NATIVITÀ di Andrej Rublev

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view post Posted on 4/7/2010, 21:05     +1   +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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L’icona della NATIVITÀ

di Andrej Rublev


71 x 54 cm



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L’icona della Natività risale al XV secolo e viene attribuita comunemente alla scuola di Andrej Rublev, massimo iconografo russo. Era monaco ed è considerato Santo dalla Chiesa Ortodossa; ha operato nei primi decenni del XV secolo dipingendo per le più importanti basiliche russe. La composizione, la scelta dei colori e l’impatto fortemente unitario fanno di questa icona uno dei massimi capolavori della iconografia russa.
In basso vi sono San Giuseppe e Satana, travestito da pastore, e le levatrici che lavano il bambino.


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Nel centro vi è la scena vera e propria della natività con gli angeli che adorano il Bambino e i pastori che vanno alla grotta. In alto troviamo i Magi sui cavalli, la Stella Cometa e gli angeli che annunciano “una grande gioia” ai Magi e ai pastori.



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Tutte queste scene sono legate dalla onnipresente “montagna”, colore della carne, che si innalza dalla terra fino al cielo. La figura della Madre di Dio, Maria, è al centro e domina tutta la scena, proponendo una eco del passo del Vangelo di Luca: “Maria, meditava tutte queste cose serbandole nel suo cuore” (Lc 2,54).



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Se si traccia una diagonale fra i lati, si scopre anche che il centro cade esattamente sul grembo della Madre di Dio. Ella è sdraiata su di un materasso rosso, segno nello stesso tempo della presenza di Dio (il rosso) e della sontuosità delle suppellettili regali. Il suo sguardo non è rivolto verso il bambino ma sembra guardare oltre e abbracciare tutte le scene nella ricerca di un significato .
Giuseppe viene ritratto nel momento più difficile della sua vicenda personale: la sua posizione è quella del dubbio mentre si trova nella tentazione, infatti viene avvicinato da un pastore sotto mentite spoglie ( Satana) che gli suggerisce di non credere al sogno che ha ricevuto: “Come è possibile che una Vergine possa concepire un figlio! Come è possibile che la grandezza di Dio si sia nascosta in questa grotta!”.



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Le levatrici che lavano il bambino nel bacile, sono un richiamo all’ uso, nell’antichità, di lavare il bambino per immersione per scongiurare infezioni post-parto, ma sono anche il segno della nascita nella sua concretezza, che qui viene inserito per indicare proprio questo: Gesù nasce nella carne come ogni bambino.



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Il Bambin Gesù è posto in una mangiatoia molto singolare: ha infatti la stessa forma del Sepolcro nel quale egli verrà calato. La mangiatoia nella stalla inoltre richiama un’immagine diffusa anticamente: l’uomo si nutre di peccati perché ha paura di morire, e cerca la salvezza allo stesso modo in cui l’animale prende il cibo dalla mangiatoia. Ora Dio lo va ad incontrare proprio in quel luogo e si “fa cibo” per lui: chiaro è il richiamo all’Eucarestia.
Alle spalle ci sono l’asino (il cavallo, perché in Russia non si conosceva l’asino) e il bue: chiaro rimando alla profezia di Isaia, “Anche l’asino e il bue riconoscono la voce del loro padrone, ma il mio popolo non mi (Dio) ha riconosciuto". La grotta che contiene la scena è poi l’indicazione sia della forza tenebrosa degli inferi che delle fauci del Drago descritto nell’Apocalisse, che cerca di divorare il bambino appena nato.

La stella cometa è rappresentata come un raggio che si divide. La montagna che innerva tutta la composizione è del colore della carne, e indica che il movimento di assunzione della realtà terrena si spinge a tutta la creazione, infatti le montagne sono come strappate verso l’alto e così anche i cespugli: tutto partecipa al movimento di redenzione inaugurato dalla nascita di Gesù. Gli stessi angeli alla sinistra della grotta si inchinano verso il bambino che è nato: non solo tutta la terra adora ma anche i cieli e i loro abitanti si piegano in adorazione.

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In alto sulla sinistra sono rappresentati i Magi venuti dall’Oriente, avvertiti dagli angeli e dalla cometa, simbolo della sapienza umana e della ricerca dell’uomo di ogni tempo e di ogni religione nei confronti di Dio. Tre angeli annunciano la lieta novella, l’ultimo si piega verso il basso e parla ai pastori, li avverte che è inutile salire la montagna per incontrare Dio (idea legata a tutte le religioni), è venuto il momento in cui Dio stesso scende dall’alto e si fa prossimo dell’uomo; bisogna semplicemente essere puri di cuore per vederlo (Mt 5,8).

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Edited by Milea - 30/7/2021, 22:16
 
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