Il simbolismo delle Icone

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view post Posted on 11/7/2010, 15:13     +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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Il simbolismo delle Icone



Niente di ciò che si trova nell'icona è lasciato al caso: tutto - dal colore, agli oggetti, alle espressioni del viso, agli ambienti in cui sono inseriti i personaggi, alla prospettiva - ha un significato che veicola il messaggio cristiano, rendendolo sotto forma visiva o, appunto, iconica.
Il bordo rosso che ne traccia il perimetro esterno ha una funzione precisa: delimita la realtà esterna (visibile con i nostri occhi) dalla realtà interna (altrimenti invisibile). In senso più preciso delimita il “profano” che si trova fuori dal “sacro” che si trova dentro l’immagine.

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Lo sbalzo interno alla tavola delimita invece il bordo esterno da una zona più interna chiamata anche “finestra” o “culla”. Questo è lo “schermo” vero e proprio dove ci è data la possibilità di vedere un’immagine che non appartiene alla nostra realtà visibile.

Trovarsi davanti ad un’icona significa guardare attraverso una “finestra” che ha una vista sull’invisibile. La prima cosa che si nota è che le icone non hanno il cielo azzurro, ma hanno dei fondi in oro zecchino. L’oro è il materiale più prezioso che esiste in natura ed ha una rifrazione perfetta della luce. Per questo gli iconografi lo utilizzarono per significare la luce increata, che è la luce di Dio. Inoltre le figure non hanno le ombre. Questo perché le cose e le figure contenute nell’icona appartengono ad una realtà “trasfigurata”, e non prendono luce dall’esterno ma contengono esse stesse la luce. Questo concetto è una eco di quanto si dice nell’Apocalisse: “Gli eletti vedranno la faccia del Signore e porteranno il suo nome sulla fronte. Non vi sarà più notte e non avranno più bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli” (Ap 22,4-5).

Dal punto di vista pittorico questo è evidenziato attraverso particolari molto singolari. Dalle vesti trasparenti escono raggi di luce sempre più intensi, fino ai tratti vivi di colore bianco puro nei punti dove la pelle tocca le parti di tessuto a maggior contatto con il corpo di luce.
Questo fenomeno raggiunge la massima intensità nei volti. Il colore della pelle molto scura e i colpi di luce molto intensi, rendono l’idea dell’abbaglio che i nostri occhi hanno davanti ad una sorgente luminosa troppo intensa.

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L'aureola o nimbo è la luce del volto glorioso. Il carattere ascetico, l’ordine e la pace interiore dei santi, indicano la via della santificazione. L’armonia del corpo, del volto, delle vesti e dello sfondo esprimono la manifestazione della vittoria divina sul caos materiale.

Madre di Dio di Kazan (Anno 1606)

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La particolare raffigurazione degli organi di senso (occhi senza luccichìo, orecchie di forme strane, naso sottile e lungo, narici piccole, bocca sempre chiusa), esprimono la sordità alle manifestazioni del mondo, il distacco da ogni eccitazione. Il volto appare trasfigurato, eterno, esso appartiene al mondo spirituale; la bellezza è la purezza spirituale. Le vesti seguono il corpo in perfetta logica, ma non mostrano la materia reale e concreta; il ritmo delle pieghe, il colore e la distribuzione delle luci e delle ombre sono sottoposti alle leggi dell’armonia e dell’equilibrio, e nell’economia dell’icona esprimono “ l’abito dell’incorruttibilità ”.

Madre di Dio di Iver

Iver



I volti dei santi sono sempre rappresentati frontalmente o rivolti a tre quarti, di profilo si trovano solo le persone non sante.


Icona dell'Ultima Cena o del Mistico Convito
Il traditore Giuda è dipinto, semicoricato sulla tavola
per raggiungere nella sua avidità la coppa posta al centro .


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Il paesaggio e l’architettura prendono forme bizzarre,contravvenendo ad ogni logica naturale, appaiono come elementi di un altro mondo trasfigurato. Guardando un quadro normale, di gusto occidentale, si resta sempre spettatori. Nell’icona, invece, le linee di fuga non cercano l’orizzonte, ma lo spettatore… coinvolgendolo, facendolo parte di ciò che è rappresentato.

L'ingresso di Gesù a Gerusalemme. Novgorod. XV s.


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Le figure non hanno alcuni aspetti tipici della pittura , ossia la costruzione dei volumi attraverso il chiaroscuro e la prospettiva; questo per accentuare il fatto che ci troviamo di fronte a corpi celesti che non seguono la logica rappresentativa naturale. La profondità e il volume vengono raggiunti attraverso la sovrapposizione di colori molto leggeri e trasparenti.

Madonna "Fiore immarcescibile"(1691, Mosca)


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Le icone si dipingono con una emulsione formata da tuorlo di uovo, vino ed essenza di lavanda, che sono simboli rispettivamente:
- della risurrezione di Gesù (anticamente infatti la risurrezione veniva paragonata al pulcino che spezza il guscio ed esce dall’uovo);
- del sacrificio, dove Gesù offre il vino dicendo che è il suo sangue;
- del profumo (come ricordo dell’unzione, con un balsamo da 300 denari, di Maria Maddalena a Betania) segno della dedizione completa dell’uomo al mistero di Dio.

I colori sono possibilmente pigmenti naturali, in genere terre e pietre preziose tritate. Questo vuole sottolineare che tutto ciò che c’è di più prezioso in natura viene messo a servizio di queste rappresentazioni “trasfigurate” della realtà.

Discesa agli inferi. Pskov. XVI s.


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I colori fanno tutti capo ad una ben precisa tradizione.
• Il blu, ad esempio, rappresenta il colore della trascendenza, mistero della vita divina.
• Il rosso è indubbiamente il colore più vivo presente nelle icone: è simbolo dell’umano e del sangue versato dai martiri.
• Il verde è spesso usato come simbolo della natura, della fertilità e dell’abbondanza.
• Il marrone, invece, simboleggia ciò che è terrestre e nella sua natura più umile e povero.
• Il bianco è il colore dell’armonia, della pace, il colore del divino che rappresenta la luce che è vicina.

A pittura ultimata il dipinto viene ricoperto con olio di lino cotto bollente e sali di cobalto, che conferisce, una volta essiccato, quella particolare patina “vetrosa” e profumata che caratterizza il dipinto iconografico.


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Anche le lettere dipinte sull’icona hanno un particolare valore: le icone del Cristo presentano sempre la dicitura “IC XC” (forma greca abbreviata di Gesù Cristo) e anche “O ΩN” ("colui che è"; il simbolo è generalmente inserito nell’aureola). La vergine Maria invece, presenta la dicitura “MP ΘY”(forma greca abbreviata di Madre di Dio). Le iscrizioni non hanno solo una valore didascalico, ma certificano l'identità del raffigurato e ne invocano la presenza all'interno dell'icona.
Le espressioni dei personaggi hanno sovente un grande valore simbolico: Gesù Cristo viene rappresentato mentre benedice ed indica con la mano il numero tre (la Trinità). La Vergine Maria viene dipinta con la mano che indica il Figlio che porta in braccio. Il simbolismo e la tradizione non coinvolgevano solo l’aspetto pittorico, ma anche quello relativo alla preparazione e al materiale utilizzato, oltre alla disposizione e al luogo entro il quale l'opera andava collocata.

Icona di Cristo “Datore di Vita”


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Edited by Milea - 30/7/2021, 19:40
 
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