semideserto diner notturno, personaggi malinconici affogano la propria solitudine davanti alla immancabile tazza di caffè lungo americano.
La notte, un uomo, una donna. Vicini ma divisi davanti alle loro tazze di caffè. Per qualche momento le loro storie si incrociano, mentre alle loro spalle la notte sembra avanzare per ghermirli. Hopper immortala un istante di pausa nella caccia di questi "sparvieri", che portano avanti le loro solitarie esistenze e rubano, ogni notte, qualcosa o qualcuno ad un destino che sembra ineluttabile e già scritto.
Essenziale anche la composizione di Antonio Donghi , esponente della corrente pittorica definita "Realismo magico" e molto attivo nella scena artistica romana ed internazionale della prima meta' del Novecento.
In “Cocottina” datata 1927 (Roma, collezione privata), una fanciulla abbigliata secondo la moda del tempo è semplicemente seduta ad un tavolino da caffè su cui poggiano l'immancabile tazzina affiancata, come a molti piace, da un bicchiere d'acqua. La figura, che fissa tranquillamente negli occhi l'osservatore, è avvolta da un insolito silenzio, circondata da uno spazio vuoto ed innaturale, in cui solo pochi realistici particolari (il piccolo vassoio metallico con la tazzina ed il tavolino, appunto) ne chiariscono l'ambientazione in un caffè.
Non dà invece adito a dubbi la ricostruzione di “Amici al caffè” (1930, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna): così si intitola, infatti, uno dei quadri più famosi del Novecento romano, una vera e propria istantanea dei protagonisti della vita culturale di Roma nel 1930, sapientemente ritratti dall'arguto e vivace Amerigo Bartoli, disegnatore di rara ironia.
Seduti tavolini del Caffè Aragno, il primo aperto a Roma dopo il 1870, luogo d'incontro per eccellenza di intellettuali ed artisti, si riconoscono, fra gli altri, Ardengo Soffici, Roberto Longhi, Giuseppe Ungaretti, Riccardo Francalancia, Mario Broglio, Carlo Socrate; lo stesso Bartoli vi si autoritrae nell'atto di disegnare. Attraverso una pennellata sintetica, ma ricca di particolari sembra quasi di cogliere il chiacchierio di sottofondo, il tintinnare delle tazzine contro i piattini, l'odore un po' fumoso di sigarette mischiato all'aroma del caffè che doveva caratterizzare la famosa "terza saletta".
| Ancora un famoso caffè romano,
il "Caffè Greco",
è ritratto da Renato Guttuso
nel 1976
nell'omonima tela.
(Colonia, Museo Ludwig) |
Anche qui, fra ritratti di personaggi esistenti, turisti giapponesi, reminescenze dechirichiane, camerieri indaffarati ed avvenenti fanciulle, in una splendida armonia di toni rossi e bruni, è resa l'atmosfera un po' disordinata e ancora fin de siecle del celebre caffè.
Edited by Milea - 1/8/2021, 13:59
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