Oltre la rottamazione - Matteo Renzi [ebook-PDF]

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view post Posted on 16/5/2013, 23:29     +2   +1   -1
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Tazzulella fumante
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Oltre la rottamazione
Matteo Renzi






Matteo Renzi
Oltre la rottamazione
Ed. Mondadori
Collana: Strade Blu Saggi
Pagine: 120
Prezzo: € 15,00




In breve

Il mio partito non ha paura degli altri, è curioso.
Il mio partito abbatte i muri, non alza i ponti.
Il mio partito accoglie, non respinge gli elettori.
Il mio partito si fa giudicare dai cittadini con il voto, non li giudica con moralismo supponente.
Il mio partito usa la digitale, non il rullino.
Il mio partito non è schizofrenico per cui un giorno vuole arrestare Berlusconi e il giorno dopo lo farebbe presidente della Convenzione costituente.
Il mio partito rispetta la magistratura non solo quando manda gli avvisi di garanzia agli avversari.
Il mio partito non cambia le regole di una gara perché ha paura di un candidato.
Il mio partito prende i voti degli altri. Perché se non prende i voti degli altri, poi gli tocca prendersi i ministri degli altri.
Il mio partito difende le donne non una volta l'anno, ma tutti i giorni, con la parità di genere. E sa che le quote rosa sono un sistema grezzo. Ma non ne ha trovato uno migliore.
Il mio partito rispetta i referendum. Anche quando dicono che il finanziamento pubblico ai partiti va abolito.
Il mio partito crede negli open data.
Il mio partito vuole cambiare l'Italia, non gli italiani.
Il mio partito non ha la puzza sotto il naso, ma vuole bene ai cittadini.
Il mio partito si occupa di diritti civili ma non dimentica che esistono dei doveri privati verso la comunità.
Il mio partito combatte la burocrazia, perché crede nella forza di un clic contro la potenza di un timbro.
Il mio partito non tiene le mani in tasca.
Il mio partito si chiamerà Partito democratico. Ma non l'abbiamo ancora costruito davvero.

Con il suo stile veloce, la battuta pronta, e ironico come solo un fiorentino sa essere, Matteo Renzi traccia i confini di un'Italia possibile e futura. Perché adesso basta rottamare. È il momento di andare «oltre». Oltre la rottamazione di una classe politica che ha sprecato la propria opportunità di cambiare le cose. Questo libro è il manifesto politico di una bella Italia, che parla di lavoro, di politica e di futuro. Con il ritratto dell'Italia di Gregorio, che avrà vent'anni tra vent'anni. Un neonato di oggi. Perché l'Italia ha un'anima. Ed è decisa a non perderla, se vuole offrire un futuro ai giovani.

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Al momento dell’elezione del Presidente della Repubblica, il PD è andato in tanti pezzi. Prima la fronda sul nome di Marini, poi i cento franchi tiratori su Romano Prodi, hanno mostrato le divisioni interne al partito e la vulnerabilità di un soggetto politico che da grande favorito non ha vinto le elezioni, non ha trovato un nome condiviso per il Colle e per oltre due mesi – fino al varo del governo Letta – è stato incapace di uscire da uno stallo rivelatosi dannoso per l’Italia. In questo scenario, lo sconfitto alle primarie è risultato vincente nel paese reale. La novità della proposta politica di Matteo Renzi – osteggiata in ogni modo all’interno del partito – è apparsa maggioritaria nel corpo elettorale. La “rottamazione” propugnata dal sindaco di Firenze non si è rivelata solo uno slogan, una formula per archiviare i leader di una stagione politica opaca, ma la chiave di un nuovo modo di fare politica. Dentro il Paese e fuori dai palazzi, vicino alle realtà produttive e lontano dalle consorterie parassitarie, attento al mondo del lavoro e oltre le divisioni sociali, «perché fare politica è il desiderio di mettersi nel proprio cuore i sogni e i pensieri dell’altro». Adesso è il momento di andare “oltre”. Oltre la rottamazione, che in buona parte si è compiuta, dentro e fuori dal PD, proprio per merito del sindaco di Firenze e delle sue battaglie. Oltre «le facce tristi, il professionismo e le giacche grigie». Oltre la lentezza e i riti di quella cattiva politica che non ci possiamo più permettere. E Matteo Renzi lo fa in questo libro, con stile fresco e veloce, tracciando i confini di un’Italia «che non è conservatrice, che combatte i privilegi, che è di buona volontà e che non ha paura di rischiare». È una bella Italia, un Paese ideale per cui è giusto si torni alla politica, perché non è tutto da buttare, perché «l’Italia ha un’anima. E non vuole perderla, se vuole offrire un futuro ai giovani».


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Il libro

Il nuovo libro di Matteo Renzi racconta la nuova sfida che il sindaco propone per il Pd e per l’Italia.
“Le ore in cui il presidente Napolitano sceglie Enrico Letta come premier sono per me una vera e propria esperienza sulle montagne russe. Le consultazioni si tengono martedì 23 aprile. E la sera prima ricevo – abbastanza a sorpresa – l’invito di considerare la mia candidatura per guidare il governo. Improvvisamente sono costretto a pormi il problema di cosa fare se per caso il presidente mi chiamasse. L’ipotesi che consideravo impossibile, infatti, prende corpo nelle telefonate più stravaganti. Dai miei avversari interni nel Pd, che sono i «giovani turchi», ai sindaci delle città più importanti, da leader esperti come Veltroni e Casini, da sinistra a destra ricevo molti incoraggiamenti a mettermi in gioco. I miei amici sono ovviamente terrorizzati: «Matteo, questo è un trappolone. Cercano di fregarci». La stampa rilancia con insistenza, io sono preoccupato e, come sempre, divertito. Mai prendersi sul serio, mi ripeto. Il mantra è una frase di Chesterton, uno dei miei autori preferiti: «Gli angeli possono volare solo perché non si prendono troppo sul serio».

In ballo pare esserci una terna: Amato, Letta, Renzi. La partita è in mano ai professionisti e un democristiano di lungo corso come Dario Franceschini, che ormai ribattezzo Arnaldo o Mariano negli sms, costituisce un punto di riferimento. Mi sembra assurdo non parlare vis-à-vis con Enrico Letta: in questo caso siamo considerati in competizione, ma siamo innanzitutto amici. Fissiamo di vederci a quattrocchi in un ufficio, luogo tabù per i media, e riusciamo a prendere al volo qualcosa da mangiare. Continuo a non capire perché a Roma, solo a Roma, la schiacciatina con il prosciutto crudo si chiami pizza. Ma quella che prendiamo insieme a una Coca e una birra è molto buona. Ci parliamo, guardandoci in faccia: chiunque sarà il candidato avrà il totale appoggio dell’altro. Basta con il derby dei personalismi per cui siamo tutti amici e poi basta girare per trovarsi una coltellata alle spalle. Anche questo è frutto della rottamazione: si può collaborare, a viso aperto. Anziché farsi la guerra di soppiatto.

Letta lascia l’ufficio e io cerco di capire che sta succedendo nel centrodestra. La palla ce l’hanno loro. Inizia a circolare la notizia di un veto del Pdl su di me. Alcuni dirigenti di centrodestra, che avevano pubblicamente dichiarato il consenso sul mio nome, fanno una mezza marcia indietro. Alla fine mi risolvo a chiamare al telefono Angelino Alfano. Lui è molto sincero e io lo apprezzo molto quando mi spiega che loro hanno altre preferenze. Lo ringrazio e mentre stiamo terminando la conversazione, cambia tono. Ehi, Matteo, è appena entrato Berlusconi: te lo passo, così ci parli direttamente. Avevo visto Berlusconi qualche giorno prima, per una cerimonia pubblica, e mi aveva lungamente illustrato le strategie per la panchina del Milan.


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Dall’altro lato della cornetta la voce è cordiale. «Non c’è un veto nostro, caro sindaco. Semplicemente non vogliamo te, preferiamo Amato e Letta». C’è un problema di vocali, insomma: volevo prendere il voto dei delusi di Berlusconi, arrivo a prendere il veto. È un’apofonia vocalica che non costituisce per me motivo di delusione, ma di divertita soddisfazione. Penso a quanto sono stato mediaticamente insultato nel mio partito per essere la «spia» di Berlusconi. E adesso si scopre che non sono propriamente nel cuore del Cavaliere. Anzi, se c’è un nome che preferisce evitare, quello è il mio. Dormo molto sereno, sapendo di essere fuori dalla partita. Al mattino mi svegliano i messaggini: mentre i giornali danno per certo Amato, so che il Colle ha scelto Letta. Quando Enrico mi scrive, il suo sms è irriferibile: scopro che nei momenti di solenne intensità istituzionale il nuovo primo ministro usa lo slang pisano.

Il premier incaricato sale al Colle mentre io saldo il conto in albergo e torno a Palazzo Vecchio. Cosa mi rimane di queste settimane così intense? Mi rimane la politica. Che è dignità, sudore, coraggio. Mi rimane, soprattutto, il sapore del vento in faccia. Quell’esperienza che può capire soltanto chi ama rischiare, chi non vive rassegnato e rannicchiato alle spalle dei potenti. E mi rimane il gusto della sfida. Oggi è possibile andare oltre la rottamazione. E forse è necessario. Perché, finalmente, l’Italia torni a fare l’Italia.” Matteo Renzi Fonte


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L’autore
Matteo Renzi nasce a Firenze, nel gennaio del 1975, e cresce a Rignano sull'Arno. Vive l'esperienza scout, di cui si porterà dietro la voglia di giocare e di «lasciare il mondo un po' migliore di come lo abbiamo trovato » (Baden-Powell). Nel settembre del 1999 si sposa con Agnese, studentessa di lettere, oggi insegnante nei licei fiorentini, e si laurea in giurisprudenza con la tesi Firenze 1951-1956: la prima esperienza di Giorgio La Pira Sindaco di Firenze. Ha tre figli.

Nel frattempo è stato segretario provinciale del Ppi e coordinatore della Margherita fiorentina. Nel 2004 viene eletto presidente della Provincia di Firenze. Nel 2008 annuncia la sua candidatura alle elezioni primarie del Partito democratico per la corsa a sindaco di Firenze, con lo slogan «O cambio Firenze o cambio mestiere e torno a lavorare».

Sfidando l'immobilismo dell'establishment politico vince, nello stupore generale, le primarie, raccogliendo il 40,52% dei voti. Nel 2009 diventa sindaco di Firenze. Il 2 dicembre 2012 perde le primarie del centrosinistra nel ballottaggio con Bersani dove raccoglie il 40% dei voti. Commenta: «Ho fatto qualcosa di sinistra: ho perso». Questo è il suo quinto libro.




Edited by Milea - 24/5/2013, 15:24
 
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