Madre di Dio di Vladimir

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view post Posted on 9/7/2010, 18:30     +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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La vita di un'icona era di non più di 100 anni. Dopo questo tempo l'immagine diventava oscura, poiché l'olio di lino cotto cambiava colore, inoltre l'icona si copriva della fuliggine delle candele; allora la rinnovavano (sul disegno, che a stento si vedeva, mettevano il nuovo). Nel XX secolo, quando il processo di restaurazione raggiunse una certa perfezione, sotto la vecchia lacca hanno cominciato ad apparire, a sorpresa, colori chiari e forti. Le icone russe stupirono il mondo durante la prima esposizione dell'arte antica russa, tenuta a Mosca nel 1913. In questa rassegna furono esposti i capolavori restaurati delle scuole di Mosca e Novgorod dei secoli XIV-XVI. La bellezza di questa forma d'arte, appena scoperta, era impressionante: brillavano i colori chiari, sorprendeva l'originalità delle innovazioni coloristiche e composizionali.



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L'iconografia della chiesa russa è apparsa al mondo come un fenomeno unico, con un significato artistico enorme.
Nel XX secolo i restauratori impararono l'arte di riportare alla luce la pittura antica, che si conservava sotto gli strati delle pitture successive. Uno dei capolavori tornati in vita è la "Madre di Dio di Vladimir (Vladimirskaia)" del XII secolo.

Madre di Dio di Vladimir. XII s.

dimensioni : 58 per 78 cm

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Premessa storica



Fu dipinta in Bisanzio nel XII secolo da un artista greco, ed appartiene all’arte bizantina dell’epoca macedone. Il tipo canonico di quest'icona si chiamava in Bisanzio "Eleusa", che vuol dire " benevola". In Russia "Eleusa" si traduceva con "Tenerezza", che trasmette molto bene il contenuto dell'immagine.

Secondo il racconto di un cronista, l’icona fu portata nel XII secolo da Costantinopoli a Kiev. Trovò collocazione definitiva nella città di Vladimir (da cui il nome di Vladirmiskaija) nel 1164. Dopo il 1395 è stata trasferita nella Cattedrale della dormizione al Cremlino. Celebre per i suoi interventi miracolosi, è sfuggita a diversi saccheggi ed incendi; la si trova presente ad ogni importante avvenimento della Russia come vero tesoro sacro della nazione.
Nel 1919, fu ritirata a causa della rivoluzione d’ottobre dalla Cattedrale al Cremlino e dopo prolungati restauri fu trasferita alla Galleria Tretiakov di Mosca, dove si trova attualmente.
Quest'icona è stata dipinta quattro volte: nella prima metà del XII secolo, all'inizio del XV, nel 1514 e nel 1896. Alla più antica pittura bizantina del XII secolo appartengono soltanto i lichi ( i volti) della Vergine e del Bambino con il palmo della sua mano sinistra. Tutto il resto è dipinto dagli iconografi russi. Si suppone che il pittore, che ha restaurato quest'icona all'inizio del XV secolo, sia stato Andrej Rublëv. In tal modo, quest'icona può essere chiamata di diritto bizantino-russa. E questo a maggior ragione, dal momento che è stata il modello di molte icone russe della "Madre di Dio con Bambino" .


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Da sempre considerata “la più bella” fra le icone della Madre di Dio, ha continuato ad esercitare il suo fascino anche nel museo di stato; durante regime sovietico sono sempre stati numerosi i credenti che le hanno reso omaggio in clandestinità.


Descrizione dell’immagine



Per la sua perfezione e l’incredibile purezza di stile, quest’icona raggiunge il culmine dell’arte iconografica. Nel viso della Vergine pieno di maestà celestiale è presente tutta la sua umanità. E’ il suo miracolo. Chi l’ha vista, non può dimenticare il suo sguardo. Di dimensioni contenute (58 per 78 cm), estese a 70 per 100 cm per una cornice riportata, si presenta senza la “riza” di metalli preziosi con cui era stata ricoperta e venerata per diversi secoli.

Le iscrizioni sono particolarmente significative. La Madonna viene presentata come Meter Theou (Madre di Dio). Il Bambino invece è qualificato come Iesus Christos (Gesù Cristo). Non “di Nazareth”, ma “ Cristo ”. La sottolineatura anche in questo caso è profondamente teologica: il bambino è l’unto di Dio. Inoltre l’aureola è contrassegnata da una croce che contiene una iscrizione: “ο ων”, contrazione del passo biblico, dove Dio si presenta a Mosè come “Εγω ειμι ο ων”, “ Io sono colui che è ”. Questa accentua ulteriormente la posizione di Gesù che non è soltanto il Cristo ma Dio stesso che si incarna in questo bambino.


Il Bambino indossa un abito che irradia raggi di oro puro.



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L’abito della Madre di Dio è color porpora, riminiscenza dell’abito che indossavano le imperatrici bizantine che contrassegna la straordinaria dignità. Le tre stelle sull’abito all’altezza del capo e delle spalle, indicano la triplice verginità di Maria, prima, durante e dopo il parto; e simboleggiano anche la luce di Dio che illuminando la Vergine, fa nascere per noi un Salvatore.


Lettura simbolica



La Madre di Dio Vladimirskaija appartiene al genere di Madonne dette “eleousa” (della tenerezza); dipende cioè da un modulo iconografico che sottolinea la particolare tenerezza che comunicano la Madre e il bambino nel loro abbraccio, che si esprime soprattutto nel contatto delicato delle guance.
Maria è piena di trepida tenerezza per il Figlio, che l'abbraccia delicatamente al collo e si stringe alle guance della madre. Colpiscono gli occhi della Vergine. Lei guarda direttamente la persona che le sta davanti. Nel suo sguardo c'è una tenerezza infinita, una tristezza profonda ed una domanda illimitata.
Come sopportare questo sguardo? Come entrare in relazione con la Vergine? Soltanto con l'umiltà e la preghiera... Tale è una vera icona.


Quest'immagine della Vergine Maria non ha eguali in tutta l'arte mondiale.



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La Madonna di Vladimir è dipinta anche nel retro; una croce si eleva su di un altare e porta l’iscrizione “IC XC- NIKA” cioè (Gesù Cristo il vincitore), questo mostra che questa icona fu utilizzata come immagine processionale durante l’ufficio della Passione.

Singolari sono gli sguardi: triste quello della Madre di Dio, gioioso quello di Cristo e altrettanto singolari le pose: stabile e fermo il Cristo, piegata e in movimento la Madre di Dio. L’icona un rovesciamento di prospettiva nella visione immediata di chi la guarda. Non è una madre che abbraccia il suo bambino e lo consola, ma, piuttosto, un bambino che sostiene e consola una madre. Al centro della comprensione di questa icona c’è un particolare linguistico che concorda con questa ipotesi: in russo questa Madonna si chiama “ umilìenie ” che non è l’esatta trasposizione del greco “eleousa”. Eleousa significa “colei che si intenerisce”, mentre “umilìenie” significa “ colei per cui ci si intenerisce”, quindi non è propriamente Maria che si intenerisce per Cristo, ma Cristo si intenerisce per Maria.Lo sguardo incantevolmente triste proteso verso l’esterno della tavola (N.B.Maria non guarda Gesù, mentre è guardata da lui!) è attratto da colui che contempla l’icona.



Edited by Milea - 30/7/2021, 22:03
 
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