Il caffè nell'arte

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IL CAFFE' NELL'ARTE


L'apparizione del caffè nell'arte coincide con la sua diffusione nelle principali capitali europee, a partire dal secolo XVII. A Londra, Amsterdam, Parigi, il caffè si diffonde rapidamente: questa bevanda esotica e calda, alla quale vengono attribuite virtù afrodisiache e terapeutiche, conquista ben presto le corti e le classi più elevate della società.
Forse la più antica raffigurazione di una tazzina ricolma della calda bevanda è la straordinaria natura morta di Francisco de Zurbaran, l'unica firmata dall'artista, che nell'esecuzione vi traspone il medesimo misticismo dei suoi più noti dipinti a soggetto religioso.


Piatto di cedri, cesto di arance e tazza con rosa
(1633, Los Angeles, Norton Simon Foundation)



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Allineati in rigoroso ordine, secondo uno schema compositivo tanto semplice quanto studiato, i singoli oggetti emergono dal fondo scuro, delineati con precisione fotografica dalla luce che ne esalta le forme ed i volumi, immobilizzandoli nello spazio.
Ormai assurto a bevanda di uso comune, sempre più spesso il caffè diviene co-protagonista di dipinti e disegni mentre, soprattutto fra Seicento e il Settecento, sono numerosissime le incisioni che ne testimoniano le varie fasi della sua preparazione, fino al "rito" della sua degustazione.


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L'inglese William Hogart, artista di caustica ironia del XVIII secolo, nelle sue argute ed impietose rappresentazioni della società contemporanea, inserisce anche il caffè. Nei primi anni quaranta del Settecento realizza una serie di dipinti, dedicati al Matrimonio alla moda: si tratta di una "storia comica", suddivisa per episodi, in cui è narrata l'evoluzione del destino dei due protagonisti.


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Nella scena dedicata alla "Levee" della contessa (1745, Londra, National Gallery), affollata di personaggi e ricchissima di particolari di ogni genere, Hogart raffigura una delle abitudini, più criticate dell'epoca, importate dalla vicina Francia più criticate dell'epoca: la protagonista, al suo risveglio, riceve gli ospiti al tavolo della toilette. Alcuni fra i visitatori, sulla destra della composizione, ascoltano estasiati un cantante, sorseggiando tranquillamente il caffè versato in eleganti tazzine alte. Ne e' un esempio anche il settecentesco ritratto de "La famiglia Martelli "di Giovan Battista Benigni (Firenze, Palazzo Martelli).


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L'intera famiglia è rappresentata nel salone di rappresentanza del palazzo, circondata dagli oggetti che ne testimoniano la ricchezza e la classe sociale :ritratti degli antenati, quadri antichi, statue, tappeti preziosi. Il momento prescelto dall'artista è quello del rito quotidiano del caffè, con tanto di cameriere con il vassoio carico di tazzine, anch'egli in posa al pari di tutti gli altri personaggi di rango più elevato. Bere caffè diviene dunque, con il passare del tempo, simbolo di eleganza e raffinatezza così come possedere pregevoli opere d'arte, tanto da poter essere rappresentato senza timore anche in un elegante ritratto ufficiale che non ha alcuna connotazione ironica.


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François Boucher 1703-1770

Charlotte Sparre holding a cup of coffee

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A partire dall'Ottocento il caffè, da gustoso privilegio destinato a pochi fortunati estimatori, diviene invece sempre più una bevanda di uso comune ed inizia quindi a comparire con maggiore frequenza anche nei dipinti.

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Nella celebre "Colazione nello studio" dipinta nel 1868 , Eduard Manet (Monaco, Neue Staatsgalerie) , racconta il momento del caffè alla fine di un pranzo a base di ostriche e limoni. Il giovane appoggiato al tavolo , Leon Leenhof, suo amico e la natura morta alle sue spalle, sono trattati dall'artista con lo stesso impegno: ed è proprio su questo angolo di tavola ancora apparecchiata che, fra bucce di limone, gusci di ostriche e bicchieri di vino, spunta una elegante tazzina da caffè in porcellana bianca, profilata d'oro, mentre sullo sfondo una domestica si avvicina recando fra le mani una caffettiera bollente. Il colore è dato a macchie, più nitido negli oggetti in primo piano e via via più sfumato nel fondo. Da notate i particolari: la tovaglia di fiandra, il cui realismo va oltre la trama del tessuto visibile nei piccoli scacchi o ancora la lucentezza della caffettiera resa da pennellate veloci a voler sottolineare il senso di profondità della stanza. Piccole delizie che rendono chi guarda partecipe dell’attesa per la degustazione di un buon caffè.


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Quest’altra tela, invece è
“Coppia al "Pere Lathuille", sempre di Manet,
ma di undici anni dopo (1879, Tournai, Musee des Beaux-Arts)


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Notate differenze tra le due tele? La prima è assolutamente nitida, particolareggiata,naturale. La seconda è invece in pieno stile impressionista. Semplicemente un altro modo di vedere la realtà, ma ugualmente naturale e bellissimo. Anche qui giungiamo alla fine di un pasto ma l’atmosfera è assolutamente differente. C’è una certa intimità fra i due protagonisti che non temono di guardarsi dritto negli occhi come nel più classico dei giochi amorosi. In secondo piano un cameriere staziona esitando, con una grande caffettiera in mano. Dovrebbe servire il caffè ma teme di interrompere un momento di romantica intimità e resta in attesa di un cenno dalla coppia. I piccoli tocchi di pennello sfumano dalle fronde degli alberi e raggiungono il selciato fino a suggerire un vento lieve, primaverile, esaltando la lucentezza delle foglie che smosse, regalano allo spettatore un riverbero davvero suggestivo.


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I caffè come luoghi di ritrovo: nel quadro “Un caffé in place du Théatre Francais “di E. Manet, l'avventrice abbandona il suo sguardo sulla sala semivuota e si ritaglia uno spazio di osservazione privilegiato, attendendo un presumibile incontro.


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E' un sereno dopo pranzo anche quello raccontato, sempre nel 1868, dal macchiaiolo Silvestro Lega nella piacevole tela intitolata, appunto “ Un dopo pranzo” (Il pergolato) (Milano, Pinacoteca di Brera).

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Nessuna tavola imbandita a testimoniare l’avvenuto pranzo, ma solamente la luminosa e calda luce del primo pomeriggio che filtra fra le foglie di un pergolato, sotto al quale attendono tre giovani donne ed una bambina. Su una panchina sono poggiate tazzine e zuccheriera, mentre la giovane cameriera si avvicina con calma portando un vassoio con la piccola caffettiera di peltro.

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La visione nitida e la composizione semplificata, con il quieto brano di campagna sullo sfondo, ci immergono in un'atmosfera di tranquilla intimità familiare, di cui non può non fare parte anche il piacevole rito quotidiano all'ombra di piante e fiori.


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Il caffè
non manca nemmeno
in uno dei numerosissimi schizzi
di Scipione Vannutelli,
disegnatore e pittore romano
attivo nella seconda metà dell'Ottocento.

In un piccolo foglio a quadretti
dei suoi taccuini,
nei quali sono ritratti scene e momenti
della vita di tutti i giorni
(Roma, collezione privata),
raffigura una fanciulla, seduta su una sedia,
che beve tranquillamente una tazzina di caffè:
un gesto semplice e naturale,
rapidamente fermato sulla carta
da pochi tratti di matita.




Edited by Milea - 1/8/2021, 12:34
 
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Elegante e raffinato è invece il caffè raccontato da Pierre Auguste Renoir, uno dei massimi esponenti dell'impressionismo francese, in “Alla fine della colazione” (1879,Francoforte, Stadesches Kunstinstitut).


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Il clima rilassato ed ottimistico della vita quotidiana, di cui Renoir sarà brillante interprete, è reso con libertà e fluidità di tocco: gli effetti di luce sono sottolineati da macchie di colore chiaro, mentre l'aver tagliato le figure ai bordi della cornice suggerisce la continuità dell'azione e consente all'artista di dare all'immagine la spontaneità di un'istantanea.


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Sulla candida tovaglia, fra bottiglie e bicchieri di cristallo, le tazzine in porcellana finemente decorata ci rammentano che il pranzo è da poco terminato; le due dame, elegantemente abbigliate secondo la moda dell'epoca, sorridono compiaciute mentre il loro cavaliere, la scatola di cerini gettata con nonchalance sulla tavola apparecchiata, si accende una sigaretta, per alcuni immancabile complemento ad una buona tazza di caffè.


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Più mondana, invece,
l'interpretazione che del caffè,
Federico Zandomeneghinel 1884,
con la tela intitolata ” Al caffè”
(Mantova, Palazzo Tè, Museo Civico).
L'artista si ispira alle composizioni
di Degas,
dal quale riprende il taglio fotografico
della scena ed il primo piano ravvicinato.
La giovane fanciulla,il volto
maliziosamente nascosto
dietro una veletta
e l'abito nero ravvivato
da un mazzolino di violette,
siede in compagnia di qualcuno
di cui si intravede solamente una mano:
davanti a lei, sul piccolo tavolino tondo
con il ripiano in marmo,
unicamente una tazzina fumante
ricolma di caffè bollente
che attende di essere bevuta.



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Supera definitivamente le tematiche impressioniste Paul Cezanne che nella "Donna con caffettiera", eseguita fra il 1890 ed il 1895, mette a frutto le continue ricerche sulla forma che tanta importanza avranno poi per i cubisti.


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La figura femminile, le mani abbandonate in grembo, è seduta accanto ad un tavolino sul quale, sopra una tovaglia rossa che contrasta con l'abito ed il grembiule azzurri della donna, sono posati una caffettiera ed una tazza di caffè con il cucchiaino: i contorni sono marcati da ombre scure ed i volumi sottolineati dalla luce, che ne esalta la nitida geometria. Traspare dalla scena un forte senso di quotidianità, evidenziato dai particolari delle vesti e dell'acconciatura della donna, ma anche dalla semplice caffettiera in metallo e dalla tazza priva di decorazioni, ad esclusione di un sottile bordo celeste:un momento di pausa e ristoro fra le fatiche del menage di tutti i giorni, come spesso anche un semplice caffè riesce a dare.

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Henri Matisse "Lorette with Cup of Coffee" 1917 - Art Institute Chicago

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Un' inquadratura molto sensuale
per una tazzina di caffè
è quella che ci regala
questa tela di Matisse
che appartiene
ad una fase artistica
molto meno “arrabbiata”
di quella degli esordi.

I colori sono più tenui e naturali,
dopo gli scandali
delle sue prime esposizioni
dalle tinte esplosive
e trasgressive
e sembrano presagire
una fase più riflessiva
e contemplativa
dell’artista.



"Frutta e caffettiera"
1899. Olio su tela - L'Hermitage, San Pietroburgo, Russia.

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L'intensità dei colori riflessi sulla superficie della caffettiera, l'ampio spessore delle zone d'ombra sulla tovaglia colorata... Matisse esplora, riprende e supera i principi compositivi e pittorici dei suoi predecessori.



Edited by Milea - 1/8/2021, 12:44
 
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Vincent van Gogh

La terrazza del Caffè in Place du Forum ad Arles di notte

Olio su tela
81.0 x 65.5 cm.
Arles: Settembre, 1888


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"La terrazza del Caffè" è uno dei quadri più famosi dipinti da Van Gogh nella sua breve, ma prolifica carriera. Vincent era entusiasta di Terrazza del Caffè e scrisse a sua sorella Wil:

" In effetti, in questi giorni sono stato disturbato nel mio lavorare attorno a un quadro nuovo che rappresenta l'esterno di un Caffè notturno. Sulla terrazza ci sono piccolissime sagome di gente che beve. Un'enorme lanterna gialla spande la sua luce sulla terrazza, la casa e il marciapiede, e produce anche una certa luminosità sul selciato della strada, che assume un tono viola-rosato. I frontoni delle case in una strada che scorre via sotto un cielo blu cosparso di stelle sono blu scuro o viola, e c'è un albero verde. Qui tu hai un quadro di soggetto notturno senza che ci sia del nero, dipinto con nient'altro che del bel blu e viola e verde, e in questo ambiente la piazza illuminata acquisisce un color zolfo chiaro e giallo-limone verdognolo. Mi diverte enormemente dipingere la notte sul posto.Si usa di solito disegnare e dipingere il quadro di giorno dopo uno schizzo approssimativo. Ma io trovo soddisfazione nel dipingere le cose immediatamente. (W7: 9 e 16 Settembre 1888)

Vincent continua dicendo a Wil che c'è una descrizione di un Caffè simile nel libro Bel Ami di Guy de Maupassant:
" . . . una notte stellata a Parigi, con i Cafes dei Boulevards ben illuminati, e questo è all'incirca lo stesso soggetto che ho appena dipinto."


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Le opere
di Van Gogh
sono spesso ispirate
da riferimenti letterari
o
dai lavori di altri pittori.

La terrazza del Caffè
presenta uno stile
e
una struttura compositiva
simili ad
" Avenue de Clichy di sera"
di Anquetin.


Indifferentemente dal fatto che Van Gogh si sia o no ispirato direttamente al quadro di Anquetin, la composizione di Terrazza del Caffè è unica in tutta l'opera di Van Gogh. Le linee della composizione puntano tutte direttamente al centro del quadro, dove si trovano un cavallo e una carrozza. Tutto sembra convergere all'interno, come in un vortice, eppure il tono complessivo della composizione suggerisce tranquillità, non agitazione. Lo schema complessivo è scuro, ma senza la minima traccia di nero.

Più di cento anni dopo che Vincent l'ha dipinto, il Caffè serve ancora da bere, ad Arles, ai suoi assetati avventori.


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Adesso si chiama, abbastanza appropriatamente, Cafè Van Gogh, ed è stato rimodellato per apparire com'era più di un secolo fa, tendone illuminato di giallo e tutto il resto. Non troverete più l'assenzio nel menu ma, potrete figurarvi Vincent, così vicino nello spirito, a lavorare febbrilmente, contento, sotto le stelle.

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Edited by Milea - 1/8/2021, 13:24
 
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Camille Pissarro ( 1830 – 1903)

"Natura morta con caffettiera"


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Tra i maggiori esponenti dell'Impressionismo, medita e studia a lungo un quadro, organizzando gli oggetti rappresentati così da dar loro, pur senza contorni definiti, una solidità che influenzerà lo stesso Cézanne. Decisamente incantevole l’accostamento della brocca verde con il color rame della caffettiera.


"Natura morta con Caffettiera in rame e due tazze bianche"


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Anche Van Gogh
ha raffigurato,
in questo dipinto ,
una caffettiera in rame
con due tazze bianche,
che emergono
da un ambiente scuro
non meglio definito;
pochi tratti di luce
danno vita
ai tre oggetti rappresentati.


Vincent Van Gogh (1853-1890)

"Natura morta con caffettiera" - 1888

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Decisamente più solare quest’altra raffigurazione di natura morta con caffettiera, sempre di Van Gogh del 1888 e il suo disegno preparatorio.


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Paul Signac nasce a Parigi l'11 novembre del 1863 da una famiglia di commercianti. Quando questa si trasferisce nei pressi di Place Pigalle, nel cuore di Montmartre, popolata da artisti, modelle e mercanti d'arte, scopre la passione per la pittura. Comincia come impressionista. Amico di Seurat, elabora con lui la tecnica del pointillisme (puntinismo, divisionismo), caratteristica del Neo – Impressionismo.


Paul Signac -"Le petit déjeuner" (1886-1887 )

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Comincia poi a dipingere in un modo che sarebbe divenuto caratteristico del suo stile: sostituendo cioè, ai puntini più o meno irregolari di Seurat e degli altri, dei tocchi di colore quadrati, simili alle tessere di un mosaico. In questo quadro è raffigurata una tranquilla colazione in famiglia: il rito di un buon caffè per iniziare bene la giornata!

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Pierre Bonnard - "The Dessert" - 1940

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Pierre Bonnard
(1867 – 1947) fa apparire il suo amato bassotto marrone in molti suoi dipinti. Nella tela intitolata “La tazza di caffè” del 1914 (Londra, Tate Gallery), predilige un'ambientazione quotidiana: la figura che sta bevendo una tazza di caffè è semplicemente seduta a tavola, un braccio posato sull'allegra tovaglia a grossi quadri bianchi e rossi; immancabile il bassotto!.


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La composizione, essenziale, è dominata dall' ampia porzione di tavolo in primo piano sul quale spiccano caffettiera e tazzine bianche, mentre le figure sono relegate sul fondo della scena.

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Ugualmente datata 1914
è la “Petit dejeuner” di Juan Gris,
cubista spagnolo
( 1887-1927)
eseguita con una tecnica mista
che comprende matita, olio e collage su tela
(New York, Museum of Modern Art - Queens).

Sul tavolino di legno si riconoscono,
pur scomposti in diversi piani,
in una sorta di vedute multiple,
due tazzine bianche da caffè,
accompagnate dal consueto corredo
di cucchiaini, zuccheriera, bicchieri e, naturalmente,
dal quotidiano del mattino
da leggere tranquillamente durante la colazione.


Juan Gris – "Il libro"
olio su tela (55 x 46 cm )
Centre Georges Pompidou, Paris

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In questa tela del 1911 Juan Gris raffigura un libro, appoggiato su un angolo, la caffettiera e al tazza bianca, indiscutibile segno di una pausa caffè!

E allora la facciamo anche Noi...so che gradirete


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Anche Braque ha più volte inserito caffettiere e tazzine da caffè nelle sue composizioni, come nella “ Natura morta con caffettiera” (1908, Stoccarda, Staatsgalerie), o in altre composizioni dove, fra papiers-colles, veloci tratti di matita, fumanti tazzine appena delineate ed inconfondibili scritte, ci si ritrova immersi nel clima animato dei cafè parigini di inizio secolo.


Braque
"Natura morta con credenza: cafè bar"
(1912)

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Roger de La Fresnaye (1885-1925)
"Natura morta con caffettiera e melone" 1911

Fresnaye; anch’egli cubista,
risente dell’influenza di Picasso e Braque,
sebbene le sue opere siano più realistiche.





Edited by Milea - 1/8/2021, 13:35
 
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Silvio Bottegal (1895 - 1968)

“Natura morta con macinino”

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Silvio Bottegal, nato a Schio nel 1895, timido, tenace, sensibilissimo, amava la dolce campagna veneta, i canali, le case, ogni aspetto intimo e caro della sua terra. La sua pittura mostra che egli voleva bene a tutte le cose buone e modeste. In questo suo mondo di sommessa umilta', riuniva talvolta poveri oggetti per illuminarli di una luce affettuosa.

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Juan Gris – Coffee grinder



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Si rifà, invece,
alla natura morta di impianto seicentesco
il disegno intitolato
"Macinino da caffè" di Giuseppe Celi,
artista di grande perizia tecnica
e di rara sensibilità
anche nelle sue composizioni
più fortemente realiste.


Su un semplice piano poggiano alcuni oggetti senza alcun apparente legame fra loro: un ramoscello fiorito, alcune lettere, una sorta di inquietante manichino senza braccia dalle fattezze di fanciullo, una tazzina in primo piano con poggiato sul bordo il suo cucchiaino ed infine, sul fondo, il macinino per il caffè che dà il titolo all'opera.

La maestria con cui, pur nell'uso del solo bianco e nero nelle sue infinite gradazioni e tramite i passaggi chiaroscurali ed i trapassi di ombre e luci, l'artista attentamente definisce i più minuti particolari ne fa quasi una fotografia del passato. Ed è proprio dal vecchio macinino di legno, come quelli usati dalle nostre nonne, con la manovella ed il cassettino dove si raccoglieva la preziosa polvere, che sembra ancora emanare l'aroma di questa amata bevanda che non ha età.

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Joan Mirò - “ Le Moulin à Café” - 1954


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Joan Mirò
, indiscusso genio del surrealismo, è nato alla fine dell'Ottocento e questa immagine di una tavola piena di tanti riferimenti alla quotidianità e alla vita della famiglia, ci ricorda un gesto antico, ancora in uso negli anni '50 ( il dipinto è infatti del 1954).
Il macinino che fa bella mostra di sè, ci ricorda l'abitudine del tempi andati di macinare ogni volta il caffè per prepararlo. Un gesto che amplifica il rituale della bevanda, che ci fa riflettere su ritmi di vita diversi da quelli attuali.


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Edited by Milea - 1/8/2021, 13:45
 
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I momenti più piacevoli delle nostre giornate
sono spesso scanditi a sorsi di caffé,
la nera bevanda dal confortante profumo e dall'aroma seducente...


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Pierre-Auguste Renoir ( 1841 – 1919)
"La locanda"

Nella locanda di Renoir,
il pranzo è stato consumato.
La cameriera, umile, a occhi bassi toglie le stoviglie,
facendone una pila,
sulla quale troneggiano due tazze,
che contenevano il caffè del fine pasto.
Il padrone del locale ascolta, attento,
mentre toglie i tovaglioli,
le parole dei due avventori che restano seduti,
con il giornale davanti, nell’atto di commentare le notizie.
Gli occhi vivaci rivelano che le loro menti,
corroborate dal caffè
non saranno annebbiate dai postumi delle libagioni.
Il cagnolino accovacciato
sembra sapere che la conversazione dei due amici
durerà a lungo…


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Alessandro Milesi
(1856-1945)

"Al caffè"


Elegante e sofisticata,
sicuramente colta e di mondo,
la Signora borghese inizia la sua giornata.

Nel delizioso caffè sulla laguna,
con l’immancabile tazzina da sorseggiare
durante la lettura delle notizie del giorno.

Ma il quotidiano aperto in grembo,
il gesto di abbandono del polso appoggiato,
rivelano qualcosa di sottile:
forse un’ombra di delusione per una notizia
molto attesa
o forse la noia per quelle pubblicate……


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Ivana Koblica (1861 –1926)

“La Bevitrice di caffè” – 1888

In questo ritratto realista
di grande piacevolezza,
la più famosa pittrice Slovena,
immortala una gentile, anziana Signora,
nell’atto di assaporare il caffè.

Il gesto studiato e curato
nel reggere la tazza e il piattino,
l’espressione di grande compiacimento,
la cura nell’abbigliamento,
denotano senza ombra di dubbio che,
per la nostra attempata Signora il caffè
era un piacevole rito.
La sua passione per la nera bevanda
era il tratto distintivo del suo modo di vivere,
che la pittrice ha fatto giungere a noi
grazie a questa “istantanea” di vita quotidiana.




Alexander Max Koester (1864-1932)

"Coffee break"

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Il pittore tedesco ci offre questa tenera istantanea di vita domestica. Una piccola pausa per le due signore, occupate nei lavori di cucito in questa linda cucina baciata dal sole. Il caffè viene servito direttamente dalla cuccuma messa a bollire sul fuoco in grandi tazze. La piccola gioca anche lei a fare la signora, offrendo la colazione ad un' amica immaginaria.




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John Frederick Lewis (1805-1876)

"The Coffee Bearer" - 1857

In questo dipinto
una giovane donna sta
per servire il caffè agli ospiti.

Il pittore è vissuto al Cairo dal 1841 al 1850,
questa permanenza
ha influenzato le sue opere,
nelle quali ha riprodotto
gli usi e i costumi dei Paesi Arabi
in modo evidentemente
abbellito ed europeizzato.
Infatti, in Europa, nei salotti borghesi fin dal ‘700,
fu di gran moda bere
il caffè sontuosamente abbigliati all’orientale,
seduti su cuscini di seta.


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Victor Gabriel Gilbert (1847-1933)

"A cup of coffee" – 1877

Gilbert era famoso per l’empatia
che lo legava al soggetto che decideva di ritrarre,
e la gentilezza di questa tela lo dimostra.
Il giorno è appena iniziato
e questa giovane sta facendo colazione
tra i mestoli e le pentole della cucina,
con una fetta di torta
e una tazza di caffè
appena versato dalla bella caffettiera.
Il pittore coglie proprio
il momento in cui
le si chiudono gli occhi per il sonno,
mentre porta alle labbra una tazzina di caffè ,
probabilmente provvidenziale...




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Giacomo Balla (1871 –1958)

"Autocaffè" 1928 – Galleria degli Uffizi

Giacomo Balla,
esponente del movimento futurista, degli anni '20,
sceglie uno stile decisamente classico
per raffigurare se stesso.
Si dipinge in questo autoritratto
denominato scherzosamente "autocaffè",
con uno stile ritrattistico classicamente figurativo,
che nulla ha a che vedere con sue precedenti opere.
Un vero distinto gentiluomo,
che in modo scherzosamente affettato,
con tanto di mignolino alzato,
sorbisce il suo amato caffè,
servito in una elegante tazzina di porcellana bianca
con bordo oro.



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Patricia o’Brien – (1957)

“Coffee Morning” – 1993

Patricia è una illustratrice inglese.
Le sue opere dal piacevole sapore naif,
sono piene di colore.

Questa tela è dedicata al caffè con le amiche,
indispensabile compagno
delle chiacchiere sul divano!

www.artbypatricia-obrien.com




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E' invece la vita americana, efficacemente rappresentata attraverso paesaggi, luoghi e situazioni tipici di questo paese, quella raffigurata in una sorta di nuovo realismo da Edward Hopper nei suoi famosissimi dipinti. Nelle sue desolate visioni notturne, dall'atmosfera "sospesa" quasi fossero dei fotogrammi di film, il caffè è spesso presente: in “Automat “1927, (Iowa, Des Moines Art Center) la fanciulla ha lo sguardo perso fissa la tazza di caffè fumante.

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Sola, triste,

senza passato né futuro.

Aggrappata alla sua tazzina

con lo sguardo perduto in mille pensieri.

Riuscirà il sapore della bevanda

a penetrare oltre l’automatismo del gesto

e a regalarle

un piccolo istante di calore?



Nel più tardo dipinto "Sparvieri della notte" 1942, Chicago, The Art Museum), ambientato in un semideserto diner notturno, personaggi malinconici affogano la propria solitudine davanti alla immancabile tazza di caffè lungo americano.


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La notte, un uomo, una donna. Vicini ma divisi davanti alle loro tazze di caffè. Per qualche momento le loro storie si incrociano, mentre alle loro spalle la notte sembra avanzare per ghermirli. Hopper immortala un istante di pausa nella caccia di questi "sparvieri", che portano avanti le loro solitarie esistenze e rubano, ogni notte, qualcosa o qualcuno ad un destino che sembra ineluttabile e già scritto.


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Essenziale anche la composizione di Antonio Donghi , esponente della corrente pittorica definita "Realismo magico" e molto attivo nella scena artistica romana ed internazionale della prima meta' del Novecento.

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In “Cocottina” datata 1927 (Roma, collezione privata), una fanciulla abbigliata secondo la moda del tempo è semplicemente seduta ad un tavolino da caffè su cui poggiano l'immancabile tazzina affiancata, come a molti piace, da un bicchiere d'acqua. La figura, che fissa tranquillamente negli occhi l'osservatore, è avvolta da un insolito silenzio, circondata da uno spazio vuoto ed innaturale, in cui solo pochi realistici particolari (il piccolo vassoio metallico con la tazzina ed il tavolino, appunto) ne chiariscono l'ambientazione in un caffè.

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Non dà invece adito a dubbi la ricostruzione di “Amici al caffè” (1930, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna): così si intitola, infatti, uno dei quadri più famosi del Novecento romano, una vera e propria istantanea dei protagonisti della vita culturale di Roma nel 1930, sapientemente ritratti dall'arguto e vivace Amerigo Bartoli, disegnatore di rara ironia.


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Seduti tavolini del Caffè Aragno, il primo aperto a Roma dopo il 1870, luogo d'incontro per eccellenza di intellettuali ed artisti, si riconoscono, fra gli altri, Ardengo Soffici, Roberto Longhi, Giuseppe Ungaretti, Riccardo Francalancia, Mario Broglio, Carlo Socrate; lo stesso Bartoli vi si autoritrae nell'atto di disegnare. Attraverso una pennellata sintetica, ma ricca di particolari sembra quasi di cogliere il chiacchierio di sottofondo, il tintinnare delle tazzine contro i piattini, l'odore un po' fumoso di sigarette mischiato all'aroma del caffè che doveva caratterizzare la famosa "terza saletta".


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Ancora un famoso caffè romano,

il "Caffè Greco",

è ritratto da Renato Guttuso

nel 1976

nell'omonima tela.

(Colonia, Museo Ludwig)



Anche qui, fra ritratti di personaggi esistenti, turisti giapponesi, reminescenze dechirichiane, camerieri indaffarati ed avvenenti fanciulle, in una splendida armonia di toni rossi e bruni, è resa l'atmosfera un po' disordinata e ancora fin de siecle del celebre caffè.



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Edited by Milea - 1/8/2021, 13:59
 
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Giorgio Morandi (1890-1964 )

“Grande natura morta con caffettiera”

Acquaforte - 1933
(Minneapolis Institute of Arts)

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Giorgio Morandi è ricordato come una figura solitaria. Ha vissuto tutta la sua vita a Bologna e si è occupato quasi esclusivamente di paesaggi e nature morte. Egli continuamente disponeva e riordinava gli stessi oggetti, bottiglie, barattoli,vasi, scatole, raccolti nei negozi vicino a casa sua, alla ricerca di nuove combinazioni e possibilità formali. I suoi dipinti sono caratterizzati dalla loro illuminazione sensibile e sottile. Sebbene rappresenti gli oggetti in un momento specifico, le semplici scene di Morandi sono misteriosamente senza tempo.


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Samuel John Peploe (1871-1935 )

"Still Life with Coffee Pot" -1905

Olio su tela 51 x 61 cm



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Pittore scozzese, con le combinazioni di impasto spesso , la pennellata fluida, il fondo scuro, luci forti e la gestione meticolosa dei toni, raggiunge la brillantezza del colore e la qualità della tecnica che sono distintivi dei suoi dipinti.


Botero (1932)

“Natura morta con caffettiera” 1985

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“Natura morta con caffettiera blu” – 2002



Caratteristica della pittura di Botero è l'insolita dilatazione che subiscono i suoi soggetti, che acquistano forme insolite, quasi irreali. Il colore rimane tenue, generalmente steso in campiture piatte ed uniformi, senza contorni. Da notare l'assenza totale delle ombreggiature nei suoi dipinti, che sporcherebbero l'idea del colore che egli vuole trasmettere.


Dipingere col caffè

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Andrea Benetti

(Bologna -1964 )

“Velocità assoluta”


Caffè e olio su tela - 2008



Questo quadro non ha come soggetto tazze, caffettiere o macinini, ma il caffè è ugualmente presente: Andrea Benetti, innovativo artista bolognese, lo utilizza, insieme ad altre sostanze naturali, per realizzare le sue opere. La sua tecnica si rifà alle antiche pitture rupestri, nelle quali, l’uomo primitivo, con il solo ausilio di colori naturali, ha tracciato un segno giunto fino a noi attraverso il tempo.

www.andreabenetti.com

Edited by Milea - 1/8/2021, 14:06
 
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Giovanni Boldini

Innamorati al caffè – 1887 ca.

olio su tavola – 18 x 27 cm
Collezione privata – Milan
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Nel 1871 Boldini si trasferisce a Parigi dove, rivelando un talento per gli affari pari al proprio (enorme) ingegno pittorico; nel giro di pochi anni si afferma come ritrattista mondano e cantore ufficiale della società edonistica dell’epoca. La città lo coinvolge: la vita frenetica dei boulevard, i caffè affollati, i parchi e le piazze rappresentano una continua fonte di ispirazione (per Baudelaire “la vita parigina è fertile di soggetti poetici e meravigliosi. Il meraviglioso ci avvolge e ci bagna come l’atmosfera”). Egli amava riprodurre, oltre ai celeberrimi ritratti, anche vedute cittadine al massimo della modernità di allora, come le scene dei caffè-concerto parigini. In questo quadro "Innamorati al caffè o Donna in nero " le pennellate, come sciabolate, contornano il soggetto principale, ma non stonano con l’intera opera anche se non definite nella cura dei particolari.


Giovanni Boldini


Conversazione al caffè – 1879 ca.

Olio su tavola – 28 x 41 cm.
Collezione privata




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Il celeberrimo “Conversazione al Caffè” raffigura due elegantissime figure femminili sedute davanti al tavolinetto di un café parigino. La bionda ed esile signorina fasciata in un abito nero a balze pieghettate è la modella Berthe, amante storica del pittore. Seduta di fronte a lei appare la contessa Gabrielle de Rasty, che in quel periodo (siamo nel 1879) si accingeva a prenderne il posto, subentrando nella vita sentimentale del pittore, spianandogli la via del successo. Fu infatti la bella aristocratica ad introdurlo nella grande società parigina, organizzata in salotti esclusivi che facevano opinione e a determinare la sua affermazione come «ritrattista mondano».
Con taglio fotografico e pennellata ad effetto, il compiaciuto sguardo che l’artista volge alle seducenti silhouette delle due giovani donne, ci restituisce tutta l’atmosfera elegante e disinvolta che anima la vita parigina della Belle époque.




Edited by Milea - 1/8/2021, 14:08
 
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Vincent Van Gogh
Agostina Segatori in the Cafè du Tambourin, 1887
Olio su tela 55,5 x 46,5 cm
Amsterdam, Van Gogh Museum



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Negli anni parigini Van Gogh vive il suo momento di massima socializzazione: incontra altri artisti, discute con loro, frequenta gli stessi luoghi. Uno di questi ritrovi è il Tambourin, un cabaret in boulevard de Clichy, a Montmartre, di cui è proprietaria una ex modella di degas, l’italiana Agostina Segatori con la quale Van Gogh ha una breve relazione: a lei dedica un bel ritratto, seduta a uno dei tavolini del suo caffè. Si noti il piano del tavolo che riproduce un tamburello da cui appunto il nome del locale. (M.@rt)



Edited by Milea - 1/8/2021, 14:09
 
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Dalla metà del XIX secolo i caffè parigini erano frequentati da vari gruppi di artisti: al Cafè Taranne, dove si riunivano Fantin Latour e gli amici, a volte compariva Flaubert; il Cafè Fleuris, con pannelli decorati, fra gli altri, da Corot, è frequentato dagli allievi di Gleyre; il Cafè Tortoni, sui boulevards, ospitava i pittori alla moda. I più popolari si riunivano alla Brasserie des Martyres e all’Andler Keller, dove spesso si poteva incontrare Courbet. Le stanze della Brasserie sono sempre affollate da poeti, scrittori, giornalisti, pittori, che dibattono la questione del realismo, enunciata dallo stesso Coubert nel 1855.




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Edouard Manet,
Disegno del Cafè Guerbois - 1869



I caffè erano luoghi dove si lottava
contro i pregiudizi
e la supina accettazione della tradizione.
Fino al 1866 si poteva incontrare Manet
sulla terrazza del Cafè de Bade,
locale alla moda nel centro di Parigi,
poi abbandonato per il Cafè Guerbois.
Lontano dalla folla rumorosa Manet,
come negli anni precedenti Coulbert,
si circondava di quanti erano interessati
alle sue idee e alle sue ricerche.




Au café (Al caffè), 1878
olio su tela 78 x 84 cm
Sammlung Oskar Reinhart am Römerholz Winterthur


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Fra gli artisti vi erano Fantin, Degas, Renoir e ,quando erano a Parigi, Cèzanne, Sisley, Pissarro, Monet.
Dopo la Comune gli amici di Manet e di Degas, insieme ai pittori più giovani come Forain, Raffaelli, Zandomeneghi, tornarono a riunirsi al Cafè de la Nouvelle Athènes in place Pigalle; due opere fondamentali di quegli anni, "L’assenzio di Degas" (1876 olio su tela, 92 x 68, Musee d'Orsay) e "La prugna" di Manet ( The Plum, 1877 olio su tela 73,5 x 50 cm, National Gallery of Art, Washington DC, Collection of Mr. and Mrs. Paul Mellon), furono ambientate in quel caffè. (M.@rt)



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Edited by Milea - 1/8/2021, 14:12
 
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guttuso-natura-morta-con-caffettiera

Renato Guttuso, Natura morta con caffettiera, 1961



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Alfons Maria Mucha - Untitled
(seated woman with coffee cup, watercolor)

 
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Hans Baluschek (1870 – 1935)
Hier können Familien Kaffee kochen,
olio su tela, 1895

 
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Vincent van Gogh
Still Life with Coffee Mill, Pipe Case and Jug
(also Still Life with a Bearded-Man Jar )
Oil on wood, 1884, 34 x 43 cm
Kröller-Müller Museum, Otterlo






Henri Matisse, Fruit and Coffeepot (1898)
oil on canvas, 38.5 x 46.5 cm.
Hermitage Museum, Saint Petersburg, Russia



 
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