Canestra di frutta, Caravaggio, 1599

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Milea
view post Posted on 17/1/2011, 09:53 by: Milea     +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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Un cesto di vimini intrecciati, con frutti e foglie in parte rinsecchiti, su uno sfondo neutro che non allude in alcun modo a un contesto ambientale, viene elevato al rango di protagonista dell’arte, un “soggetto” autonomo: sta nascendo il genere della natura morta e questa tela ne è la pietra miliare.
Caravaggio raggiunge un inimitabile equilibrio tra minuziosissima, virtuosistica imitazione della realtà naturale e la struggente presenza di un sentimento intimo e poetico, la dolce consapevolezza dell’inesorabile venir meno della freschezza e della bellezza.

Nota anche con il nome di “fiscella”, l’opera è stata donata dal cardinal Del Monte a Federico Borromeo (cardinale di Milano ma, alla fine del Cinquecento, ancora residente a Roma), uno dei primi grandi collezionisti europei di nature morte: nella sua raccolta, destinata a divenire nel 1618 la Pinacoteca Ambrosiana, il cardinal Federico avrebbe voluto accostarle un’altra canestra di frutta, ma, come egli stesso scrive, “ poiché nessuna raggiungeva la bellezza di questa e la sua incomparabile eccellenza, è rimasta solitaria”.

Il dipinto è descritto con grande ammirazione nel libro intitolato Musaeum, la “guida” scritta in latino dal cardinal Borromeo per la Pinacoteca: molto curiosamente però egli parla di un cesto di “fiori” e non di frutti.


canestramele




La mela,
la cui polpa è intaccata da un baco,
è la vera protagonista della composizione;
il leggero alone marroncino
intorno al foro
suggerisce malinconicamente
l’idea della Vanitas,
la vanità dei beni terreni,
tutti destinati a decomporsi.
(M.@rt)












Edited by Milea - 8/8/2021, 11:38
 
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