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Anthony van Dyck Ritratto di Anne Dalkeith e Anne Kirke (Portrait of Anne Dalkeith e Anne Kirke) 1638-1640 Olio su tela 131,5 x 150,6 cm San Pietroburgo, Hermitage Museum Nel 1632 il fiammingo van Dyck si trasferì in Inghilterra alla corte di Carlo I. Dopo l'apprendistato compiuto ad Anversa presso Van Balen e la collaborazione con Rubens, l'artista aveva viaggiato in Italia (1622-1626) toccando Roma, Genova e Venezia dove, a contatto con Tiziano e Veronese, aveva appreso a fondere la naturalezza del colore con la monumentalità della ritrattistica italiana.
In Inghilterra van Dyck si dedicò ad una vasta produzione di opere, soprattutto ritratti, nei quali riuscì a comporre le esperienze italiane con la raffinatezza imposta da una corte e da un sovrano di cultura francesizzante. Più di quattrocento sono i ritratti di nobildonne inglesi, spesso eseguiti con l'aiuto di una folta schiera di allievi, che gli valsero il titolo di baronetto e di pittore ufficiale del re.
van Dyck sapeva nobilitare e idealizzare i suoi soggetti pur senza rinunciare a caratterizzarli psicologicamente: le due dame di corte della regina Enrichetta Maria ricevono una qualità quasi eroica, stagliate contro un ricco drappeggio e un paesaggio scuro e nebuloso, che fa risaltare il candore del loro incarnato. La personalità delle due donne non scompare dietro la grande finezza degli accessori alla moda e dei riccioli sulla fronte, tanto amati dalle inglesi del Seicento.
Anne Dalkeith, sulla sinistra, fissa lo spettatore e gli rivolge un gesto quasi di saluto, rivelando un carattere aperto e volitivo; la compagna, Anne Kirke, sfugge invece lo sguardo diretto e posa la mano con gesto delicato su due camelie, tradendo un'attitudine più riservata che l'artista sa evidenziare discretamente anche sotto la sontuosità del mantello rosso allacciato alla spalla e ispirato alla statuaria romana, rielaborata con l'enfasi del migliore stile barocco. Il ritratto pervenne all'Hermitage da una collezione privata sconosciuta tra il 1763 e il 1774. (Mar L8v)
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