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Johannes Vermeer, La merlettaia (De kantwerkster)
Questa piccola tela è una delle sue più stupefacenti prove pittoriche: e l’assenza di ogni possibile simbolismo o allegoria la rendono ancor più esemplare di quell’etica della descrizione e del lavoro che rappresenta il meglio della sua idea e pratica dell’arte della pittura, di quell’estrema rarefazione compositiva che la rende astratta e ipnotica e apre interi universi all’immaginario.
La giovane donna del tutto impegnata nel suo lavoro è staccato dal semplicissimo muro intonacato a calce, bagnato d’ombre e luce radente. Ha una pettinatura a broccoli e minutissime treccine che gli esperti indicano come moda di breve periodo, proprio a cavallo dei decenni sessanta – settanta; indossa un semplice abito di raso giallo guarnito da un colletto di pizzo.
Quest’ultimo è una meraviglia di stesura: il pittore riesce a proporci tutta la leggerezza e finezza tattile, e la lucentezza ordinate e pulita, il lindore che emana. Il lavoro a cui la giovane è intenta è visibile, poiché la figura è collocata in posizione più elevate rispetto allo spettatore. Ella lavora su un basso cuscino, su cui ha collocate gli aghi seguendo un preciso disegno traforato su carta.
Lavora china su un piccolo tavolo triangolare che può essere alzato o abbassato seguendo I fori delle gambe. Ora intreccia i fili arrotolati su bobine, seguendo un preciso ordine e annodando. La natura morta alla sua destra è formata dalle matasse dei fili rossi e bianchi che scivolano da un particolare cuscino da lavoro (naaikussen) blu, completato da nappe, poggiato su un tavolo coperto da un arazzo. Non un tappeto orientale, ma un arazzo a fiorami dei Paesi Bassi.
Se diversi storici, come Simon Schama, hanno sottolineato ed esaltato e calvinista, ordinate e pulita, che faceva della casa il proprio santuario, è altrettanto vero che la colata dei fili rossi e bianchi rappresenta il primo vero quadro “impressionista” della pittura occidentale, ma ha una tale carica eversiva e pulsionale da aver ossessionato per tutta la vita Salvador Dalì.
Come i fili scivolino insieme dal cuscino, lattei e sanguigni, allargandosi sull’arazzo è visivamente sconvolgente: e ancor più lo è concettualmente, poiché il filo rosso lambisce il libro che la giovane tiene sul tavolo: una Bibbia si direbbe dallo spessore. Lo spettatore che ha esplorato lentamente tutta la pittura non potrà che uscire sconvolto dalla incredibile capacità di sintesi di Vermeer, su quel nodo ove si accentra l’attimo del lavoro della merlettaia. Un attimo e un gesto in cui sembra concentrarsi un universo. (M.@rt)
Edited by Milea - 6/8/2021, 17:59
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