Il caffè nell'arte

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Milea
view post Posted on 28/7/2010, 21:13 by: Milea     +8   +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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IL CAFFE' NELL'ARTE


L'apparizione del caffè nell'arte coincide con la sua diffusione nelle principali capitali europee, a partire dal secolo XVII. A Londra, Amsterdam, Parigi, il caffè si diffonde rapidamente: questa bevanda esotica e calda, alla quale vengono attribuite virtù afrodisiache e terapeutiche, conquista ben presto le corti e le classi più elevate della società.
Forse la più antica raffigurazione di una tazzina ricolma della calda bevanda è la straordinaria natura morta di Francisco de Zurbaran, l'unica firmata dall'artista, che nell'esecuzione vi traspone il medesimo misticismo dei suoi più noti dipinti a soggetto religioso.


Piatto di cedri, cesto di arance e tazza con rosa
(1633, Los Angeles, Norton Simon Foundation)



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Allineati in rigoroso ordine, secondo uno schema compositivo tanto semplice quanto studiato, i singoli oggetti emergono dal fondo scuro, delineati con precisione fotografica dalla luce che ne esalta le forme ed i volumi, immobilizzandoli nello spazio.
Ormai assurto a bevanda di uso comune, sempre più spesso il caffè diviene co-protagonista di dipinti e disegni mentre, soprattutto fra Seicento e il Settecento, sono numerosissime le incisioni che ne testimoniano le varie fasi della sua preparazione, fino al "rito" della sua degustazione.


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L'inglese William Hogart, artista di caustica ironia del XVIII secolo, nelle sue argute ed impietose rappresentazioni della società contemporanea, inserisce anche il caffè. Nei primi anni quaranta del Settecento realizza una serie di dipinti, dedicati al Matrimonio alla moda: si tratta di una "storia comica", suddivisa per episodi, in cui è narrata l'evoluzione del destino dei due protagonisti.


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Nella scena dedicata alla "Levee" della contessa (1745, Londra, National Gallery), affollata di personaggi e ricchissima di particolari di ogni genere, Hogart raffigura una delle abitudini, più criticate dell'epoca, importate dalla vicina Francia più criticate dell'epoca: la protagonista, al suo risveglio, riceve gli ospiti al tavolo della toilette. Alcuni fra i visitatori, sulla destra della composizione, ascoltano estasiati un cantante, sorseggiando tranquillamente il caffè versato in eleganti tazzine alte. Ne e' un esempio anche il settecentesco ritratto de "La famiglia Martelli "di Giovan Battista Benigni (Firenze, Palazzo Martelli).


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L'intera famiglia è rappresentata nel salone di rappresentanza del palazzo, circondata dagli oggetti che ne testimoniano la ricchezza e la classe sociale :ritratti degli antenati, quadri antichi, statue, tappeti preziosi. Il momento prescelto dall'artista è quello del rito quotidiano del caffè, con tanto di cameriere con il vassoio carico di tazzine, anch'egli in posa al pari di tutti gli altri personaggi di rango più elevato. Bere caffè diviene dunque, con il passare del tempo, simbolo di eleganza e raffinatezza così come possedere pregevoli opere d'arte, tanto da poter essere rappresentato senza timore anche in un elegante ritratto ufficiale che non ha alcuna connotazione ironica.


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François Boucher 1703-1770

Charlotte Sparre holding a cup of coffee

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A partire dall'Ottocento il caffè, da gustoso privilegio destinato a pochi fortunati estimatori, diviene invece sempre più una bevanda di uso comune ed inizia quindi a comparire con maggiore frequenza anche nei dipinti.

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Nella celebre "Colazione nello studio" dipinta nel 1868 , Eduard Manet (Monaco, Neue Staatsgalerie) , racconta il momento del caffè alla fine di un pranzo a base di ostriche e limoni. Il giovane appoggiato al tavolo , Leon Leenhof, suo amico e la natura morta alle sue spalle, sono trattati dall'artista con lo stesso impegno: ed è proprio su questo angolo di tavola ancora apparecchiata che, fra bucce di limone, gusci di ostriche e bicchieri di vino, spunta una elegante tazzina da caffè in porcellana bianca, profilata d'oro, mentre sullo sfondo una domestica si avvicina recando fra le mani una caffettiera bollente. Il colore è dato a macchie, più nitido negli oggetti in primo piano e via via più sfumato nel fondo. Da notate i particolari: la tovaglia di fiandra, il cui realismo va oltre la trama del tessuto visibile nei piccoli scacchi o ancora la lucentezza della caffettiera resa da pennellate veloci a voler sottolineare il senso di profondità della stanza. Piccole delizie che rendono chi guarda partecipe dell’attesa per la degustazione di un buon caffè.


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Quest’altra tela, invece è
“Coppia al "Pere Lathuille", sempre di Manet,
ma di undici anni dopo (1879, Tournai, Musee des Beaux-Arts)


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Notate differenze tra le due tele? La prima è assolutamente nitida, particolareggiata,naturale. La seconda è invece in pieno stile impressionista. Semplicemente un altro modo di vedere la realtà, ma ugualmente naturale e bellissimo. Anche qui giungiamo alla fine di un pasto ma l’atmosfera è assolutamente differente. C’è una certa intimità fra i due protagonisti che non temono di guardarsi dritto negli occhi come nel più classico dei giochi amorosi. In secondo piano un cameriere staziona esitando, con una grande caffettiera in mano. Dovrebbe servire il caffè ma teme di interrompere un momento di romantica intimità e resta in attesa di un cenno dalla coppia. I piccoli tocchi di pennello sfumano dalle fronde degli alberi e raggiungono il selciato fino a suggerire un vento lieve, primaverile, esaltando la lucentezza delle foglie che smosse, regalano allo spettatore un riverbero davvero suggestivo.


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I caffè come luoghi di ritrovo: nel quadro “Un caffé in place du Théatre Francais “di E. Manet, l'avventrice abbandona il suo sguardo sulla sala semivuota e si ritaglia uno spazio di osservazione privilegiato, attendendo un presumibile incontro.


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E' un sereno dopo pranzo anche quello raccontato, sempre nel 1868, dal macchiaiolo Silvestro Lega nella piacevole tela intitolata, appunto “ Un dopo pranzo” (Il pergolato) (Milano, Pinacoteca di Brera).

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Nessuna tavola imbandita a testimoniare l’avvenuto pranzo, ma solamente la luminosa e calda luce del primo pomeriggio che filtra fra le foglie di un pergolato, sotto al quale attendono tre giovani donne ed una bambina. Su una panchina sono poggiate tazzine e zuccheriera, mentre la giovane cameriera si avvicina con calma portando un vassoio con la piccola caffettiera di peltro.

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La visione nitida e la composizione semplificata, con il quieto brano di campagna sullo sfondo, ci immergono in un'atmosfera di tranquilla intimità familiare, di cui non può non fare parte anche il piacevole rito quotidiano all'ombra di piante e fiori.


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Il caffè
non manca nemmeno
in uno dei numerosissimi schizzi
di Scipione Vannutelli,
disegnatore e pittore romano
attivo nella seconda metà dell'Ottocento.

In un piccolo foglio a quadretti
dei suoi taccuini,
nei quali sono ritratti scene e momenti
della vita di tutti i giorni
(Roma, collezione privata),
raffigura una fanciulla, seduta su una sedia,
che beve tranquillamente una tazzina di caffè:
un gesto semplice e naturale,
rapidamente fermato sulla carta
da pochi tratti di matita.




Edited by Milea - 1/8/2021, 12:34
 
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